Il Trono di Spagna: la nuova generazione

È bastata la prima giornata con tutte le big in campo per capire che la Liga di quest’anno sarà all’insegna delle novità. Un campionato strutturalmente identico a quello della scorsa generazione, ma profondamente cambiato grazie ai dettagli, che renderanno questa corsa al nuovo Trono decisamente più accattivante di quelle che sembravano essere le premesse di poche settimane fa.

Innanzitutto perché al primo appello il Barcellona ha risposto presente. Ci si aspettava una scena muta alla prima di Koeman e invece dopo novanta minuti le percezioni della stagione rischiano anche di essere positive: la squadra gira, segna, gioca bene a calcio e soprattutto appare rinnovata. Fondamentale per poter recitare un grande ruolo in questo campionato avere delle novità, dei tocchi di imprevedibilità, qualcosa di diverso da proporre. Non solo nel modulo, ma anche negli uomini: Ansu Fati non è più il giovane della squadra, ne è la stella; Coutinho prova a essere un elemento determinante e non un peso, in attesa di vedere Lionel Messi più partecipe e coinvolto di una prestazione in cui ha avuto lampi da fenomeno ma comunque non totalmente a suo agio. In ogni caso sono diciassette le stagioni consecutive in cui va a segno in Liga, importante anche per dare un segnale di presenza nella notte che ha incoronato Ansu come suo Delfino.

Il Barcellona vince e domina, si fa piacere al contrario di quello che pensavano in molti, compreso il sottoscritto. Era difficile dare fiducia a una squadra abbattuta da un mercato in cui i grandi movimenti sono stati solo in uscita, e invece questo gruppo ha saputo dare qualcosa in più, e soprattutto rivalorizzare qualche “vacca sacra” come Jordi Alba, finalmente tornato a fare ciò che gli riesce meglio. Pesante invece è la sconfitta del Villarreal, che non sta gestendo al meglio le pressioni: Emery ha un enorme credito per la sua splendida carriera, ma non può campare col suo nome all’infinito se non arrivano risultati sul campo. E l’Europa League deve ancora cominciare, attenzione.

L’altra grande novità della Liga di quest’anno è sicuramente il nuovo Atlético del Pistolero. Un solo acquisto per metterli in corsa per il Trono: ma è possibile che un solo giocatore cambi così la percezione di una squadra? Sì, se parliamo di Suárez sì. I soliti francobollatori di post-it gli hanno dato del vecchio e del finito, senza comprendere che un’annata a vuoto in una totale polveriera come quella del Barcellona dello scorso anno è giustificabile anche per un campione del genere. non sono i due gol e l’assist in venti minuti a dirci che stagione sarà per lui, perché d’altronde la partita era già in discesa al momento del subentro, ma insomma, per chi non lo riteneva funzionale a certi sistemi è arrivato un primo avviso. C’è ampissima libertà di scelta e va rispettato anche il pensiero di chi crede che Morata sia più adatto per un sistema come quello della Juventus, anche se verrebbe da chiedersi quale visto che in due partite abbiamo visto due squadre completamente differenti e un apporto praticamente nullo dello spagnolo alla prima chiamata.

C’è tempo per tutto, vero, però bisogna anche ricordarsi di come è stato trattata una leggenda del calcio come Suárez, neanche parlassimo della punta da 7-8 gol a campionato di turno. Ma veniamo in casa Real, perché i padroni del Trono non sembrano così solidi e affidabili come nel finale dello scorso campionato. Era una corazzata quella, che avrebbe vinto qualsiasi partita di Liga, ma evidentemente il KO di Champions con tanto di prestazione da minimo sindacale (quando serviva un’enorme impresa) ha un po’ divorato l’anima cannibale di questa squadra. Anche qui ci sarà modo di rimettersi in carreggiata, perché la rosa è davvero forte, ma nelle prime due partite Zidane sembra non stare sfruttando il grande vantaggio che ha sulla concorrenza, ossia quello di non dover costruire nulla di nuovo.

Ma forse è anche il bello di quest campionato, che ci regala una classifica clamorosa dopo tre giornate: molto disordinata per via del calendario, vero, ma Betis e Granada sono in testa ancora a braccetto nonostante le sconfitte del weekend, nel caso dei Nazaríes anche molto pesanti. Alla fine tutto ritroverà i soliti equilibri, ma questa ha già dato la prova di essere una Liga che segnerà un cambio epocale, un campionato di passaggi di consegne verso la nuova generazione del calcio spagnolo.

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