Leverkusen, toccata e fuga: un pomeriggio alla BayArena

Un amico in Erasmus in Germania e una giornata bollente di Bundesliga. Da qui nasce la fortunata coincidenza che mi permette di viaggiare alla volta di Leverkusen per assistere alla super-sfida tra il Bayer ed il Lipsia, match di cartello della dodicesima giornata del campionato tedesco. Un viaggio da Trier alla Renania Settentrionale all’insegna del pallone e delle emozioni.

Il treno parte alle 9.32 in punto (figurarsi) dalla stazione di Trier e altrettanto puntualmente termina la propria corsa a Leverkusen intorno alle 13. Insieme a me scendono diversi gruppi di tifosi, comprese famiglie e soprattutto gruppi di bambini probabilmente delle scuole calcio, i quali si dirigono verso la BayArena a piedi attraversando il parco limitrofo. Basta un quarto d’ora di camminata per raggiungere lo stadio.

Il sentiero sbuca proprio di fronte all’entrata del settore ospiti, chiaramente popolata da un buon numero di tifosi del Lipsia. Un paio di volanti della Polizia sorvegliano a distanza la situazione. C’è una calma quasi surreale per chi come me è abituato a barricate, scorte e forze dell’ordine a controllare ogni singolo movimento dei tifosi. Altra cultura, a quanto pare. L’inizio è promettente.

Il classico walk-around di rito per dare un’occhiata alla struttura evidenzia in primis l’organizzazione: sulle strade che circondano lo stadio non c’è il minimo accenno di traffico. Pochi i parcheggi, nemmeno del tutto pieni. Tutti arrivano a piedi o con i mezzi. Altro mondo. Dopo una pausa pranzo nel parco, è tempo di avviarmi all’interno della BayArena. Press pass ritirato, controlli superati, mi addentro nell’edificio. Accoglienza a modo, ritiro un paio di fogli con le informazioni della partita e mi avvio verso i piani superiori. Capatina in sala stampa e corsa verso la tribuna. Nel frattempo, in campo un gruppo di vecchi amici tra i quali scorgo Werner, Henrichs, Tah, Leno e Brandt, chiacchierano allegramente. Mancano circa tre quarti d’ora al calcio d’inizio e gli spalti sono ancora quasi deserti.

La struttura è particolare: una delle due curve è di fatto composta soltanto da SkyBox, con pochi posti a sedere. L’altra, alla mia sinistra, è invece il cuore del tifo del Leverkusen. Un quarto d’ora prima dell’inizio del match vengono esposti i primi vessilli e si alzano i primi cori, ma il momento più bello e caratteristico è l’inno: all’altezza del dischetto del rigore davanti alla curva viene messo un microfono, il cantante si posiziona e inizia a intonare l’inno del club, accompagnato dalla chitarra e seguito dai quasi trentamila presenti. Clima fantastico, atmosfera unica.

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La tribuna stampa è per la verità piuttosto vuota, non si va oltre i cinquanta presenti, a occhio. Per la cronaca, i posti a disposizione dei giornalisti sono oltre duecento e non sono in alcun modo separati dagli spazi per i tifosi, se non dalle scale.

Il match è scintillante e tiene col fiato sospeso tutto il pubblico per la durata dei novanta minuti. C’è spazio anche per alcuni fischi verso uno spento Mehmedi, oltre a quelli costanti per Kevin Kampl, ex di turno passato in forza al Lipsia nello scorso mese di agosto. Le due tifoserie cantano a squarciagola per tutti i novanta minuti regalando uno spettacolo raro, accompagnate dai tamburi che dettano il ritmo sugli spalti. In campo invece il ritmo lo alzano entrambe le squadre ogni qualvolta ne abbiano la possibilità. È il primo match di Bundesliga a cui assisto, termina con un 2-2 tra emozioni, rigori (due per il Lipsia) e l’espulsione di Henrichs a inizio ripresa dopo essere entrato in campo da pochi minuti.

Al triplice fischio nuova corsa in sala stampa, nuova aria di cibo tedesco – per la verità discutibile, sebbene in linea di massima apprezzi la loro cucina – e poi ascensore fin nella pancia della BayArena, in zona mista. Henrichs, uscito anzitempo, discute dell’episodio dell’espulsione con la stampa, mentre Wendell scambia alcune parole con degli amici. Hasenhuttl ed Herrlich, i due tecnici, si presentano insieme in conferenza stampa e all’uscita discutono per dieci minuti lontani dai microfoni, scambiandosi presumibilmente opinioni sui novanta minuti delle due squadre. Scorrono altri giocatori del Bayer, mentre non c’è ombra di quelli del Lipsia. Dopo mezz’ora di attesa alzo bandiera bianca, ma soltanto dopo le rassicurazioni di un giornalista locale: “Hanno preso la strada secondaria e di qua non passano”. Peccato.

Esco dallo stadio un’ora dopo il fischio finale della partita e mi avvio per le strade della città. Per quanto mi è stato possibile osservare Leverkusen non sembra una città particolarmente viva, mantiene la propria anima industriale, come abitudine dei centri di quelle zone della Germania. Diverso il discorso per Colonia, prossima meta per una notte. Città più viva, giovane, animata. Di questo però se ne potrà parlare forse tra qualche mese. Al prossimo appuntamento con la Bundesliga, sperando che possa essere il secondo di una lunga serie. Auf Wiedersehen, Deutschland!

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