Aritz Aduriz, il figlio di un popolo

Sembrava potercela fare il Valencia, stava per salvare una stagione continuando il cammino in Europa League ma non aveva fatto i conti con l’anima basca (restia ad arrendersi) e con un “bambino” che più passa il tempo più diventa decisivo: Aritz Aduriz, il bomber infinito.

E’ il minuto 76′ quando Raul Garcia prolunga di tacco un cross proveniente dalla destra e Aduriz, tutto solo, deposita in rete il pallone del 2-1 che vale la qualificazione ai quarti di finale di Europa League. Quello segnato ieri sera è l’ottava marcatura per il bomber dell’Atletico che sale a 25 reti stagionali considerando anche le 17 messe a segno in campionato e la stagione non è ancora finita.

Trentacinque anni e non sentirli; quando solitamente gli altri giocatori pensano al ritiro, Aduriz è nel pieno della forma è non ha nessuna intenzione di appendere gli scarpini al chiodo. Ma qual è il segreto della sua forma? Cura maniacale del proprio corpo, nessun dettaglio deve essere fuori posto, una vita regolare e tranquilla fuori dal campo; avete mai sentito parlare di Aduriz come un “bad boy”? La risposta è no. E poi, ovviamente, tanto allenamento, la voglia di non mollare mai, di mettersi sempre in discussione e quel desiderio di migliorarsi sempre sono tutti fattori che fanno dell’attaccante del Bilbao un esempio da seguire per i giovani.

Avrebbe potuto avere una carriera diversa Aduriz, avrebbe potuto essere l’attaccante di spicco di una squadra più blasonata, ma lui non ha rimpianti, no, perché i baschi sono così, hanno un sentimento di appartenenza fuori dal comune e allora per Aritz Bilbao è casa, Bilbao è famiglia e non esiste altro posto dove potersi sentire più felice. Ha giocato anche altrove (ad esempio dal 2010 al 2012 è stato il centravanti del Valencia) però non è mai stato realmente soddisfatto come lo è quando veste la maglia bianco-rossa, quando entra al “San Mamés” e respira l’aria di casa.

Figlio di un popolo intero, quello basco, Aduriz continuerà a combattere per una sola maglia, quella dell’Atletico Bilbao, e anche se dovesse andare altrove il suo cuore non se ne andrà mai.

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