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Napoli, una vittoria nel nome di Diego

Vincere oggi per il Napoli era quasi un dovere morale. Per la classifica del girone, che adesso lo vede al primo posto da solo, ma soprattutto per la memoria di Diego Armando Maradona che non ha mai abbandonato lo stadio e la sua squadra per tutti i 90 minuti, forse i più sentiti di questa stagione.

Lo stadio vuoto, riempito soltanto da un vessillo dell’eterno 10, silenzioso e commosso quando in campo tutti i giocatori azzurri sono entrati con quella che era e sarà per sempre la sua maglia. Fuori invece la grande festa: per una notte non c’è coprifuoco o zona rossa che tengano per i tifosi, accorsi in pellegrinaggio verso il tempio che presto porterà il suo nome. Cori, fumogeni, lacrime, come le più belle scene viste quando Maradona palleggiava fra le mura di quello stadio. Questa sera c’era anche lui e forse i giocatori del Napoli un po’ quella pressione l’hanno sentita.

E infatti il primo tempo contro il Rijeka non è stato bello. Gli azzurri sembravano disordinati e disorientati, guidati da un attacco inedito formato da Elmas, Zielinski e Politano a sostegno dell’unica punta Petagna. I croati, molto più organizzati, non hanno permesso alla squadra di Rino Gattuso di esprimersi al meglio, ma proprio alla fine del primo tempo qualcosa si sblocca. Il polacco serve un pallone in mezzo all’area che finisce in porta grazie alla deviazione di Politano, aiutato probabilmente anche dalla scivolata di Armando Anastasio, napoletano che si ritrova a dare involontariamente una mano alla sua squadra.

Poi ci pensano i soliti titolari a chiudere la partita. Gattuso manda in campo tutti i migliori per assicurarsi presto la vittoria: Insigne, Mertens, Fabian e Lozano, il più in forma di tutti che inganna la difesa del Rijeka e segna il gol del 2-0, con una dedica che punta dritta verso il cielo. Ci prova anche il capitano a omaggiare il suo mito di sempre con un gol che però non arriva. Non è la vittoria più bella di questo Napoli, ma di sicuro è la vittoria di Diego Armando Maradona, forse la più importante e sentita di tutta la storia azzurra. Il cammino in Europa League continua proprio mentre dall’altra parte del mondo, poco fuori Buenos Aires, una folla tra lacrime e canzoni accompagna il più grande di tutti nel suo ultimo viaggio.

Ada Cotugno

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