Il problema dell’OM è Luiz Gustavo

Mandanda, Sarr, Rami, Luiz Gustavo, Amavi, Anguissa, Sanson, Thauvin, Payet, Ocampos, Germain. In occasione dell’ultima finale d’Europa League, la sera del 16 maggio scorso a Lione, contro l’Atlético Madrid, la formazione dell’OM non è affatto cambiata rispetto a quella odierna. Certo, Zambo Anguissa è passato al Fulham per 25 milioni, prontamente prelevati e girati sul conto della Roma in cambio di Kevin Strootman – vecchio pupillo di Rudi Garcia, ça va sans dire – ma anzi, su un piano puramente teorico la rosa de Les Olympiens è stata migliorata. Partiti Anguissa e due comprimari come Remy Cabella e il brasiliano Dória, in difesa lo svincolo di Bedimo è stato coperto col riscatto di Jordan Amavi (10 milioni, dall’Aston Villa) e in più ecco il croato Caleta-Car pagato 19 milioni al RB Salisburgo. Spese ingenti che, unite all’assegno da 12 milioni con cui è stato portato via da Belgrado l’ex obiettivo di mercato del Genoa Nemanja Radonjic, rendono i 30 milioni di passivo con cui è stata chiusa la sessione estiva di calciomercato un potenziale salasso. Dunque, se almeno in campo le cose in teoria dovrebbero andar meglio, la contestazione alla dirigenza dell’OM non si placa e la squadra affonda.

Prima di domenica 17 settembre 2017, Rudi Garcia aveva sperimentato 4-3-3, 4-2-3-1 e perfino 5-4-1. Da tale data, avendo cambiato 3 moduli in 4 gare di campionato, adottando un 4-3-3 fisso nelle qualificazioni all’Europa League, i marsigliesi avevano trovato stabilità col 4-2-3-1 divenuto presto un mantra. Da domenica 17 settembre fino a fine stagione, ben 44 gare giocate con lo schieramento collaudato, eccezion fatta per due 3-4-2-1 impiegati contro il Lipsia ad aprile. Il problema di stabilità è un pericolo che al Vélodrome speravano aver scongiurato definitivamente ma che invece s’è presentato sotto forma di svariate modifiche. Nelle prime sei gare di Ligue 1, Garcia ha usato sei volte il 4-2-3-1, passando al 4-3-3, poi due 4-2-3-1 e tre 4-3-3. E non è solo questione di un centrocampista in più o in meno, fattore imprescindibile per la contemporanea presenza in campo del trio Thauvin-Payet-Ocampos dietro a una punta, bensì una strana oscillazione che ha portato alla rottura di un record. Quello per reti incassate: era da 34 anni che l’OM non subiva 21 reti in 12 gare, serviva tornare indietro al 1984/85 per riveder robe simili.

In tutto questo contesto, l’equilibratore dell’OM è il brasiliano Luiz Gustavo. Nella Ligue 1 2017/18, l’ex Wolfsburg giocò 30 delle sue 34 gare da mediano, contribuendo sensibilmente a far sì che il Marsiglia evitasse troppe imbarcate (eccezion fatta per i 6 gol incassati dal Monaco), concludendo l’anno con la settima miglior difesa di Francia: è oltremodo interessante, poi, sottolineare come saltò solo 4 partite, tutte per squalifica o espulsioni, e in quel breve lasso di tempo i compagni incassarono ben 10 reti. Quest’anno invece Rudi Garcia l’ha schierato sempre titolare in campionato, ma nelle 11 apparizioni di Luiz Gustavo ce ne sono sei da difensore centrale, tre da mediano e due – le ultime due – da mezzala in un centrocampo a tre. Se con lui in difesa il Marsiglia ha vinto quattro delle sei gare disputate (senza mezze misure, 16 gol segnati e 9 incassati), il discorso prende una piega ben diversa se Luiz Gustavo agisce un po’ più avanti. Con lui mediano si contano una vittoria, un pari e una sconfitta – 5 gol segnati e altrettanti incassati, bilancio in pari – mentre nelle ultime due gare da centrale sono arrivate due sconfitte. E di proporzioni non trascurabili, lo 0-2 del Vélodrome contro il Paris Saint-Germain e il 3-0 con cui il Montpellier ha ampiamente disinnescato l’ordigno marsigliese allo Stade de la Mosson.

Ora, spostando il campo d’indagine all’Europa League il quadro è leggermente diverso: Luiz Gustavo lo scorso anno giocò 15 partite, le prime 10 da mediano e le successive 5 da difensore. Il punto è che sebbene a primo acchito la sua possa sembrare un’evoluzione, in realtà si tratta di un pressoché incomprensibile scossone all’equilibrio preesistente. Così nelle prime 10 gare della scorsa Europa League l’Olympique Marsiglia ha vinto 5 gare pareggiandone 2 e perdendone 3. A partire dal 5 aprile, andata dei quarti di finale contro il Lipsia, la magia s’è persa: 2 vittorie, fondamentali tra tedeschi e i loro simili del Salisburgo, ma anche 3 ko, due più quello del 16 maggio a Lione, costato la Coppa. Quest’anno in Europa League il Marsiglia di Rudi Garcia ha giocato tre gare, in ognuna delle quali Luiz Gustavo ha recitato un ruolo differente: difensore centrale contro l’Eintracht, subentrato al 7′ per via dell’infortunio occorso a Rami, mediano contro l’Apollon Limassol al fianco di Kevin Strootman, mezzala contro la Lazio a far compagnia all’olandese pivot e Sanson.

 

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