Un finlandese ad Atene

Degli otto finlandesi che hanno calcato i prati di Super League in tutta la storia del calcio ellenico, solo uno di essi risale al secolo precedente. Segno chiaro ed inequivocabile di come il paese scandinavo sia una delle fonti più recenti presso le quali il calcio greco sia andato ad attingere: parlo dei centrocampista Aleksey Eremenko Sr. Padre dell’ex Siena ed Udinese Roman, ex centrocampista, il classe 1964 vestì la maglia dell’Athinaikos AS (oggi in quarta serie, ma ai tempi di Eremenko frequentava addirittura le Coppe europee). Negli ultimi anni, invece, da Helsinki e dintorni sono arrivati in tanti: la punta Ville Väisänen, l’ala Joonas Koolka, i fratelli Hetemaj di cui poi parlerò dopo, la punta Toni Lehtinen, il pari ruolo Njazi Kuqi, infine il giocatore di cui sto per parlarvi. Prima, però, un piccolo excursus: Perparim (quello del Chievo, per intenderci) e il fratello Mehmet (per lui Reggina e Albinoleffe) hanno sfruttato l’opportunità greca per lanciarsi. Le loro storie mi consentono di preparare la strada alla biografia del talento che sto per descrivervi. Perparim è uscito dall’HJK come il fratello, del resto: entrambi arrivarono con la speranza di poter dare una svolta alla loro carriera. Uno c’è riuscito, l’altro decisamente meno. Una volta passato all’AEK, Perparim si trasferirà in Olanda (Twente) e poi in Italia al Brescia: il resto, dal 2011 a questa parte, è storia che lo vede titolare nel centrocampo clivense. Mehmet invece, tecnicamente più difensivo, oggi gioca nell’SJK: per chi come me non avesse idea del posto, siamo a Seinäjoki, e dunque la zona occidentale del paese. Tutto questo per dirvi che i finlandesi in Grecia o fanno bene e giocano le Coppe o falliscono miseramente. Il più delle volte la loro esperienza ellenica si traduce in un paio d’anni: se si consacrano a questi livelli allora tentano l’ennesimo step, sennò tornano mestamente altrove. Chiedete a Njazi Kuqi, fratello del più famoso Shefki, che dopo aver cambiato 17 maglie nella sua carriera ora è all’Inter Turku.

Robin invece al momento resta lì. Dal maggio 2015, veste la maglia del Panathinaikos. Sarebbe interessante, se avessi tempo, azzardare una metafora su come sia lui che il suo club vogliano rilanciarsi (e ne abbiano un esagerato bisogno). Robin a 24 anni spera ancora di salire sul treno di un grande club, i biancoverdi dal canto loro non riescono a tener fede ad un passato glorioso e oggi nostalgicamente impossibile per risorse e potenzialità. Sulla schiena porta il numero 17, mentre in nazionale è ormai abbonato al numero 8 che finì in precedenza a Perparim Hetemaj e pure al fratello Mehmet. A quale dei due somiglierà? Presto per dirlo, perché nei biancoverdi di Alafouzos ha ereditato una maglietta che fu anche sulle spalle di gente come capitan Zeca o un amatissimo Lazaros Christodoulopoulos. Certo, la 17 la indossò pure un oggi semi-sconosciuto Valmir Berisha quando la Roma lo mandò in prestito ad Atene volendoci puntare…

Era il maggio 2015, come detto, quando il Panathinaikos annunciava festante la firma del centrocampista: pagato 350mila euro, rivestiva il ruolo di intrigante scommessa all’interno di un Panathinaikos che poteva ancora disporre di qualche barlume di talento e conseguentemente poteva permettersi di far crescere il giocatore dietro a giocatori del calibro di Zeca, Essien, Pranjic e Ninis. Ha impiegato ben presto a prendersi i galloni da titolare, Robin, ma allo stesso tempo ha mostrato una leggera discontinuità che oggi lo relega a polivalente riserva con licenza di titolarità. Nato centrale di centrocampo ma rivisitato a trequartista, Ouzounidis vorrebbe farne un esterno sinistro tutto corsa e fantasia. Sulla seconda ci siamo, in fondo Robin talento ne ha, ma in quanto a corsa il punto è che renderebbe meglio da trequartista o comunque privato da meno compiti in fase di ripiegamenti difensivo. Del resto, al miglior calciatore della Veikkausliiga 2014 (ma pure miglior centrocampista del campionato e miglior Under21) non si può chieder troppo: a volte il talento va lasciato libero, perché è quello lo “state of the art” che ha permesso all’HJK di trionfare in patria per quattro anni consecutivi (2011, 2012, 2013 e 2014) con Lod in campo. Quasi dimenticavo, il 31 maggio 2017 fu un suo gol a decidere un match contro i rivali del PAOK, estromessi dalla Champions League proprio dal finlandese nella serie di playoff della Super League. Avete ancora dubbi?

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