Mitroglou fa, Tachtsidis disfa: la Grecia torna dal Belgio con un misero punticino

Esattamente 196 anni fa, il 25 marzo 1821, la Grecia vinse la sua guerra d’indipendenza contro l’Impero ottomano a suon di Ελευθερία ή θάνατος, il motto dei combattenti (letteralmente, “libertà o morte”). Oggi, 25 marzo 2017, sono centinaia di migliaia le Γαλανόλευκη (=bandiere) che sono sventagliate festanti in giro per l’Hellas. Dal centro di Atene sino ai piccoli sobborghi rurali di qualche sperduta regione ai confini dell’attuale stato. Ma non solo: la data del 25 marzo accontenta anche i più religiosi in quanto la chiesa ortodossa celebra l’annunciazione di Gabriele alla Vergine Maria. Insomma, ogni individuo ha il suo motivo per festeggiare, oggi, sia esso di natura religiosa o più squisitamente storico-politico. Oltre alle bandiere, ecco che sulla tavola segna sovrano il μπακαλιάρος, ossia una delicata frittura di baccalà anche eventualmente accompagnata da una pungente salsa all’aglio (σκορδαλιά). Per le strade, oltre ai vari cortei, ecco una parata militare che taglia il cuore di Atene passando anche per Piazza Syntagma. Essendo festa nazionale i negozi son chiusi, il traffico paralizzato, il ritmo normalmente incessante della capitale ne esce affievolito in nome di un notevole senso del rispetto e del ricordo.

Ma sono pronto a scommetter che una grandissima parte dei greci avrà passato questa serata davanti alla tv, intenta a sostenere con tutte le proprie forze la “nave pirata” (Το Πειρατικό). In programma, allo stadio Re Baldovino (ma se pronuncio il suo precedente nome, Heysel, tutti lo ricorderete con un brivido incontrollato che scorre sulla schiena), il match contro il Belgio. Una sfida fondamentale: padroni di casa in testa al girone H (a punteggio pieno, avendo ottenuto 4 vittorie in altrettanti matches), ospiti a due lunghezze di distanza a causa del tanto contestato pari contro la Bosnia. Prima di questa sera, il bilancio vedeva tre affermazioni biancoazzurre e due belghe in 9 scontri. Ma soprattutto, la curiosità nel veder alla prova l’attacco atomico dei Diavoli Rossi (21 reti prima di stasera) e la compattezza ritrovata dagli ellenici dopo un periodo di anarchia tattica. Roberto Martínez ha optato per un 3-5-1-1 in grado di liberar tutto il potenziale offensivo dei suoi: Lukaku con Mertens alle sue spalle, dunque Chadli e Carrasco sulle corsie. Quanto a Michael Skibbe, il suo progetto tecnico è sempre stato incentrato sulla solidità del gruppo. Stasera non v’è stata eccezione: sempre 4-2-3-1, Mitroglou è punta e dietro di lui il trio formato da Mantalos, Fortounis e Stafylidis (adattato al ruolo di esterno, lui che nasce come terzino). Rispetto alla vigilia però non è stato impiegato dal 1′ Maniatis (dentro Tachtsidis).

