Le undici delusioni della Liga 2018/2019

La Liga Santander 2018/2019 è terminata. Il Barça è ancora una volta campione, alla fine a conquistare il quarto posto è stato il Valencia e a retrocedere inaspettatamente il Girona, insieme a due delle neopromosse. L’ultima giornata ha regalato emozioni tanto forti quanto contrastanti ai tifosi dell’Espanyol e a quelli dell’Athletic; il sogno europeo dell’Alavés è sfumato verso il finire della Liga, mentre il Getafe dovrà “accontentarsi” dell’Europa League.  C’è tanto da raccontare di questa Liga e, dopo aver trattato le rivelazioni più importanti della stagione, ora è il turno di scrivere delle maggiori delusioni.

Chi sono i calciatori ad aver reso di gran lunga sotto le aspettative?

Iniziamo dall’allenatore. Tra le diversi opzioni che avevamo abbiamo scelto a malincuore il Toto Berizzo. Il tecnico argentino, dopo la grande avventura sulla panchina del Celta Vigo e la breve parentesi su quella del Siviglia (breve per cause di forza maggiore purtroppo), si era seduto a inizio anno sulla panchina del San Mamés alimentando i sogni dei tifosi dell’Athletic. A sorpresa, per la stima condivisa da quasi tutti nei suoi confronti, non ha funzionato nulla. Berizzo non è riuscito a trasmettere il suo calcio ai baschi che, nelle prime 15 gare di campionato hanno ottenuto una sola vittoria. Un disastro che si è inevitabilmente concluso con l’esonero e l’arrivo di Gaizka Garitano, il quale è riuscito a risollevare l’Athletic salvandolo dalla zona retrocessione e trascinandolo a un passo dall’EL. Passiamo però ai calciatori e schieriamo il nostro personale undici con un 4-3-3:

Iago Herrerín;

Arias, Funes Mori, Umtiti, Marcelo;

Isco, Kondogbia, Coutinho;

Bale, Diego Costa, Lemar.

 

L’addio di Kepa 

L’Athletic, lo sappiamo, durante il mercato può fare ben poco. Le politiche societarie limitano gli acquisti dei baschi ad una determinata zona della Spagna e una piccola parte dei “paesi baschi francesi”. Per questo motivo ha sempre dovuto arrangiarsi nel pescare e crescere talenti all’interno del proprio territorio e un reparto in cui non mai ha avuto troppi problemi è la porta. Il passaggio di Kepa al Chelsea ha lasciato l’onere di difendere i pali bilbaini all’esperto 31enne Iago Herrerín, in attesa dell’esplosione del classe ’97 Unai Simon. Ci si aspettava esperienza da Herrerín, il quale invece si è dimostrato incapace di guidare la propria difesa e carente in diversi fondamentali che dovrebbe avere un portiere a questi livelli. Insomma l’addio di un grande portiere può pesare, tifosi della Roma e dell’Athletic possono confermare.

Blocco Real Madrid

Il ruolo di peggior allenatore non è stato assegnato né a Lopetegui né a Solari solo a causa del disastro del toto Berizzo. È inevitabile però trovare diversi giocatori blancos all’interno di questo undici. Andiamo con ordine.

  • Marcelo. Per anni è stato tra i migliori terzini sinistri al mondo, se non il migliore in assoluto. In questa stagione però, complice il poco feeling con Solari, ha giocato un numero insufficiente di partite. Il tecnico gli ha preferito costantemente il giovane e promettente Reguilón relegando il brasiliano in panchina. Con il ritorno di Zidane ha riconquistato la titolarità, ma il prossimo anno alla fiducia del francese dovrà unire una forma fisica da top player per continuare a giocare ai suoi livelli.
  • Isco. Ha vissuto una situazione molto simile a quella di Marcelo. Addirittura fuori rosa per una parte della stagione, Solari ha scelto di non concedergli spazio né in mediana né in attacco. Tanto palese quanto naturale la condizione fisica disastrosa dopo i molti mesi di assenza. Il suo futuro appare in bilico da diverso tempo e la testa sembra già essere lontana da Madrid. Chissà se riusciremo ancora a vedere Isco ai livelli di qualche anno fa.
  • Bale. È il caso mediatico del momento. Il fenomeno gallese, se vogliamo, è quello che ha sofferto di più l’addio di Cristiano Ronaldo. La partenza del portoghese ha spostato i riflettori su di lui che non si è dimostrato pronto per affrontarli. Si potrebbe discutere a lungo sul tenere fuori uno come lui in favore di Lucas Vazquez e il giovanissimo Vinicius. Tuttavia, per completezza, va detto che quando è stato chiamato in causa non ha mai inciso. Svogliato e inconcludente, i suoi strappi in profondità sono ormai un lontano ricordo. Qualcosa si è incrinato tra lui e il Real Madrid e, il punto di non ritorno è già stato raggiunto.

