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Amore per il Mondiale e odio per gli Europei: lo strano caso della Serbia

Ancora una volta la Serbia si è qualificata ai Mondiali e lo ha fatto in un modo netto e chiaro battendo il Portogallo perfino a domicilio. Da quando non esiste più la Jugoslavia la presenza prima di questa giovane nazione è stata quasi una costante, prima a Germania 2006 quando ancora era assieme al Montenegro e poi negli anni ’10 con due partecipazioni su tre come nazione unica. Questo dimostra come anche senza la presenza di giocatori provenienti da Croazia, Bosnia, Slovenia, Macedonia del Nord e Montenegro, a Belgrado si riescano ancora a sfornare tanti talenti e con una certa continuità.

 

Le qualificazioni per il massimo torneo continentale hanno sempre regalato grandi soddisfazioni e grandi sorprese, partendo già dal 2006 quando la neonata Serbia e Montenegro riuscì a chiudere prima il proprio girone costringendo ai playoff addirittura la Spagna, in seguito a due pareggi negli scontri diretti. La seconda vittima illustre venne mietuta quattro anni dopo quando partecipò per la prima volta unicamente come Serbia e una grande continuità di rendimento permise di chiudere al primo posto davanti ai vicecampioni del mondo della Francia. A premiare i balcanici fu l’andamento praticamente perfetto nelle sfide contro Austria, Lituania, Romania e Far Øer, dato che gli scontri diretti furono in favore dei Galletti, con un successo a Saint Denis e un pari a Belgrado. L’unica volta che il passaggio al torneo iridato fallì fu nel 2014 quando la Serbia venne inserita in un girone titanico con Belgio e Croazia, concludendo così terza. Per il 2018 il sorteggio invece fu molto benevole e non vi era una vera e propria dominatrice, dato che come testa di serie venne estratto il Galles semifinalista a sorpresa del precedente Europeo, e assieme ai britannici i pericoli erano Irlanda e Austria. I balcanici dominarono il raggruppamento chiudendo ancora una volta al primo posto, prima di far fuori un’altra vittima illustre quest’anno come il Portogallo.

 

 

Se quando si parla di Mondiali la Serbia è dunque sempre in prima linea, lo stesso non lo si può certo dire quando ci si gioca l’ingresso alla fase finale dell’Europeo. L’ultima volta che Belgrado ha potuto girare il Continente fu nel 2000 ancora con il nome di Jugoslavia e dal 2004 iniziarono i primi problemi. Inserita nel girone dell’Italia, la Serbia e Montenegro era considerata la seconda forza, ma a sorpresa fu il Galles a chiudere alle spalle degli Azzurri e il terzo posto non portò nemmeno agli spareggi. Non andò meglio quattro anni dopo quando confermò la terza piazza alle spalle di Polonia e Portogallo e a risultare fatale fu la clamorosa sconfitta per 2-1 rimediata in Kazakistan. L’umiliazione più grande arrivò probabilmente nel 2012 quando la nazionale perse a Genova contro l’Italia a tavolino in seguito ai fatti legati sugli spalti a Ivan Bogdanov, ma soprattutto chiuse terza alle spalle di Azzurri ed Estonia. Il piccolo paese baltico si guadagnò i playoff grazie alla doppia sfida con i balcanici trionfando per 1-3 a Belgrado e limitando i danni a Tallin con un 1-1 che valse il clamoroso secondo posto. Il trend disastroso proseguì anche nel 2016 quando vennero totalizzati solamente quattro punti, a causa anche delle penalizzazione determinata dal clamoroso episodio del drone legato alla sfida contro l’Albania, e questa volta fu addirittura solamente quarto posto ben lontano dal terzo posto playoff della Danimarca. Nemmeno il passaggio dell’Europeo a ventiquattro squadre aveva permesso alla Serbia di prendervi parte e la stessa storia si ripetè nel 2021. Conclusa il girone al terzo posto alle spalle di Ucraina e Portogallo, ma avendo vinto la Serie C di Nations League poté andare agli spareggi. In semifinale sconfisse la Norvegia ai tempi supplementari e nella finale contro la Scozia tutto sembrava pronto per la festa. Il Tartan Army invece tenne duro fino alla fine, mantenendo il pareggio per 1-1 dopo centoventi minuti e guadagnandosi ai calci di rigore la qualificazione che condannò ancora una volta clamorosamente le Aquile Bianche all’eliminazione.

Francesco Domenighini

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