La magica notte di Mara-Cardona

Boca-Newell’s Old Boys non è mai stata così speciale. Anche se era non era una gara di Copa Libertadores come nel 2013, anche se era semplicemente una partita di coppa di lega. Perché quella coppa adesso porta il nome di Diego Armando Maradona, pesantissimo doppio ex sulla tratta Baires-Rosario, omaggiato come meglio non si poteva dalla partita decisa da Edwin Cardona.

Protagonista non casuale, sotto qualsiasi chiave di lettura. Al Boca Juniors non ci doveva neanche più giocare, però è tornato per mancanza di alternative e alla fine ha saputo recitare un ruolo probabilmente anche superiore alla sua prima esperienza pur non avendo lo status di stella e super colpo che aveva quando giocava all’Atlético Nacional o quando arrivò in pompa magna dal Monterrey.

E invece la partita da dedicare a Diego l’ha decisa lui, da solo peraltro, con due gol in cui si è messo in proprio e ha ricordato perché anni fa si puntasse così tanto su di lui. Una punizione meravigliosa, un gol in serpentina, più la dedica struggente a Dalma Maradona, scoppiata in lacrime sugli spalti quando i calciatori le hanno steso la maglia che portava il suo cognome sotto gli occhi.

Cardona, a cui basterebbe una lettera A nel mezzo del nome per diventare Caradona, il nome con cui il Clarín chiamò Diego al primo articolo di sempre a lui dedicato. Un errore diventato storia, che si ripete nella notte probabilmente più importante in suo omaggio.

Ma quello della Bombonera forse è più un Mara-Cardona, dominatore nella terra dei Diez. Ha segnato nel giorno di Diego, è tornato sotto la gestione di Riquelme, ha dominato in assenza di Tévez. Per una notte il 10 è stato lui, pur vestendo un altro numero, ma con la capacità di determinare le partite che hanno avuto le tre leggende del Boca Juniors. Ed è stato terribilmente emozionante così.

 

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