Blocco Atletico Madrid

Ai tre del Real Madrid, che sarebbero potuti essere molti di più, si uniscono tre calciatori della sponda rojiblanca della capitale spagnola. La Liga per l’Atletico si è conclusa con un altro secondo posto e con tanti addii al termine della stagione. Al Wanda c’è bisogno di ricostruire per essere competitivi già dall’anno prossimo e su alcuni calciatori Simeone non potrà fare affidamento.

  • Santiago Arias. Prelevato dal Psv la scorsa estate, avrebbe dovuto essere il successore di un Juanfran arrivato al termine della sua carriera ad alti livelli. Non ci è riuscito dimostrando sia poca personalità sia che i direttori sportivi non dovrebbero comprare calciatori che partecipano al mondiale. Se prima l’Atletico aveva bisogno di un solo terzino destro ora Simeone dovrà comprarne due.
  • Thomas Lemar. Campione del mondo con la Francia in Russia, anche se con poche presenze, Thomas Lemar è stato prelevato in estate dall’Atletico per circa 70 milioni di euro. Ci siamo domandati per tutta la stagione cosa avesse visto Simeone in lui per pagare una cifra così esagerata, ma ancora non abbiamo trovato delle risposte. Certamente ha facilità di corsa, buona tecnica e un sinistro notevole, ma non è riuscito a entrare nei meccanismi dell’Atletico e il suo ruolo non è ben definito.
  • Diego Costa. Il rischio dei grandi ritorni è che non ci si riesca a togliere dalla mente le gesta passate. Il finale di stagione dello scorso anno aveva lasciato delle speranze ai tifosi colchoneros di aver parzialmente colmato il gap con Real e Barça. Il presente ha invece mostrato un Diego Costa costantemente nervoso, spesso infortunato e capace di gesti privi di logica. 16 presenze, 2 gol e 2 assist non sono numeri da lui. Deve ritrovarsi e in fretta, perché l’età aumenta.

Delusioni Barça

Il mondiale sembrava averlo consacrato, sembrava avergli tolto definitivamente quelle etichette da comprimario, da compagno di reparto meno bravo. La Liga invece le ha confermate. Ci si aspettava una stagione da protagonista da Samuel Umtiti, da campione del mondo. Una stagione in cui raggiungesse i livelli di Pique. Le prestazioni del francese invece si sono rivelate quasi tutte negative, con molti errori e tanta agilità persa, complici i ripetuti infortuni. Clement Lenglet, francese classe ’97, gli ha definitivamente tolto il posto accanto a Pique e forse anche in nazionale.

L’altra grande delusione del Barça risponde al nome di Coutinho. Il primo anno è passata la scusa dell’adattamento e che sostituire uno come Neymar non è facile per nessuno. Però alla fine del secondo anno si possono tirare le somme. Il talento brasiliano ha disatteso le aspettative in relazione al prezzo che è stato pagato e al ruolo che avrebbe dovuto ricoprire. Utilizzato sia da mezz’ala che da esterno alto a sinistra non è riuscito ad esprimersi con continuità in nessuno dei due ruoli. Un peccato perché sui suoi mezzi tecnici non si può discutere e lui sembra proprio un calciatore da Barça, Griezmann permettendo.

Funes Mori e Kondogbia

Una Liga disastrosa per il Villarreal e specialmente per i suoi interpreti difensivi. Il primo colpevole è il più talentuoso, quindi, in teoria, Ramiro Funes Mori. A 28 anni l’argentino pecca ancora di inesperienza e compie troppi errori di lettura. Chi sembra non aver visto la stagione del submarino amarillo è però Scaloni, che lo ha convocato per la Copa America.

Kondogbia è invece la delusione più grande del Valencia. Dopo un anno entusiasmante (culminato con il terzo posto in Liga) al fianco dell’eterno Dani Parejo ci si aspettava una conferma, un salto di qualità. Invece abbiamo assistito a una grande caduta dell’ex Inter che non è saputo uscire dalla crisi del Valencia, anzi ne è stato l’emblema. Il colmo è stato perdere il posto nel finale di stagione in favore di Francis Coquelin, rientrato dopo un lunghissimo infortunio.

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