
Lautaro Martinez Inter Immagine | Ansa
Il Mondiale per club dell’Inter si chiude a Charlotte, contro il Fluminense che sbarra la strada ai nerazzurri all’ottavo di finale. I brasiliani giocano la loro onesta partita: trovato il gol del vantaggio, speculano sul risultato, resistono all’assedio (tardivo) nerazzurro e piazzano il colpo del ko con la più classica delle ripartenze.
Inter, non è solo sfortuna
L’Inter gioca male e poi è anche sfortunata. Un palo e un incrocio dei pali, un paio di miracoli del portiere del Fluminense hanno impedito ai nerazzurri di proseguire il percorso, ma è altrettanto innegabile che l’Inter e i suoi avversari abbiano avuto le stesse opportunità per trovare la via del gol. Sarebbe comunque sbagliato, oltre che fuorviante, appellarsi esclusivamente alla malasorte. L’Inter, in questa eliminazione, ci ha messo comunque molto del suo, con un approccio molle al match: il primo gol dei brasiliani, messo a segno da Cano che salta indisturbato fra Bastoni e Dumfries, è un errore da matita blu così come i primi 45’ di gioco riassumibili in due parole: assolutamente abulico.
Chivu non ha inciso: una squadra svuotata
L’Inter è apparsa con la spia della riserva accesa sin dal primo minuto di gioco. In campo si è vista una squadra stanca, con poca testa, incapace di reagire. Ritmi troppo bassi, non a caso quando l’Inter ha innestato le marce alte ha creato occasioni ed è tornata prepotentemente in partita. Chivu, al netto delle scusanti, non ha inciso né avrebbe potuto farlo in appena tre settimane di lavoro. Ha raccolto l’eredità di una squadra svuotata, che ha evidentemente bisogno di staccare la spina non solo dal punto di vista fisico ma anche mentale, dopo una partita che per certi versi rispecchia l’andamento della stagione: una squadra che ha prodotto tanto ma ha raccolto pochissimo.
Obiettivo: Ricaricare le batterie, poi rifondazione
L’eliminazione da questa competizione, per quanto lasci in eredità una comprensibile amarezza, non è in assoluto una iattura. L’Inter, che ha cambiato allenatore in corsa, avrà qualche settimana di tempo per ricaricare le batterie, confermarsi una squadra da vertice e soprattutto riordinare le idee, specialmente dopo una stagione amarissima che ha lasciato scorie difficili da smaltire. La sensazione, rafforzata dall’esito della sfida con il Fluminense, è di una squadra da analizzare, correggere e forse, per alcuni aspetti, da rifondare. Il processo di ricostruzione e ringiovanimento, in fondo, inizia proprio da questo ko. Le parole di Lautaro lasciano poco spazio alle interpretazioni: “chi vuole resta, chi no va”, sanciscono che al mondiale per club si è chiuso un ciclo.