
Sergio Conceiçao Milan Immagine | Ansa
Milan, la trasferta in casa del Lecce è qualcosa di molto simile all’ultima spiaggia per Sergio Conceiçao che fra uno sfogo e l’altro, è chiamato a salvare la panchina e la faccia dopo un mese caratterizzato da un crollo verticale che ha portato il Milan fuori prima dall’Europa e poi dalla lotta per ritornarci.
Sergio Conceiçao, sempre più solo e precario
Inutile girarci troppo intorno. Al di là delle dichiarazioni di facciata, la posizione dell’allenatore rossonero è sempre più precaria e il suo futuro sempre più lontano da Milanello. Il contratto scade nel 2026 ma il Milan può esercitare il diritto di non onorarlo a partire dal prossimo giugno, scelta che sembra ormai scontata. Anche perché la situazione volge al peggio: la prima settimana trascorsa esclusivamente ad allenarsi ha lasciato in eredità l’ennesima dote di mugugni e scontenti, considerando che la formazione in vista della sfida del Via del Mare sarà rivoluzionata. E a rotolare saranno diverse teste coronate. A Lecce potrebbero restare a guardare Theo Hernandez, Leao e forse uno fra Joao Felix e Jimenez.
Un portoghese dopo l’altro: un film già visto
Cambiare volto al Milan per salvare la panchina. Quella di Sergio Conceiçao è una mossa disperata, che ricorda da vicino sin quasi a ricalcarla, quanto accaduto non più di qualche mese fa. Fonseca, prima di perdere definitivamente il controllo della situazione, opta per l’effetto elettrochoc . La squadra non risponde e il portoghese è esonerato. La sensazione è quella di vivere un film già visto. Un portoghese dopo l’altro, la trama non cambia: entusiasmo, poi cortocircuito e infine la spirale di negatività. Sullo sfondo, un allenatore solo, senza un dirigente che gli offra una scialuppa e con una dirigenza già proiettata al futuro e fondamentalmente disinteressata della stretta attualità.
Il rischio di staccare la spina
Il rischio, concreto, è che il Milan possa staccare la spina e infilarsi in un vicolo cieco e andare a sbattere contro l’assuefazione a vivacchiare nella mediocrità. L’idea di giocare in un Europa che non conta non sembra stuzzicare più di tanto una dirigenza che, avendo già di fatto anticipato la campagna acquisti per centrare un posto in Champions quest’anno, potrebbe scegliere di restare immobile sul mercato estivo o di porre solo pochi ritocchi a una rosa da affidare sicuramente a un altro allenatore. L’idea è di puntare su un uomo di campo e in questo senso il lavoro del nuovo tecnico potrebbe essere agevolato dall’idea di potersi concentrare su un solo impegno. Un po’ come è accaduto a Napoli di Conte, allenatore che è stato vicino al Milan e mai come adesso rimpianto a queste latitudini.