Cinque grandi campioni mai entrati nel podio del Pallone d’oro

Il Pallone d’oro è sempre stato il massimo premio individuale per un giocatore e una sorta di Hall of Fame del calcio mondiale. Tanti grandi campioni però non sono riusciti ad alzare questo ambito riconoscimento ma quelli che vi stiamo per citare sono i casi più clamorosi, perché questi cinque assoluti fenomeni non sono mai riusciti nemmeno ad arrivare al podio.

GABRIEL OMAR BATISTUTA
Una macchina da gol strepitosa, un cannoniere inarrestabile che riusciva ad abbinare a una strepitosa potenza a una gran tecnica e tanto sacrificio per la squadra. Gabriel Omar Batistuta è stato il miglior centravanti visto in Italia nella seconda metà degli anni ’90 e solo il suo immenso amore per Firenze e per la Fiorentina hanno fatto sì che il Re Leone non riuscisse a vincere quanto dovuto. In Toscana ci arrivò nel 1991 dopo che in Argentina aveva avuto il coraggio di passare dal River al Boca. Gli inizi italiani furono con alti e bassi, soprattutto per la squadra che nel 1993 retrocedette clamorosamente in Serie B. Nell’anno del Mondiale chiunque se ne sarebbe andato, ma non Batistuta che rimase e fu comunque titolare dell’Argentina a Usa ’94. Il ritorno in Serie A fu da urlo e con ventisei reti disputò la sua stagione più prolifica di sempre, ma il meglio doveva ancora venire. Batistuta segnò a raffica per altri cinque anni, superando i venti centri in altre tre occasioni e solo un suo infortunio nel 1998-99 impedì alla Fiorentina di Trapattoni di continuare a sognare lo Scudetto. Quella fu anche la sua annata con il miglior piazzamento nella classifica del Pallone d’oro, con un quarto posto a ridosso del podio. I problemi finanziari dei Viola lo costrinsero però ad andare via e alla Roma vinse il suo primo titolo di campione d’Italia da assoluto protagonista. Dopo lo Scudetto però Gabriel iniziò a non essere più quel bel bomber straordinario e i gol iniziarono a diminuire e, dopo una fugace apparizione con l’Inter, chiuse la carriera nel 2004 con l’Al Arabi.

DIDER DROGBA
In molti sostegono che nel 2012 Didier Drogba avrebbe meritato il Pallone d’oro per il suo contributo determinante e fondamentale per la vittoria della Champions League da parte del Chelsea. Così però non fu, anzi arrivò solo un ottavo posto, ma l’ivoriano sarà comunque per sempre ricordato come uno dei più grandi di sempre. Dopo che si mise in mostra con il Le Mans e con il Guingamp nel 2003 venne acquistato dal Marsiglia e fu la sua fortuna. Si fece notare prima in Champions e poi in Coppa Uefa con reti sia al Bernabéu contro il Real che in casa contro l’Inter e così la sua esperienza nel sud della Francia durò un solo anno. José Mourinho si era innamorato di quel centravanti in grado di segnare e aiutare la squadra e con i Blues vinse tutto quello che c’era da vincere. Nel 2007 ottenne il titolo di capocannoniere della Premier e le sue grandi prestazioni lo portarono così a sfiorare il podio del Pallone d’oro con un quarto posto in classifica. Lasciò il Chelsea da campione d’Europa nel 2012 ma pur continuando in squadre minori fece sempre vedere la grandiosità del suo calcio, soprattutto in Turchia quando trascinò il Galatasaray fino ai quarti di finale di Champions League.

