La notte folle di City-Liverpool: per i Reds è semifinale!

L’ambizione, la paura, la rabbia di voler tornare grandi: al Liverpool di questa sera non è mancato davvero nulla sia nel bene che nel male in una partita sognata, attesa e sofferta come poche altre negli ultimi anni. Contro il Manchester City ci aveva perso e anche di tanto a settembre in un campionato che già cominciava a individuare la sua regina, ma i cinque gol messi a segno dalla banda di Pep quel pomeriggio sono stati ampiamente vendicati in questi due quarti di finale che di ordinario hanno ben poco.

La partita comincia accompagnata dai dubbi dei tanti che ancora credono nell’impresa di un City che esce con le ossa rotte dalla settimana più brutta della sua stagione (8 reti subite in tre partite), quella che con ogni probabilità macchierà per sempre il curriculum di un campionato ai limiti della perfezione. I Citizens non possono e non devono chinare il capo contro l’outsider per eccellenza, troppo altalenante e discontinua nelle ultime stagioni per mettere paura alla regina indiscussa della Premier League, diventata anche una delle favorite per la vittoria della Champions League nonostante l’incredibile sconfitta di Anfield.

E infatti, come da copione, bastano appena un minuto e 55 secondi al City per mettere le cose in chiaro con la firma di Gabriel Jesus, chiamato a essere la dolorosa spina nel fianco di una difesa troppo distratta per rappresentare una sicurezza. Il primo tempo è un vero e proprio assedio: i ragazzi seguono ciecamente le indicazioni di Guardiola che chiedeva la partita perfetta, fatta di ripartenze letali e valanghe di occasioni. Tutto procede secondo i piani, con il Manchester City che passaggio dopo passaggio disfa la trama difensiva di un Liverpool impotente, totalmente schiacciato nella sua metà campo e succube di un palleggio quasi ipnotico che si tramuta in morsi velenosi sui guantoni di un Karius chiamato più volte alla grande parata.

L’episodio che cambia totalmente volto alla partita però avviene pochi minuti prima dell’intervallo: il pallone sbatte sul ginocchio di un Milner in caduta e carambola sui piedi di Sané che da solo davanti alla porta non può far alto che insaccare il 2-0 che porterebbe la sfida su binari totalmente diversa. Ma una con una svista che ha del clamoroso l’arbitro e il suo staff chiamano un fuorigioco che non ha nessun motivo di esistere, conquistandosi la rabbia e forse qualche insulto da parte di Guardiola, espulso poi all’intervallo per aver sfidato verbalmente e con troppa veemenza il direttore di gara.

Con la tensione ormai arrivata alla stelle nella ripresa è tutta un’altra partita: le sfuriate del Manchester City si placano, lasciando ampio spazio alla fantasia dei tre attaccanti del Liverpool che senza farselo ripetere due volte approfittano della situazione per colpire ancora una volta i Citizens nel loro punto debole, la difesa. E, proprio come all’andata quando erano costati cari gli errori di Walker, anche in questo folle ritorno è lo sciagurato errore di Otamendi a dare vita alla rete del momentaneo 1-1 di Salah, un mezzo scavino che trasuda cinismo e sicurezza e porta l’esterno egiziano a 39 reti in 44 partite stagionali.

A rendere tutto ancora più reale ci pensa il definitivo 2-1 ad opera di Firmino, forse la rete più importante messa a segno dai Reds in questa stagione che potrebbe avere dei risvolti del tutto inaspettati. Il Liverpool mette in ginocchio i giganti e non si piega davanti a un destino apparentemente già deciso, scrivendo a suon di gol un nuovo meraviglioso racconto che porta la squadra in semifinale di Champions League dopo 10 lunghi anni di astinenza.

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