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I Red Devils chiudono un’annata da incubo con la sconfitta in finale di Europa League contro il Tottenham. E lo spogliatoio si divide: tra fedeltà e frustrazione, il futuro è tutto da scrivere
La stagione 2024/25 del Manchester United è finita nel peggiore dei modi. La sconfitta in finale di Europa League contro il Tottenham ha messo il punto esclamativo su un’annata complicata, segnata da risultati altalenanti, tensioni interne e poche certezze sul futuro. Un progetto tecnico che sembrava poter decollare si è invece sgretolato tra le mani di Ruben Amorim, che ora si ritrova sotto esame nonostante la fiducia pubblicamente rinnovata dal capitano Bruno Fernandes.
Al San Mamés di Bilbao, contro un Tottenham cinico e concreto, lo United ha alzato bandiera bianca proprio nel momento in cui serviva un segnale. Una finale piatta, senza reazione, chiusa sull’ennesimo rimpianto di una squadra che ha faticato a trovare equilibrio e continuità.
Fernandes, la voce del capitano: “Resto finché il club mi vuole”
Tra chi ci ha messo la faccia dopo la disfatta, Bruno Fernandes. Il centrocampista portoghese – appena premiato per la quarta volta con il Sir Matt Busby Award come miglior giocatore stagionale – ha parlato a cuore aperto nel post gara, lanciando un messaggio chiaro alla dirigenza e ai tifosi.
“Non è mai stata una questione di soldi. Voglio vincere trofei, competere ai massimi livelli e farlo con questa maglia“, ha dichiarato in mixed zone. “Se il club pensa che sia il momento di separarsi, lo accetterò. Ma finché mi vorranno, io resterò“. Parole da leader vero, in un momento in cui il gruppo sembra più fragile che mai.
Fernandes ha anche preso posizione a difesa di Ruben Amorim, criticato per l’andamento incostante della stagione: “So che è difficile da capire, ma continuo a credere che sia l’uomo giusto per guidare il club. I risultati non sono arrivati, ma non vedo nessuno più adatto di lui per questo incarico“.
Garnacho esplode: “Stagione di m***a Forse è ora di cambiare”
Ma non tutti sembrano condividere lo stesso spirito. A poche ore dalla sconfitta, Alejandro Garnacho ha affidato ai social un messaggio duro, che sa tanto di sfogo quanto di rottura.
“Questa stagione è stata una vera m***a. Abbiamo perso la finale, è stata pessima“, ha scritto su Instagram l’attaccante argentino. Più che una critica generica, un’accusa velata al tecnico: “Ho giocato ogni turno della competizione… e poi nella finale solo 20 minuti? Non so davvero cosa dire. Ma sicuramente anche questo ha un impatto“.
Il suo futuro è ora in bilico. “La finale, la stagione, la situazione del club… ora mi godo l’estate, poi vedremo“. Parole che lasciano aperti più scenari: un addio non è più tabù. Già a gennaio era stato vicino al Napoli, ora non è escluso che altre pretendenti bussino alla porta.
United a un bivio: ricostruzione o rivoluzione?
La frattura tra generazioni e visioni interne sembra allargarsi. Da una parte la solidità e la leadership di Fernandes, dall’altra il malcontento e l’impulsività di giovani talenti come Garnacho. In mezzo, una dirigenza che dovrà decidere se rifondare o rilanciare.
La finale persa contro il Tottenham non è solo una delusione sportiva: è l’emblema di una stagione fallita e la fotografia di un club che ha smarrito la sua identità. Il mercato estivo dirà se lo United saprà ancora rialzarsi. O se questa volta il baratro è davvero più vicino del previsto.