Il primo pallone lo ha toccato il Belgio, che sin dai primi minuti ha provato ad imprimere il proprio ritmo al gioco, contro una Grecia che ha esercitato un pressing abbastanza asfissiante nei confronti dei portatori di palla casalinghi. E infatti nei primi minuti le emozioni scarseggiano: solo qualche scambio al limite dell’area con Nainggolan in versione rifinitore e un battibecco tra Lukaku e alcuni avversari. La trequarti campo dei Diavoli Rossi è affollatissima, ma Skibbe aveva preparato apposta il match in modo da contenere in particolar le folate di Carrasco (ecco spiegato Stafylidis in quella posizione). Come aveva predetto il ct ellenico alla vigilia, l’obiettivo dei suoi ragazzi sarebbe stato evitar di conceder spazi al Belgio per portar a casa almeno un pareggio. Torosidis è parso insuperabile, Manolas mai saltato dalle finte del folletto Mertens: ne è conseguito che a dover creare qualcosa avrebbe dovuto esser per forza di cose Fellaini, con una delle sue incursioni-tipo. E’ accaduto al 13, ma il centrocampista dello United ha colpito di testa concludendo a lato, pur se di poco. Ha provato allora a salire in cattedra il numero 14, rivitalizzato dalla cura Sarri (nonché dalle crescenti aspettative su di lui in quanto maggiormente finalizzazione), ma il risultato è stato poco incisivo. Solo quando Alderweireld ha regalato un pallone a Mitroglou, la Grecia si è timidamente fatta avanti: sennò, tutti quanti dietro la linea della palla a rimpolpare il muro voluto dal ct. Si è combattuto tantissimo a metà campo (dove Alderweireld si è lasciato soffiar la sfera di nuovo), poi alla lunga è venuto fuori un minimo tentativo dei biancoazzurri intenti quantomeno ad alleggerire la pressione. Il difensore centrale del Tottenham aveva nel frattempo deciso di voler mostrare in bellavista tutti i suoi limiti in fase di impostazione, tentando un improbabilissimo lancio per Lukaku. Al 28′ viene ammonito Tachtsidis per un intervento falloso su Fellaini (tenere a mente questo dettaglio), mentre è sempre il capelluto centrocampista ad aver cercato la rete. Al minuto 32 ha ricevuto da Mertens e ha cercato di piazzar la palla sotto il sette colpendo di tacco: solo un grandissimo intervento di Kapino ha evitato il vantaggio belga. Ma i ragazzi di Martínez hanno premuto forte sull’acceleratore, e al 36′ è stato Nainggolan a scagliare un bolide che ha però terminato la sua corsa sul fondo. Skibbe, dalla panchina, stava osservando abbastanza compiaciuto l’evolversi della situazione: in fondo, la sua squadra stava soffrendo ma il fortino era sopravvissuto alle folate nemiche e soprattutto non aveva rischiato troppo di capitolare (considerate le qualità avversarie, naturalmente). Prima del fischio di Brych a decretare la fine del primo tempo, ci sono stati  infine due cartellini gialli usciti dalla tasca dell’arbitro tedesco (Fellaini e Tzavellas).

