Alla scoperta dei segreti di Rodri, una stella al Manchester City

Guardi Rodri e vedi una stella. Equazione facile, sin dai primi passi in prima squadra: promettente al Villarreal, già pronto all’Atlético Madrid. Un giocatore fatto e finito a 23 anni Rodrigo Hernández, occasione troppo golosa per il mercato del Manchester City. Fa parte della rivoluzione dell’Atletico, inserito nella voce delle uscite di una squadra scatenata sul mercato in entrambi i sensi.

Di Rodri si sa tanto, o forse non abbastanza. Si sono viste le sue qualità in un anno in cui ha giocato la Champions League, ma si è rimasti troppo poco attratti da una stagione sostanzialmente in chiaroscuro della squadra di Simeone. E poi c’è un passato tutto da scoprire, quello più nascosto rispetto alla palese grazia tecnica di un centrocampista in puro stile spagnolo, arrivato per rpendere l’eredità di Gabi e finito per diventare sostanzialmente un nuovo Busquets.

All’Atlético ci era finito dal Villarreal, ma si trattava di un ritorno. Perché fece tutte le giovanili con i Colchoneros prima di essere allontanato per via della statura, un errore molto grave quando si deve valutare un calciatore che ha nei piedi la sua forza.

Lì era molto amico degli Hernández, Theo e Lucas, i fratelli finiti ai lati opposti di Madrid e in due nazionali differenti, con un futuro adesso lontano dalla Spagna diviso tra Milano e Monaco di Baviera. “La Familia” si faceva chiamare il gruppo di questi tre ragazzi, le promesse più vive del vivaio dell’Atlético.

Mai fuori le righe Rodri, che da giocatore del Villarreal viveva in un appartamento di studenti, lui amante dell’economia perché non vuole dedicarsi solo al calcio nella vita. Ha come altra passione le lingue ed ecco perché forse ha già scelto di lasciare la Spagna per andare in Inghilterra. Ci arriva da centrocampista rivoluzionario, in contrasto coi tempi sul piano mediatico visto che non è particolarmente attratto dai social, ma all’avanguardia sul piano tecnico. Il ruolo l’ha imparato dal papà, che pur non essendo mai stato un professionista, gli ha regalato il suo stile.

Sognava Zidane, si è ritrovato a essere comparato a Busquets, uno dei fenomeni lanciati da Guardiola. Sarà lui il suo prossimo allenatore, quello pronto a renderlo internazionale nell’anno dell’Europeo. L’uomo giusto per la consacrazione del campione sempre sotto le righe.

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