Allenatori inglesi assenti dalle coppe: la crisi dell’english coach

Inghilterra, patria di poeti, musica ma non di allenatori: è questo il triste dato che viene fuori analizzando le panchine delle 80 squadre qualificate nelle coppe europee. Italiani, tedeschi, portoghesi e perfino moldavi, ma di allenatori provenienti dall’Inghilterra neanche l’ombra. Colpa della scorsa pazza Premier League che ha stravolto totalmente le solite gerarchie del campionato? Semplice casualità mista ad un pizzico di sfortuna? Andiamo ad analizzare la situazione.

Allenatori inglesi cercasi

In questo caso il fato e la malasorte c’entrano ben poco: neanche nella passata edizione della Champions League erano presenti allenatori inglesi e neanche in quella precedente, e così via fino all’edizione 2011/2012, quando Harry Redknapp era alla guida del Tottenham. Il 13 aprile 2011 una rete di Cristiano Ronaldo pose fine non solo all’avventura del tecnico di sua maestà nella massima competizione continentale, ma anche alla lunga tradizione degli allenatori provenienti dalla terra d’Albione. Si tratta di un triste record negativo che va avanti da sei edizioni e che, a meno di clamorose rimonte in campionato, continuerà ancora per qualche anno: gli arrivi di Conte, Guardiola e Mourinho avranno sicuramente reso più importante un campionato già stellare, ma non riusciranno sicuramente ad invertire questa tendenza. Ormai le speranze per un allenatore inglese di alzare al cielo la coppa dalle grandi orecchie sono meno di zero: gli ultimi tecnici inglesi ad alzare la vecchia Coppa dei Campioni risalgono all’inizio degli anni ’80, la golden age per i club d’Oltremanica che in quegli anni conquistarono 7 titoli su 8. Tempi lontani e difficilmente replicabili, nonostante squadre di Premier League del tutto in grado di competere con le grandi d’Europa.

Anche l’Europa League è amara per i tecnici inglesi: tra le 48 squadre qualificate alla fase a gruppi, nessuna è guidata da un allenatore proveniente dall’Inghilterra, un dato che rende ancora più disastrosa una situazione già molto complicata.

In patria la situazione non cambia

E in patria le cose non sembrano andare meglio. Dalla creazione della Premier League così come la conosciamo, avvenuta nel 1992, nessun allenatore inglese è mai riuscito a trionfare in patria: l’ultimo a vincere un titolo nazionale fu Howard Wilkinson che, con il suo super Leeds trascinato da Cantona, riuscì a trionfare nella stagione 1991/92. Neanche in questa edizione c’è speranza per gli allenatori inglesi: i tecnici che allenano in patria infatti sono soltanto quattro e nessuna delle loro squadre (miracoli a parte) riuscirà a vincere il campionato o addirittura a conquistare un posto in Europa. Buio totale anche per quanto riguarda la nazionale inglese, a secco di trofei dal 1966 e ora affidata a Sam Allardyce, l’unico uomo che può alimentare le speranze di vittoria da qui a qualche anno.

Poca tattica, troppi campioni

Da sempre definito un campionato molto fisico, la fama della Premier League l’ha portata in questi anni ad avere una forte involuzione dal punto di vista tattico. L’approdo dei tanti campioni non ha di certo favorito lo sviluppo, sopperito dalle giocate dei singoli talenti, per la maggior parte quasi tutti stranieri e scippati alla concorrenza a suon di milioni. Niente difese di ferro, niente ritmi alti e calciatori troppo distanti tra loro: gli allenatori inglesi sembrano del tutto avversi ad adattarsi ai nuovi stilemi del calcio moderno, restando così chiusi nelle loro convinzioni che di sicuro non porteranno buoni risultati. Per sopperire a questa mentalità vengono traghettati nella terra della Regina sempre più allenatori stranieri, portatori di una mentalità più aperta ed europea, più competitivi e dalle idee innovative. La colpa dell’assenza di allenatori inglesi in Champions League (come anche in Europa League) è da attribuire a questo comportamento: i tecnici made in England presenziano poco agli allenamenti (alcuni persino una sola volta alla settimana) e mancano di formazione, di esperienza e di nuovi metodi per competere con i grandi allenatori provenienti da ogni parte del continente che, senza un prepotente cambio di tendenza, faranno del tutto estinguere i condottieri inglesi dalle più grandi competizioni d’Europa.

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