Non appena tornati in campo, la Grecia è passata in vantaggio. E lo ha fatto con Kostas Mitroglou, in un modo che a chi vi scrive ha ricordato tantissimo Benfica-Dortmund. E non solo per marcatore e minutaggio, ma specialmente per l’andamento della gara visto fino a quell’istante. In sintesi: Belgio-Borussia avanti a testa bassa (anche qualche nitida chance da gol per i Diavoli Rossi), Grecia-benfiquista che non aveva effettuato nemmeno un (!) tiro verso la porta di Courtois. E invece, al 46′, il “pistolero” Kostas ha colpito: ennesimo, imperdonabile errore di Alderweireld in fase difensiva, con pallone impennatosi prima di esser raccolto da Tachtsidis e servito sulla trequarti al numero 11. A questo punto, gran giocata di Mitroglou che ha disorientato Ciman e battuto Courtois, per una rete imprevedibile ma pesantissima. Ancora una volta, è emerso il confronto tra qualità e quantità: è bastata la prima vera planata ed ecco che l’aquila (già che parlavamo di Benfica) ha afferrato la sua preda. I tifosi greci hanno cominciato a cantare ancor più forte, quelli belgi invece si sono trovati una doccia gelata improvvisamente caduta su di loro. Frastornata, certo, ma non per questo la formazione di Martínez ha smesso di attaccare. Witsel ha cercato la rete dalla lunga distanza (55′), poi Mertens si è guadagnato l’ammonizione. A questo punto, con la partita in controllo più o meno agevole, la Grecia ha optato per un suicidio. Minuto 65: il già sanzionato Tachtsidis ha abbattuto Alderweireld e si è visto sventolare in faccia un cartellino giallo. Che di per sè avrebbe voluto dir poco o niente, se solo non fosse stato il secondo. Un’incredibile ingenuità, quella commessa dal centrocampista del Cagliari e alla quale Skibbe ha tentato di rimediare inserendo Tziolis per Fortounis. Contestualmente, il Belgio ha alzato il baricentro quando Dembélé ha rilevato Fellaini. Inevitabilmente, l’inerzia è cambiata. Il morale ha cominciato a fomentare i Diavoli Rossi in cerca dell’immediata reazione. Costerà carissima l’espulsione di Tachtsidis. Proprio da questo momento, è salito in cattedra Stefanos Kapino. L’estremo difensore dell’Olympiakos si è opposto a Mertens (al 70′ e al 75′, quando è dovuto intervenire a corpo morto per sbarrar la strada all’ex Psv), poi il finale si è improvvisamente acceso. Due sostituzioni, anche stavolta in contemporanea, hanno rivisto gli equilibri in campo: Mirallas per Ciman (prevedibile, una punta per un difensore) e Zeca dentro per Mantalos. Segnalo come il capitano del Panathinaikos (portoghese di nascita, alla prima convocazione) sia il primo giocatore naturalizzato ad entrar in campo con la maglia biancoazzurra. La sofferenza è sempre più forte, il cronometro scorre infinitamente piano o eccessivamente rapido a seconda che le lancette siano guardate da Martínez o da Skibbe. Gli ellenici, già normalmente propensi a difendersi, hanno ulteriormente scavato le trincee dinanzi alla loro area. Mi dispiace doverlo dire, ma non basterà. Perchè nell’ultimo minuto di gioco, all’89’un traversone di Mertens ha trovato Lukaku a centro area. Sokratis (o Tachtsidis?) è stato troppo flebile nell’opposizione e dunque la punta dell’Everton ha trafitto Kapino. Delusione, sconcerto, tristezza. E non è tutto, perchè il risultato avrebbe potuto tranquillamente esser ribaltato al 93′ (quando, ossia, un colpo di testa sempre del numero 9 ha chiamato il portiere greco ad una stupefacente parata d’istinto, un felino balzo, un poderoso colpo di reni). E la paura ha improvvisamente preso piede: Kapino si è guadagnato un ammonizione per perdita di tempo (94′), Tzavellas e Lukaku hanno battibeccato ripetutamente (95′) inducendo Brych a sventolare il cartellino giallo ad entrambi. Per Georgios era il secondo, dunque doccia anticipata (se si può dir così) e Grecia in nove uomini. Il triplice fischio è servito solo a pacare gli animi. Fatto sta, sono profondamente convinto che Skibbe avrebbe firmato per un pari in Belgio. Per come andata, è bastato solo un pizzico di concentrazione (in meno) e sono stati persi due punti. Eppure non è per niente malaccio, specie se si conta che i biancoazzurri non hanno mai tirato in porta (gol di Mitroglou a parte). E pazienza. Se non si è festeggiato per il risultato, almeno si è festeggiato il 25 marzo

Il tabellino:

Belgio (3-5-1-1): Courtois; Alderweireld, Ciman (dall’85’ Mirallas), Vertonghen; Chadli, Fellaini (dal 67′ Dembélé), Witsel, Nainggolan, Carrasco; Mertens; Lukaku. All. Martínez

Grecia (4-2-3-1): Kapino; Torosidis, Manolas, Papastathopoulos, Tzavellas; Samaris, Tachtsidis; Mantalos (dall’86’ Zeca), Fortounis (dal 68′ Tziolis), Stafylidis; Mitroglou (dal 93′ Vellios). All. Skibbe

Reti: 46′ Mitroglou (G), 89′ Lukaku (B). Ammoniti: Fellaini, Mertens, Witsel, Lukaku (B), Tachtsidis, Tzavellas, Samaris, Kapino (G). Espulsi: 66′ Tachtsidis, 95′ Tzavellas. Arbitro: Brych.

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