Svezia e Irlanda: le avversarie dell’Italia non convincono

In attesa del debutto dell’Italia, Irlanda e Svezia si dividono la posta in palio con l’1-1 maturato allo Stade de France. Una partita che ha stravolto i pronostici, con un’Irlanda sfavorita che si è rivelata una squadra ostica e compatta, dalle grandi qualità difensive che hanno messo in crisi anche una Svezia e un Ibrahimovic non al meglio. Questa l’analisi delle squadre che proveranno a intralciare il cammino dell’Italia.

La Svezia di Zlatan Ibrahimovic

Nonostante la partita decisamente sottotono, il pericolo principale della Svezia resta sempre Zlatan Ibrahimovic, il campione in cerca di squadra che dall’alto dei suoi 34 anni continua ad essere il leader indiscusso. Ma non sempre basta un solo campione per trascinare un’intera squadra, come visto oggi: Ibra e Berg, il suo compagno di reparto, non sono riusciti a coordinarsi al meglio, portando così la nazionale scandinava a fare grande fatica per scalfire l’attenta difesa irlandese. Il 4-4-2 di Hamren è apparso troppo debole e scarso di qualità, nonostante la grande esperienza dei giocatori in campo. La Svezia è sicuramente una nazionale più fisica che tecnica, tutta organizzata per giocare al servizio della sua stella che, quando non è in giornata, riesce a fare ben poca paura alle difese avversarie.

Il cuore dell’Irlanda

Poca qualità ma tanto cuore: si può descrivere così l’Irlanda, squadra ostica e ordinata che può contare su un collettivo ben consolidato e su giocatori capaci di lottare su ogni pallone. Il fiore all’occhiello di questa squadra è sicuramente la difesa solida, affidata all’esperienza dell’ex Manchester United  O’Shea. Il  4-3-1-2 visto in campo oggi ha esaltato soprattutto le qualità di Brady ed Hendrick, padroni indiscussi della fascia sinistra e di Coleman, il terzino destro dell’Everton le cui qualità offensive, messe in risalto nel momento dell’assist, hanno nettamente prevalso sulla debole difesa svedese. Quello di  Martin O’Neill è decisamente un gioco difensivo che potrebbe mettere i bastoni fra le ruote di un’Italia più propensa alla difesa che all’attacco.

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