Guida al Brasileirão 2020 – Botafogo

Botafogo

Città: Rio de Janeiro
Stadio: Nilton Santos (46831 posti)
Miglior piazzamento: Campione (2 titoli)
Nel 2019: 15°

LA SQUADRA

Non è un momento facile per uno dei club più tradizionali del Brasile, in crisi economica e reduce da una stagione complicata in cui ha dovuto lottare per la salvezza fino alle ultime giornate.

Per riportare entusiasmo, il Botafogo ha deciso di puntare su grandi nomi del calcio internazionale, benché un po’ attempati: sono sfumati i sogni Robben e Yaya Touré, ma sarà interessante vedere l’impatto di Keisuke Honda e dell’ex-Chelsea Salomon Kalou, rispettivamente 34 e 35 anni.

Honda, che curiosamente è anche CT della nazionale cambogiana, ha già giocato 4 partite nel Carioca (segnando un gol su rigore), mentre l’ivoriano – 97 presenze e 28 gol in nazionale, da cui si è ritirato nel 2017 – è arrivato da poco e le sue condizioni sono un’incognita: non gioca una partita dal 30 novembre, poi è stato messo ai margini dall’Hertha Berlino con l’arrivo di Jürgen Klinsmann e infine fuori rosa per le intemperanti dirette Instagram in cui violava le regole di distanziamento fisico e scherzava con una “corona song”.

È comunque fisicamente integro, in carriera non ha mai patito grossi infortuni e fino alla stagione precedente era stato sempre titolare in Germania, segnando anche 8 reti nel 2018/19.

Sul campo però l’avvio di stagione non ha entusiasmato: eliminato nel girone in Taça Guanabara (prima fase del Carioca) e in semifinale nella Taça Rio (seconda fase) dal Fluminense, cui è bastato uno scialbo 0-0 per qualificarsi avendo vinto il proprio girone.

Preoccupano soprattutto il rendimento contro le altre “grandi”: una sola vittoria per il Botafogo contro il Vasco, una sconfitta e un pareggio (ma come detto costato l’eliminazione) contro il Flu, e un pesante 3-0 patito dal Flamengo, per un totale di un gol segnato e 6 subiti.

Anche nella Copa do Brasil, nonostante la qualificazione, il cammino è stato faticoso: contro il Caxias do Sul grazie all’assurda regola che al primo turno qualifica le squadre più quotate anche col pareggio (ma devono giocare in trasferta), poi ai rigori contro il Náutico e 1-0 al Paraná Clube, due squadre di Série B.

Come nella migliore tradizione recente brasiliana, anche al Botafogo c’è già stato un cambio di allenatore: Alberto Valentim (ex calciatore dell’Udinese) non ha resistito alla sconfitta per 3-0 contro il Fluminense e al suo posto è stato ingaggiato il 63enne Paulo Autuori.
Non essendo stato un calciatore professionista, Autuori ha iniziato ad allenare addirittura nel 1974, intraprendendo una carriera da giramondo che lo ha portato in Portogallo, Giappone, Perù, Qatar, Bulgaria e Colombia.
Negli ultimi anni è stato anche direttore sportivo, prima al Fluminense e poi, l’anno scorso, al Santos, ma il richiamo della panchina del Fogão è stato troppo invitante.

Oggi il Botafogo è lungi dall’essere una squadra pronta. Tuttavia, il tecnico sembra aver consolidato alcuni aspetti: il 4-2-3-1 proposto prevede l’utilizzo della tecnica di Honda in zone arretrate, come un vero centrocampista che funga da accentratore della manovra con l’obiettivo primario di liberare gli esterni in uno contro uno, oppure appoggiandosi sulla dirompente fisicità del centravanti Pedro Raúl, 11 gol in Série B con l’Atlético Goianiense ma soprattutto tanto lavoro sporco (è stato il giocatore a ingaggiare più duelli in tutto il campionato).

A sinistra il 18enne Luis Henrique si è dimostrato già pronto per una maglia da titolare ed è corteggiato da diverse big europee, mentre dall’altra parte Luiz Fernando ha mostrato colpi interessanti – completa più di 3 dribbling ogni 90’ – ma poca concretezza, avendo segnato un solo gol in 31 presenze (e senza alcun assist); è probabile che Kalou prenda il suo posto, per cercare di dare più profondità e un maggiore contributo in fase realizzativa.

A centrocampo sta guadagnando fiducia il giovane prodotto delle giovanili Caio Alexandre, che ha dimostrato di poter svolgere con qualità entrambe le fasi, mentre il 10 Bruno Nazário, di proprietà dell’Hoffenheim, è alla ricerca della continuità dopo vari prestiti infruttuosi.

Tra gli altri è probabile che saprà ritagliarsi il suo spazio Alex Santana, celebre per le sue “botte” dalla distanza, e potrebbe sorprendere il nuovo acquisto Gabriel Cortez, giunto in prestito dai Lobos di Puebla, in Messico: ecuadoregno classe ‘95, dopo le ottime stagioni con l’Independiente del Valle si è un po’ smarrito, ma vede la porta e sa far “cantare” il suo destro sui calci di punizione, di cui è un vero specialista.
Da non dimenticare, inoltre, l’esperienza di Cícero, tipico volante alla brasiliana titolarissimo l’anno scorso e prezioso soprattutto in fase difensiva.

