
Simone Inzaghi | immagine Ansa - Footbola.it
Simone Inzaghi, addio tutto sommato al momento giusto all’Inter per abbracciare l’Al Hilal dove sarà il tecnico più pagato del mondo. Era nell’aria, è accaduto puntualmente. Le sirene arabe, unite alla cocente delusione della finale di Monaco di Baviera, hanno accelerato il percorso verso una separazione quasi necessaria dopo quattro anni vissuti intensamente fra luci e ombre.
Simone Inzaghi: fra oro e bigiotteria
La scelta è quasi inevitabile: Simone Inzaghi ha dato il massimo e sa bene che qualsiasi risultato negativo, dopo il ko in finale di Champions, gli si potrà ritorcere contro. L’esperienza si chiude con 141 vittorie, 41 pareggi e 35 sconfitte nelle 217 partite da allenatore dell’Inter e una media punti di 2,14. Un lavoro che ha lasciato in eredità sei trofei: due Coppa Italia, tre Supercoppe Italiane e uno scudetto. Un ciclo di successi sì, ma di poco peso specifico e ben lontano dalle Grandi Inter, quelle, per capirsi di Mourinho ed Herrera che hanno sparecchiato in Italia e in Europa. Inzaghi, al netto dello scudetto della doppia stella, ha più perso che vinto: un titolo in quattro stagioni con una squadra universalmente riconosciuta come la migliore del lotto, è, alla conta finale, l’unico vero “oro” in mezzo alla bigiotteria.
L’incapacità di lottare su più fronti
Le cifre non hanno sentimenti e mettono in evidenza ombre e luci, ma anche e soprattutto pregi e difetti di un allenatore che ha sicuramente regalato momenti di grande calcio, esaltato con le sue intuizioni elementi come Acerbi, Calhanoglu e Mkhitaryan, valorizzato calciatori arrivati come poco più che promesse e oggi top player (Dimarco, Thuram, Lautaro su tutti) e due finali su tre di Champions League con mezzi e uomini oggettivamente ridotti rispetto alla concorrenza. Meriti che cozzano con la gestione su più fronti. Non è un caso che Simone Inzaghi non abbia mai abbinato titoli. Quando è arrivato in fondo alla Champions, ha lasciato per strada il campionato o la Coppa Italia o, come in questa stagione, entrambe. Quando invece è andata fuori dall’Europa che conta, ha vinto uno scudetto.
La resa dei conti: più ricevuto che dato
Alla resa dei conti, dunque l’Inter ha più dato che ricevuto da Simone Inzaghi che si è costruito una immagine da top manager spendibile all’estero e gli ha fruttato un ingaggio da sceicco nel campionato arabo. I limiti restano comunque evidenti: una preparazione fisica spesso deficitaria alla stregua della lettura delle partite e alla mancanza di un piano B nei momenti di difficoltà, abbinata a una certa confidenza con il perdere testa, partita e titoli. Il 5-0 con il PSG ha fotografato, impietosamente, l’intera esperienza in nerazzurro di Simone Inzaghi. La sua Inter, come a Monaco. spesso si è sciolta sul più bello: basti pensare alla sfida di Bologna quando ha avuto il Milan con il fiato sul collo, alle dodici sconfitte accumulate nell’anno dello scudetto del Napoli di Spalletti e della incapacità di chiudere i conti in questa stagione favorendo il ritorno degli azzurri di Conte.