Il mercato, la crisi e una gufata dietro al “fiasko” del Malmoe

Lo chiamano fiasko, le principali testate svedesi, il risultato maturato a Strumica. Un risultato che ovviamente avrà forti ripercussioni sul futuro più o meno lontano del club, ma che certamente consegna alla storia una delusione pazzesca. Il secondo anno fuori dalle coppe è una batosta dalla quale sarà davvero dura trovar sollievo. Specie per la squadra più forte di Allsvenskan, concetto che voglio ribadire per sottolineare la pesantezza di un crollo tale. Il Malmoe, in barba ad ogni genere di pronostico, era stato costruito per la Champions. Al massimo per l’Europa League, o comunque per ottener credito anche in giro per i vari paesi del continente, già che in Svezia il campionato è ormai cosa loro. E invece testa solo il titolo autunnale di Allsvenskan, adesso, titolo già in tasca e che con l’esclusione dalle coppe è per forza di cose il primo obiettivo da centrare. Già normalmente è un problema staccare i biancoblù dal vertice della classifica, ora che la rabbia si concentrerà sull’unica valvola di sfogo chiamata Allsvenskan il discorso pare abbastanza chiuso.

Ripercussioni sul futuro – Ho già scritto delle cifre che non entreranno nei conti del club, ma è importante ripetere come il mancato approdo alle Coppe influisca sul calciomercato. La prossima rosa avrà certamente meno qualità, già che non vi sono particolari esigenze di turnover, ma sono 13 i nomi il cui contratto scade alla fine dell’anno. Nomi anche importanti, la cui permanenza in squadra è resa incerta anche dal risultato di ieri sera: otto giocatori scesi in campo contro il Vardar sono tra quei 13. Tra di loro, Pa Konate dovrebbe andare alla Spal e dunque tentar l’esperienza in Italia, mentre i più caldi in tema di cessione sono Magnus Wolff Eikrem, Yoshimar Yotún e Jo Inge Berget. In effetti la rosa è ampia per la sola Allsvenskan, ma dal club glissano molto sull’argomento: “E’ così ampia che vincerà il campionato, abbiamo portato buoni giocatori sia in Europa che in Premier League, ora non ci resta che il titolo e prenderemo quello”. Markus Rosenberg si è detto disposto a trovare nuove motivazioni in vista del prossimo anno, nel quale però non dovrebbe figurare perché già da inizio anno aveva annunciato come questa sarebbe stata la sua ultima stagione: “A quanto sembra ora, io non ci sarò”. Oscar Lewicki ha detto che il suo futuro non dipenderà dalla mancata qualificazione, Anton Tinnerholm non ne ha voluto parlare. Per ora il Malmoe in entrata ha acquistato la stellina Kingsley Sarfo dal Sirius e il 30enne portiere Johan Dahlin dal Midtjylland. Con ogni probabilità Johan Wiland lascerà i colori blancoblù per legarsi all’Hammarby, ringiovanendo il reparto. Questo è quanto.

Delusione, tanta e tangibile“Incredibile, cazzo, che delusione, siamo stati pasivi”. Non usa mezzi termini Tinnerholm per commentare la partita di Strumica, una in cui il suo tecnico Pehrsson ha sottolineato le colpe dell’andata e gli errori del ritorno. “Troppo male, non ci sono scuse” replica Wiland, criticando la performance: non è bastato andar sotto la curva dei 150 i tifosi che hanno scortato il Malmoe fino in Macedonia, ora serve un’immediata inversione di tendenza. Markus Rosenberg ne ha vissute, di notti in Coppa. Eppure sembra sconvolto come un Brorsson qualsiasi, o uno degli altri giovani per i quali questa era la prima vera campagna di conquista europea: “Sono dannatamente sconvolto”. E pazienza se Magnus Pehrsson abbia calamitato sulla sua persona tutte le critiche per questo fiasko, parlando di una prova patetica e di una prestazione del Vardar molto migliore rispetto a quella dei suoi ragazzi. Ultimo ma non per importanza, il concetto chiave di tutto: è stata tradita la fedeltà del tifo. Mentre il cielo è nebuloso, e lo si vede dalla foto qui sotto, il piglio del tecnico è lo stesso dello sconfitto. Ovviamente, non potrebbe esser altrimenti.