In porta non si discute il paraguayano Roberto “Gatito” Fernández, mentre nella linea difensiva spicca Marcelo Benevenuto, l’anno scorso migliore del campionato per intercetti, cui dovrebbe affiancarsi il più tecnico e mancino Rafael Forster, appena prelevato dal Ludogorets dove aveva già lavorato con Autuori.

Per quanto riguarda i terzini, a sinistra è tornato dal Palmeiras Victor Luis, altro gran tiratore dalla distanza, mentre a destra dovrebbe giocare Marcinho, anche lui con caratteristiche prettamente offensive (4 assist nel 2019) e già convocato da Tite lo scorso settembre.

L’UOMO-CHIAVE DEL BOTAFOGO

Il legame che unisce Brasile e Giappone affonda le sue radici nelle onde migratorie che, dai primi del Novecento, hanno portato emigrati giapponesi a cercare fortuna nelle fertili terre brasiliane.
Oggi, i circa 1,5 milioni di cittadini di origine giapponese che vivono nel paese rappresentano una delle migliori esperienze di integrazione, e nel 2008 si è celebrato il centenario dell’immigrazione giapponese in Brasile.

Grazie anche all’influenza esercitata da Zico, che oggi è dirigente dei Kashima Antlers dove aveva chiuso la carriera da calciatore, ed è stato anche CT della nazionale dal 2002 al 2006, i brasiliani sono di gran lunga gli stranieri più rappresentati nella J League (attualmente sono 50), ma il percorso inverso non è frequente.
Qualche giapponese nel Brasileirao c’è già stato – su tutti Kazu Miura, che a 15 anni si trasferì a San Paolo, dove iniziò la sua carriera da professionista -, ma Keisuke Honda rappresenta un’eccezione in termini di fama e personalità.

98 presenze e 37 gol con i Samurai Blu, Honda arriva in Brasile a 34 anni, dopo una buona stagione in Australia e la strana esperienza al Vitesse, dove ha rescisso il contratto dopo 4 partite a causa dell’esonero dell’allenatore, sentendosi in parte responsabile del fallimento.

Una decisione inusuale che rivela l’atipicità del ragazzo, in campo e fuori, impossibile da cogliere nel suo periodo in Italia per una stampa abituata a ragionare per luoghi comuni.

Al suo approdo in Brasile è stato ricevuto con il consueto grande entusiasmo dalla torcida del Botafogo ed è stato subito messo al centro del nuovo progetto tecnico: che parta come mediano o come trequartista, in fase offensiva gode di una certa libertà e agisce come un regista a tutto campo. Non è mai stato un giocatore veloce e con gli anni il suo passo si è fatto ancor più compassato, ma la sua tecnica e la sua esperienza saranno importanti per dare ritmo alla manovra di una squadra che mira a imporre il suo gioco attraverso il possesso palla, anche come arma “difensiva” nei momenti in cui sia necessario abbassare i ritmi.

IL POTENZIALE CRAQUE

Se a Honda si chiede la “pausa”, dal classe 2001 Luis Henrique ci si aspetta di vedere le accelerazioni fulminee e i dribbling tipici dei giovani esterni d’attacco brasiliani.
Aggregato alla prima squadra sul finire della scorsa stagione, all’esordio da titolare nell’ultima giornata contro il Ceará ha fornito un assist e ha mostrato di non aver paura di prendersi delle responsabilità, soprattutto con il dribbling (ne ha completati 3 sui 5 tentati).

In questa stagione è partito titolare nelle ultime 10 partite del Carioca e solo una volta è stato sostituito, a testimonianza di quanto la società e il tecnico lo ritengano già centrale nel progetto tecnico.
Le statistiche disponibili si limitano ai due gol segnati, ma le immagini mostrano un giocatore di personalità e dall’indole decisamente verticale, che quando riceve il pallone sembra pervaso dall’elettricità di chi vuole dimostrare il proprio talento ed essere determinante. Raramente protegge il pallone o rallenta, anzi cerca quasi sempre il dribbling o l’associazione coi compagni tramite scambi in velocità, il che lo rende una minaccia costante sia in fase di attacco posizionale, sia in transizione dove si avvale non solo della tecnica ma anche di notevoli doti atletiche (è alto 1,81).

La sua esuberanza fortemente istintiva al momento è connaturata all’espressione stessa delle sue migliori qualità, ma a volte lo porta a intestardirsi troppo in azioni personali o ad accelerare anche quando sarebbe più opportuno rallentare l’azione.

Luis Henrique oggi è uno dei talenti più luminosi del campionato brasiliano e speriamo che vi rimanga almeno fino a fine stagione, ma le voci di mercato si fanno sempre più insistenti: il suo agente è nientemeno che Jorge Mendes, e si è già parlato di Juve, Leicester e di club portoghesi e spagnoli, apparentemente ben disposti a pagare la clausola di 30 milioni di euro al Botafogo, detentore del 40% del cartellino (mentre il resto è in mano a un fondo privato).

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