SAMUEL ETO’O
Vincere tre titoli in una sola stagione è difficilissimo e in pochi ce l’hanno fatta. Il campo si restringe ancora di più se a fare questa impresa epica ci si è riusciti in più di un’occasione, ma solo uno ce l’ha fatta per due anni consecutivi e con due maglie diverse: Samuel Eto’o. Un campione assoluto il camerunese in grado di lasciare un segno indelebile nelle storia delle squadre per le quali ha giocato e senza dubbio Barcellona e Inter sono state le sue tappe più importanti e più belle. Dopo gli anni in patria al Kadji, fu il Real Madrid ad accorgersi di lui portandolo nella Capitale a soli quindici anni, ma la giovane età e la grande concorrenza gli fece solo assaggiare il grande calcio. Il passaggio a Maiorca fu fondamentale per la sua carriera e i diciassette gol della stagione 2003-04 fecero sì che il nuovo Barcellona di Rijkaard puntasse su di lui in attacco. Con Ronaldinho ebbe sempre un’intesa pazzesca e nei primi due anni arrivarono altrettanti campionati spagnoli e una Champions League timbrata proprio da Eto’o che realizzò l’1-1 contro l’Arsenal. Dal. 2006 al 2008 fu tempestato dagli infortuni e i blaugrana ne risentirono e non poco lasciando così campo libero ai rivali del Real. Nel 2008 arrivò Guardiola e il rapporto fu di amore, poco, e odio, tanto. Il tecnico catalano provò a spingere per la cessione del numero nove africano già al primo anno ma per sua fortuna rimase al Camp Nou dove vinse il primo Triplete segnando ancora in finale contro il Manchester United. Nel 2009 tra l’altro ottenne anche il quinto posto nella classifica del Pallone d’oro, il suo miglior piazzamento di sempre. I rapporti erano però ormai deteriorati e in una maxi operazione di mercato Eto’o passò all’Inter e in nerazzurro continuò a essere decisivo. Non più centravanti, ma esterno e faticatore per la squadra e da vero jolly di Mourinho vinse tutto anche nel 2010 nonostante un non altissimo rendimento in zona gol. L’anno seguente però torna a comandare l’attacco e a fine anno furono ben trentasette i suoi centri stagionali, ma era stato così profilifico. L’Inter però stava vivendo dei momenti difficili a livello economico e l’Anzhi offrì tantissimi soldi a Eto’o che a sorpresa decise di andare in Russia dove iniziò il declino della sua carriera fino al ritiro dopo esperienze anche in Inghilterra, Turchia e Qatar.

ZLATAN IBRAHIMOVIĆ
L’uomo dei campionati, il campione che garantisce costanza e gol a grappoli per tutta la stagione, ma forse troppo accentratore su se stesso portando così la squadra a soffrire sul piano del gioco soprattutto in campo europeo. È mancata l’affermazione internazionale a Zlatan Ibrahimović, ma di giocatori come lui nella storia se ne sono visti davvero pochi. Un fenomeno ovunque sia andato e una stagione soltanto più che positiva come quella di Barcellona diventa un anno da dimenticare e il suo peggiore in carriera. In blaugrana infatti non si possono dimenticare il Clásico del Camp Nou deciso da una sua prodezza e i grandissimi gol e tocchi da giocoliere del pallone che ha dimostrato anche in terra catalana. Certo che dopo gli anni all’Inter ci aspettava molto di più. Infatti dopo gli inizi con Malmö, Ajax e Juventus dove era forse più bello che cinico, Ibra si mostrò nella miglior versione di sempre a San Siro sponda nerazzurra. Tre anni di trionfi e di reti da togliere il fiato e un magico pomeriggio a Parma valso il sedicesimo scudetto della Beneamata. Lo scambio con Eto’o e il difficile rapporto con Guardiola limitarono il suo anno in Spagna prima di tornare grande con Milan, Paris Saint Germain, dove nel 2013 ottenne il quarto posto nella classifica del Pallone d’oro, e Manchester United e andando a insegnare calcio anche negli Stati Uniti.

ANDREA PIRLO
Il calcio deve dire grazie all’immensità e alla meraviglia che Andrea Pirlo ha regalato agli appassionati di questo sport nell’arco della sua carriera. Il centrocampista bresciano è senza dubbio il miglior regista che la storia del calcio italiano ricordi e a livello mondiale in pochissimi possono stare al suo livello. I suoi lanci di quaranta metri a smarcare il giocatore meglio piazzato sono stati la fortuna delle sue squadre e un piacere per gli occhi. La sua immensa bacheca ne testimonia la grandissima caratura internazionale e peccato per quell’Europeo che stava arrivando nel 2012, quando con le sue magie ha condotto un’Italia non irresistibile fino alla finale. Dopo gli inizi con il Brescia passò all’Inter, ma in nerazzurro arrivò probabilmente troppo giovane e con ancora il vecchio ruolo da trequartista. Qualche prestito alla Reggina e poi soprattutto a Brescia dove Carlo Mazzone lo arretrò sulla linea mediana come regista in quanto nel suo ruolo era arrivato Roby Baggio. Il Milan capì l’intuizione e Ancelotti lo riprose in quel ruolo e fu la fortuna dei rossoneri. Due Champions e uno Scudetto da assoluto protagonista, oltre allo splendido Mondiale del 2006 dove Pelè lo esaltò e venne nominato dopo Zidane e Cannavaro il miglior giocatore della competizione. Nel 2007 vinse un’altra Champions e finalmente il Pallone d’oro si accorse di lui anche se con solo un quinto posto. Lasciò il Milan nel 2011 per andare alla Juventus e qui aprì un ciclo favoloso con i bianconeri dove vinse quattro Scudetti e sfiorò un’altra Champions nel 2015, anno in cui lasciò Torino per chiudere la carriera a New York.

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