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Eddie Howe nel confuso regno del Newcastle

Una notizia inaspettata, un nome troppo “piccolo”, ma ecco che il Newcastle ha ufficializzato Eddie Howe come nuovo allenatore della prima  squadra. L’arrivo turbolento della nuova proprietà arabosaudita non ha suscitato  troppi pareri discordanti tra i tifosi Magpies. Stando a un sondaggio, il 93% era favorevole. L’ottimismo presente in prevalenza ha dato un bagliore di luce nella penombra di fallimenti raccolti dal Newcastle negli ultimi anni. Una delle squadre più prestigiose del calcio inglese ha dovuto fare i conti con gestioni sbagliate durante il corso degli anni.

Chi sono i nuovi proprietari?

Facciamo un passo indietro e chiariamo velocemente chi sono i nuovi proprietari del Newcastle. PIF (Public Investiment Found) è il fondo d’investimento del sovrano del regno saudita, facente capo a tale Mohammad bin Salaman. La sua ricchezza è enorme, si parla di cifre nette di 430 miliardi di patrimonio, dieci volte più grande di quello dello sceicco Mansour (City). La sua figura è ovviamente intrecciata a fatti di natura politica, legata a scomparse e sportwashing (cambiare l’immagine di un paese tramite l’entrata in gioco nel mondo dello sport), argomenti che hanno diviso ovviamente il pensiero critico degli appassionati di calcio. Se volete approfondire il tema complesso che gravita attorno alla nuova proprietà delle Magpies, potete trovare tutto in questo articolo.

Al di la del pensiero etico, il punto del discorso in questo caso è un altro. Con l’arrivo di Howe si è fatta più forte l’idea che la proprietà del Newcastle non abbia un progetto ben chiaro.  Questa prima mossa risulta essere un grosso azzardo.

Tanta confusione

La lista degli allenatori che gravitava attorno il mondo del Newcastle era enorme. Sappiamo da vari  rumor britannici che il nome di Paulo Fonseca ad esempio, si era fatto caldissimo nelle ultime ore. Oppure anche quello di Unai Emery, il migliore per risollevare una squadra del genere ma coinvolto in una trattativa frettolosa mai andata in porto, ottenendo solo una sfuriata del Villareal e una confusione enorme per l’ex tecnico dell’Arsenal.

Per spiegare il concetto prendiamo d’esempio proprio Emery. Nonostante non abbia brillato in Inghilterra, sa costruire una squadra difficile da battere, preferisce una difesa bassa pronta ad attaccare gli avversari in contropiede. Aggiungiamoci anche la sua enorme esperienza nelle coppe ad eliminazione diretta con cui si sarebbe potuto ipotizzare un percorso dignitoso in FA Cup. Poi prendiamo d’esempio un altro nome caldo prima dell’ufficialità di Howe, Lucien Favre, saltato anche lui, ma che propone un calcio offensivo dal pressing alto, opposto a quello di Emery. Stesso discorso per un allenatore come Fonseca.

Apparentemente, l’improvvisa acquisizione del Newcastle, non è avvenuta in concomitanza con lo sviluppo di un’idea calcistica che si sarebbe voluta dare alla squadra. Non si è vista nemmeno l’ombra di un possibile progetto, con le parti azionarie della società che, stando ai tabloid inglesi, non riescono ancora a trovare un accordo su alcune decisioni, ritrovandosi in una specie di tiro alla fune nocivo per lo sviluppo di una filosofia societaria solida.

Perché la figura di Howe non è così solida come sembra?

Senza nulla togliere a uno come Eddie Howe, reo di aver abbandonato la nave Bournemouth ma che nonostante ciò ha portato le Cherries dalla quarta divisione fino alla Premier, rimanendoci per anni con un budget davvero irrisorio. Tuttavia è anche vero che se andassimo a vedere il miglior Bournemouth di Howe, in nona posizione, troveremo dei dati poco confortanti. Una media gol subiti abbastanza alta, 1,74 a partita, ovviamente inferiore a quella attuale del Newcastle (2,3) ma che non è abbastanza, considerando le 67 reti subite in quella stessa stagione. La domanda sorge spontanea, è quindi lui l’uomo del Newcastle?

Il nome di Eddie Howe, stimato da tanti colleghi, da Potter fino a Guardiola, sembra quasi una chiamata last minute. La chiamata di una terza o addirittura quarta scelta, è questo che sembra (e che probabilmente è).

E allora ecco che a Howe attende un lavoro enorme da fare. Innanzitutto rimettere psicologicamente una squadra apparentemente allo sbando, con due attaccanti a cui si fa un eccessivo affidamento.  Saint Maximin, talento Magpie e Callum Wilson, pupillo di Howe troppo spesso fermo ai box, non possono reggere il peso della squadra da soli. Dietro nessuno è imprescindible vista la qualità della rosa, ma serve ricercare la compattezza almeno per ottenere un difficilissimo e ormai agognato clean sheet. Un calendario impegnativo, una squadra a meno 6 dalla zona salvezza, un dicembre intenso. Con queste premesse, niente è facile. Allora ecco che lo sguardo va verso una dirigenza almeno per ora confusa, senza un’idea chiara. E senza una filosofia solida da portare avanti forse Eddie Howe è stato il miglior contratto che si potesse strappare.

Berengario Elia Pelizzari

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