Uscire dal calvario: la forza di Santi Cazorla

Il mio ricordo di Santi Cazorla è quello di un giocatore speciale, con diversi limiti dal punto di vista atletico, ma tantissime qualità tecniche. Il classico centrocampista dell’era d’oro spagnola che sa reinventarsi in più ruoli, duttile, con la giocata nel sangue e una passione che solo in pochi hanno. Un giocatore esperto, del cui calcio è facile innamorarsi grazie alla sua qualità più importante: saper uscire da situazioni difficili. E come in campo, il destino gli ha riservato una situazione complicatissima, dalla quale però Santi Cazorla sta pian piano uscendo, sempre con il sorriso.

È il quotidiano spagnolo Marca, in una lunga intervista a raccontarci la storia del suo infortunio.

Il suo calvario inizia il 10 Settembre 2010, la Spagna affronta il Cile in una partita amichevole. L’asturiano di Lugo de Llanera viene colpito duramente alla caviglia e l’impatto gli provoca una fessura nell’osso. La prima volta che Cazorla entra in sala operatoria non è per la caviglia ma per la rottura del legamento collaterale del ginocchio. Mentre il ginocchio guarisce, è però la caviglia a causargli tantissimi problemi. Le infiltrazioni non servono più, Santi non riesce più a giocare avverte sempre dolore e inizia l’anno più tragico. Sono 8 le operazioni a cui il centrocampista si è sottoposto per cercare di risolvere questo problema.

Un problema molto serio che i medici inglesi, nella fase iniziale, hanno addirittura slegato dal calcio, consigliando all’asturiano di “Si consigues volver a caminar con tu hijo por el jardín, date por satisfecho, me dijeron” ( ritenersi soddisfatto se avesse continuato a camminare con il figlio in giardino). La ferita non si cicatrizza e continua ad aprirsi, causando a Cazorla tanto dolore. Una lesione senza speranza, un infortunio così non si è mai visto nella storia del calcio. Quella che mostra alle telecamere di Marca è un’immagine forte, la foto del suo tallone in cancrena.

Quando arriva dal medico Mikel Sanchez è in condizioni disastrose, tanto da lasciarlo sconcertato. “Vio que tenía una infección tremenda, que me había dañado parte del hueso calcáneo y comido el tendón de Aquiles, ¡me faltaban 8 centímetros!” ( Vidi che avevo un’infezione tremenda, che mi aveva danneggiato l’osso del calcagno e mi aveva mangiato il tendine di Achille, mi mancavano 8 centimetri!). Il medico, dopo tantissimi trattamenti, ha ricostruito per l’ultima volta lo scorso 29 maggio il tendine di Santiago Cazorla e ora, il suo obiettivo e tornare in campo entro la fine della stagione (l’Arsenal gli ha rinnovato il contratto fino a Giugno 2018). Ora è a Salamanca per lavorare tutto i giorni della settimana ed avere un pieno recupero, lontano dalla sua famiglia rimasta a Londra ad aspettarlo. In un quartiere operaio delle Asturie ha ritrovato il sorriso tra le chiacchiere con  la gente posto, i bambini e qualche messaggio dei vari Silva, Iniesta e Villa che si informano sulle sue condizioni di salute.

“Tengo un mono…” (“Ho una scimmia…”)  confessa Santi Cazorla, il sogno di poter tornare a calciare quel pallone con il quale tanto è andato d’accordo in questi anni. E la determinazione esce da tutte le parti anche dal suo profilo WhatsApp, sul quale scrive No les daré el placer a los que no quieren que vuelva a jugar. VOLVERÉ’.

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