Atmosfera – Bengt Madsen è una persona controversa, ma all’interno dell’ambiente del Malmoe è considerato un santone ogni cui parola va accolta e presa a certezza. Quasi come un assioma, le dichiarazioni del 74enne ex presidente del club (dal 1999 al 2010) sono quella scintilla capace di infiammare l’intero mondo orbitante intorno alla cupola degli Himmelsblått. Questa volta, Madsen si era prodigato in una critica relativa alle condizioni dello stadio in cui i biancoblù avrebbero giocato. Siccome l’8 agosto l’Arena Philip II di Skopje ospiterà la Supercoppa Uefa (un Real-United da non perdere, nonché una grande chance di vantare la venue locale), ecco che era stato deciso come il Malmoe avesse da giocare il ritorno di Champions nel secondo impianto di Strumica, lo Stadio Mladost. Se l’Aftonbladet si chiedeva in che modo l’impianto riuscisse a soddisfare i requisiti per le partite di qualificazione alla Champions, magari in tono ironico ma non certamente meno sentito, la realtà ci mostra un campetto di provincia. Seimila posti, una tribuna tutto sommato agibile, ma seggiolini sporchi e rotti ovunque. Una pista d’atletica rimossa in fretta e furia circonda il campo, e di essa resta una carcassa consistente in uno strato non omogeneo di ghiaia. “E’ sgradevole”, ha detto Madsen al termine della sessione d’allenamento del Malmoe, “lo stadio deve avere 50 anni e i seggiolini sono altrettanto vecchi. I rappresentanti sono preoccupati per la vergogna del Vardar, ma non possono far nulla. Almeno il prato, che è la cosa più importante, si può almeno dire accettabile”. Insomma, una spocchia che col senno del poi è stata pagata cara. E le piogge abbattutesi su Skopje nei giorni scorsi, quelle che secondo Madsen avrebbero potuto intaccare la già precaria condizione del campo, hanno fatto per impantanare il Malmoe in una palude dalla quale non è riuscito ad uscire.

L’infausta gufata – Johan Flick è un collega, giornalista ed editorialista per l’Aftonbladet. Leggo spesso i suoi pezzi, devo ammettere che il suo stile è abbastanza pungente così come molte idee sono ampiamente condivisibili. Eppure, ieri mattina, erano da poco passate le 8, aveva pubblicato un pezzo dal tono profetico: questo articolo, dal titolo “26% di probabilità per il Malmoe? No, 90%”. Questo perché nel 2014 e nel 2015, quando ossia i biancoblù approdarono ai gironi di Champions League, nel secondo turno dei preliminari le avversarie erano Ventspils e Zalgiris. Una passeggiata, diceva un euforico Flick, parlando del pari dell’andata come un incidente di percorso e tuonando come a suo dire il Vardar fosse ben più scarsa delle due sopracitate. Stando alle statistiche, dopo un 1-1 dell’andata solo il 26% delle squadre ospiti al ritorno è riuscito a passare il turno. Una striscia che secondo Flick non ha considerato i precedenti del Malmoe, che entrambi gli anni (2014 e 2015) è uscito vincitore dalle trasferte per 1-0. Una tradizione positiva che, unita alla fiducia nei ragazzi di Pehrsson, faceva sì che l’editorialista scrivesse di come il 90% di probabilità sul passaggio del turno fosse da dare al Malmoe. Ragionevole poi, che la testa andasse alla grande battaglia di Scandinavia contro il Copenhagen.

La realtà – Johan Flick ha poi preso in mano la penna buttando giù un editoriale anche nella tarda serata di ieri. Ripercorre tutti i precedenti fiaschi della storia, partendo dal 2005: il Malmoe, chiamato anche “Real Malmö”, uscì dalla Champions per mano dei modestissimi svizzeri del Thun. Il fiasco di dimensioni più grandi che la storia svedese abbia mai visto, peggio addirittura dell’IFK Göteborg nel 1995 (eliminato dal Legia Varsavia) o nel Djurgårdens nel 2006 (con gli slovacchi Ruzomberok come carnefici). L’inizio è stato da sogno, Markus Rosenberg ha segnato un rigore, lui che forse sapeva più cosa avesse da perdere che cosa da vincere. Per l’ultima volta sul panorama internazionale, il numero 9 ha potuto ben poco. Peccato.

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