L’anno zero del River Plate di Marcelo Gallardo

Riavvolgiamo il nastro al dicembre 2021: Marcelo Gallardo, dopo essersi preso una settimana di riflessione a margine della vittoria della Liga Profesional, primo campionato in bacheca da quando è alla guida del River Plate, rompe il silenzio annunciando il rinnovo di contratto con i Millonarios.

Una scelta nel solco della continuità che fu accolta dai tifosi della Banda come la vittoria di un trofeo: la permanenza del Muñeco, infatti, rappresentava la garanzia del prosieguo di un progetto tecnico che tante gioie ha regalato dal 2014, trait d’union tra l’uscente presidenza D’Onofrio e l’entrante presidenza Brito.

Ottobre 2022: il River Plate sta affrontando probabilmente la stagione più difficile del ciclo Gallardo. Eliminato ai quarti di finale di Copa de la Liga Profesional dal Tigre, eliminato agli ottavi di finale in Copa Libertadores dal Vélez, eliminato ai quarti di finale in Copa Argentina dal Patronato, attardato in classifica di Liga Profesional a -6 dalla vetta con 4 partite da disputare. La squadra alterna prestazioni fortemente deludenti a partite in cui si rivede il gioco che tanto ha reso famoso il River in questi anni, senza riuscire a dare continuità al proprio rendimento. Per la prima volta,  l’impero di Napoleón Gallardo mostra qualche crepa.

Anche lo scorso anno la squadra ebbe un avvio molto a rilento, trovando la quadra solamente nella seconda metà dell’anno dopo essere stata eliminata da ogni competizione, incluse le due dolorose esclusioni per mano del Boca Juniors in Copa de la Liga Profesional e Copa Argentina.

Ma, a differenza del 2021, dove molto avevano inciso le tante defezioni causa Covid ed infortuni in momenti chiave della stagione, quest’anno era partito con altre prerogative e con la speranza di poter competere su tutti i fronti.

Cosa non ha funzionato?

Innanzitutto il mercato: la sessione di gennaio (che, ricordiamo, in Argentina è la più importante), aveva portato, o meglio, riportato in patria molti giocatori che sembravano poter dare al River quella profondità di rosa che era mancata un anno fa. Barco, González Pírez, Mammana, Quintero, Pochettino, tutti reduci da esperienze all’estero e vogliosi di rimettersi in gioco e ritrovare il proprio livello, ma nessuno c’è riuscito appieno.

Da chi ha saputo fare la differenza solo a corrente alternata (Barco), a chi ha deluso su tutta la linea (Pochettino), da un Quintero che nei mesi in Cina ha completamente perso le sembianze di un calciatore professionista ad un Mammana troppo fragile per poter essere subito un pilastro, Gallardo si è trovato spesso a dover fare a meno dei nuovi arrivati.

Non è andata meglio nella finestra estiva di riparazione: la delicatissima situazione di crisi economica del Paese ha allungato di molto i tempi per acquistare Miguel Borja dai colombiani del Junior, e si è dovuto tamponare accontentandosi dei trasferimenti interni di Rodrigo Aliendro e Lucas Beltrán dal Colón.

A questa situazione va aggiunta la sliding door del mercato estivo dei Millonarios: gli ottavi di finale di Libertadores contro il Vélez Sarsfield, affrontati con Julián Álvarez ed Enzo Fernández già venduti rispettivamente a Manchester City e Benfica, ma lasciati in prestito alla Banda fino alla fine del suo percorso in Copa. I due gioielli del River, infatti, hanno risentito delle sirene europee ed hanno accusato un pesante calo di rendimento, risultando impalpabili nel doppio confronto col Fortín che ha sancito l’eliminazione del River.

Eliminazione che, beffa finale, ha causato il mancato arrivo di Luis Suárez: il Pistolero, infatti, aveva già un accordo verbale per trasferirsi al Millonario e giocare al Monumental almeno fino a fine 2022, ma solo in caso di proseguimento in Libertadores.

Non solo arrivi e partenze: il River Plate è stato tradito anche da alcuni giocatori chiave. Javier Pinola, rispolverato per alcune (troppe) partite, a 39 anni ha già dato da tempo il meglio di sé; Matías Suárez è sempre depositario di una classe cristallina, ma troppo legata alla sua altrettanto cristallina tenuta fisica; Agustín Palavecino, ago della bilancia del titolo 2021, attraversa un periodo di profonda involuzione.

A tutto ciò, va aggiunta la perdita più importante a livello di spogliatoio: il ritiro di capitan Leonardo Ponzio, che ha salutato il River Plate a fine 2021 ed il calcio giocato 6 mesi dopo.

Ripartire, si può?

Nonostante questo 2022 sia stato da più fronti definito “il peggior anno dell’Era Gallardo” e rischi seriamente di concludersi con lo 0 sulla casella titoli vinti per il River Plate, c’è luce in fondo al tunnel.

Tra le tante delusioni, il mercato ha portato anche Pablo Solari, attaccante di 21 anni arrivato dal Colo Colo e subito tra i migliori. La ristrutturazione di Juanfer Quintero, inoltre, sembra a buon punto ed il colombiano può e deve essere un cardine del nuovo River.

Certo, il bilancio sarà deludente ma non è questo il momento della commiserazione: c’è una qualificazione alla Copa Libertadores, ottenibile solo attraverso il piazzamento finale nella Tabla General, da mettere al sicuro, e poi si potrà pianificare il futuro.

Futuro che, nonostante tutto, non sembra prescindere dalla presenza di Marcelo Gallardo, primo a voler riscattare questo annus horribilis per dimostrare a tutti che per il Napoleón del Sudamerica non è ancora arrivata Waterloo.

 

Giacomo Cobianchi (@G_Cobianchi)

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