Il Trono di Spagna ep.7: nuove prospettive

Da una settimana è terminata la Liga e tra poco più di una settimana cominceranno le coppe. Terra di mezzo per il calcio spagnolo, immerso nell’attesa della parte conclusiva della stagione più lunga di sempre, con le prospettive delle squadre che cambiano a seconda degli impegni. Chi sarà impegnato tra Champions ed Europa League guarda all’immediato, chi invece ricomincerà direttamente dalla prossima stagione deve studiare e pianificare.

Real e Barcellona saranno protagoniste anche in questo caso da subito, entrambe con un ritorno da giocare, entrambe con una situazione difficile da sciogliere. Più complicata sul piano tecnico per il Real, decisamente meno facile su quello emotivo per il Barcellona. Ma è la Champions amici, e arrivati a questo punto della competizione i valori devono necessariamente venire fuori. Il Real ha le carte per rimontare due gol a Manchester, il Barcellona ha tutto per passare col Napoli e chissà, magari guardare anche più in là se le cose dovessero sistemarsi anche tra spogliatoio e gli uffici ai piani alti.

Non ci potrà essere il tanto atteso Clásico in finale, il primo della storia della Champions, visto che il tabellone le farebbe affrontare in semifinale come nel 2011, ma a oggi verrebbe considerato un traguardo già vederle entrambe presenti ai quarti. Ai quarti dove l’unica che attende è l’Atlético, con l’occasione quasi irripetibile di tornare in finale, a Lisbona poi, il luogo del delitto, dove perse la finale che consegnò la Décima Champions al Real.

Con la testa migliore questa squadra può passare clamorosamente dall’essere la delusione dell’anno a Campione d’Europa, un ribaltamento di prospettive in puro stile Simeone, abituato a sorprendere quando meno lo si aspetta.

E tutta questa situazione blocca anche il mercato delle tre big di Spagna: non è ancora tempo di pensare a chi andrà via e a chi verrà, per quanto il Real stia riportando gradualmente a casa tutti i prestiti e il Barcellona abbia già concluso una trattativa importante come lo scambio Arthur-Pjanic. C’è poi questo fantasma di Lautaro che ci portiamo addosso da marzo, una trattativa completamente no sense che darebbe continuità ai disastri delle ultime stagioni, quei tanti acquisti a spese folli che non hanno cambiato di una virgola il valore della squadra, se non nella credibilità del suo operato nelle sessioni di calciomercato. Quando capiranno che l’unica necessità è un’ala sinistra di grandissimo livello e che a quell’identikit corrisponde solo il nome di Neymar sarà sicuramente troppo tardi.

Poi abbiamo anche le due fate d’Europa League, il Siviglia che punta al pesce grosso e un Getafe che dalla ripresa non ne ha azzeccata una. Vero che è complicato confermarsi e tenere certi livelli per tutto l’anno, ma farsi scippare anche il settimo posto è veramente da polli. Solo un colpo di reni li potrà salvare in questa Europa League, ma non sembra all’orizzonte.

Tutte le altre guardano alla prossima stagione, tra il Granada che dovrà costruire sul mercato una rosa credibile per affrontare l’Europa League, alle squadre da rifondare come il Valencia, che però dovesse mettere alla porta anche Parejo rischierebbe davvero di tornare ai disastri del 2016.

Da apprezzare gli sforzi delle altre: Villarreal e Betis che si affidano all’usato sicuro di Emery e Pellegrini per la panchina, o al Cadice neopromosso che porta subito a casa un colpo come lo Squalo Negredo. Con loro verrà su l’Huesca e la vincitrice dei playoff, che peraltro ancora non si sa quando si giocheranno visto il caos Fuenlabrada che quantomeno ha volontariamente rinunciato per evitarci un’estate di ricorsi.

Ricorsi che non potrà fare il Deportivo. Per quanto dispiaccia perdere una grande squadra e vederla finire addirittura in terza divisione, è assurdo ciò che chiedono: una partita iniziata e terminata è legittima, sarebbe stato sicuramente più corretto disputarle tutte assieme ma in ogni caso il Depor avrebbe potuto segnare solo al Fuenlabrada e non a Lugo e Ponferradina, che con questi risultati sarebbero stati salvi a prescindere. Avessero perso ci sarebbe stato ugualmente tutto questo rumore? Per cortesia. E quindi anche la richiesta di aumentare la Segunda a 24 squadre è insensata e dettata solamente dalla disperazione di un grandissimo club sprofondato nelle tenebre, ma con una proprietà solida che sicuramente saprà ricostruire il prossimo anno.

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