
Il trofeo del Mondiale per club Immagine | Ansa
Il Mondiale per Club inizia a piacere. Accolto con scetticismo, il torneo fortemente voluto dalla FIFA ha recuperato fascino e terreno lungo il percorso, allineandosi, per bacino d’utenza e spettatori, ai livelli dei big match europei.
Mondiale per club: i primi obiettivi centrati
Arrivato al giro di boa, il Mondiale per Club ha già centrato i primi obiettivi: in primis quello economico, legato alla “stagionalità” dei bilanci. Un miliardo di euro per i diritti TV. La FIFA ha trovato la chiave per bilanciare gli introiti lungo l’anno solare, colmando il periodo di maggiore sofferenza, ovvero quello fra giugno e luglio quando i campionati sono fermi e non sono previste competizioni internazionali. Piazzare il mondiale per club fra Mondiali, Europei e Copa America è senza dubbio una scelta che ha già ripagato. Fra l’altro il ricavato fra Mondiale per Club e Coppa Intercontinentale non è minimamente paragonabile. Un ottimo inizio per una edizione pilota in attesa di consolidamento.
Il prossimo step: mettere le radici
Il prossimo step è mettere le radici dopo aver interessato il grande pubblico, che ha mostrato un certo apprezzamento nell’assistere agli incroci fra club europei e sudamericani. E anche i “grandi assenti” che avevano accolto con sollievo l’idea di non esserci, iniziano a ripensarci. I miliardi piovuti dai fondi arabi e statunitensi, ormai i nuovi “dealer” della distribuzione della ricchezza nel calcio, ingolosiscono e non poco. A tal punto da far considerare all’organizzazione un allargamento a 48 squadre e un criterio di qualificazione differente. Anche diversi paesi hanno fiutato l’affare e sono pronti a ospitare il torneo: per l’edizione 2029 sono già in corsa Australia, Marocco e Spagna che garantirebbero maggiore flessibilità anche per il fuso orario.
Non è tutto oro quello che luccica
Non è tutto oro quello che luccica: è vero che i numeri sono confortanti, ma è altrettanto innegabile l’incognita legata alla partecipazione al torneo. Non è ancora chiaro se e quanto inciderà a livello fisico sui calciatori in vista della prossima stagione, così come resta da capire la collocazione dei big match che per forza di cosa vedrà almeno quattro teste di serie costrette a scendere in campo nei giorni feriali nonché in orari al limite della sopportazione fisica per non perdere il “prime time” in Europa. Scelte che cozzano con lo spettacolo, la presenza sugli spalti e, soprattutto con la salute di chi scende in campo. Sarà interessante, con la competizione che entra nel vivo, come e sino a quanto salirà l’incide di gradimento.