Balotelli, l’attaccante dimenticato

Due gol e un assist nelle ultime due stagioni: non è lo score di un difensore, bensì il magrissimo bottino di Mario Balotelli, l’attaccante amato e odiato, dimenticato da tutti e respinto da qualsiasi squadra.

Al momento il futuro di Balotelli sembra essere del tutto incerto: dopo il secco rifiuto di Klopp e la chiusura definitiva del Milan che non lo ricatterà dopo il prestito, anche il Crotone, club neo promosso in Serie A, sembra non voler accettare in rosa quel genio ribelle, capace di cambiare le sorti di una partita con una giocata ma troppo distratto per poter tornare quello di un tempo.

Già, un tempo, quando Mancini lo potrò per la prima volta fuori dall’Italia: al Manchester City Balotelli siglò ben 30 reti in 80 presenze in tutte le competizioni, portando a casa la vittoria del campionato, una coppia d’Inghilterra e una Community Shield. Ma anche in un ambiente tranquillo come Manchester l’attaccante italiano riuscì a farsi notare per la sua proverbiale sfacciataggine dentro e fuori dal campo, con quel superbo “Why always me?” mostrato con fierezza dopo la doppietta nel derby stravinto per 6-1.

Dopo tutte le porte in faccia e le notizie di calciomercato che si susseguono, l’ultimo schiaffo arriva proprio dalla sua ultima squadra, il Liverpool: il secco NO espresso da Klopp si è concretizzato nella partita amichevole contro l’Huddersfield Town, quando l’allenatore, pur di non schierare Balotelli, ha preferito regalare qualche minuto di gloria al giovanissimo portiere Shamal George, provandolo in attacco per qualche minuto. Uno sgarbo troppo grande, forse immeritato per un giocatore che ha sprecato troppe opportunità per rimettersi in carreggiata e dare una seria svolta alla sua carriera.

Nonostante la consapevolezza e la rabbia per aver buttato al vento ogni progetto, Balotelli resta il solito ragazzo ribelle e orgoglioso, apparentemente calmo e per nulla turbato dagli accadimenti della sua vita: il suo prossimo obiettivo, almeno a suo dire, è quello di stringere fra le mani il Pallone d’Oro, frase detta forse per ripicca verso Antonio Conte che non lo ha convocato per gli scorsi Europei.

Tante, troppe incognite per un giocatore alzato al cielo e poi aspramente criticato, in cerca soltanto di una nuova squadra che possa offrirgli un’altra (l’ennesima) possibilità per tornare ad essere grande.

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