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Da Liverpool a Madrid, solo andata: il tradimento di Owen

Michael Owen è stato “il Golden Boy“. Il primo e, forse, l’unico. Il ragazzo prodigio che sembrava poter essere il futuro della Nazionale Inglese, destinato a dominare l’Europa. Due volte capocannoniere della Premier League a nemmeno vent’anni, miglior giovane al Mondiale di Francia 1998. Idolo della tifoseria del Liverpool, Pallone d’Oro nel 2001. Capocannoniere in ogni stagione dei Reds. Fino a quell’agosto 2004 che ha cambiato tutto.

Il trasferimento al Real Madrid, che doveva essere un altro passo in avanti, è stato l’inizio della fine di Owen. Da bandiera del Liverpool e trascinatore dei Reds a fenomeno mancato. O meglio, fenomeno durato troppo poco in relazione al talento. Tutto per un trasferimento, entrato nella storia. Anche per il prezzo: otto milioni di Sterline più il cartellino di Antonio Nuñez. Cifra ridicola per il valore del giocatore, seppur in scadenza di contratto l’estate successiva, e sottolineata in ogni critica dalla tifoseria.

Di quei 150 gol in 284 partite tra il 1997 e il 2004 oggi è rimasto solo il ricordo. Ma nei tifosi del Liverpool, neanche quello. Soprattutto dopo quel trasferimento al Real e i due anni trascorsi con la maglia del Manchester United, che hanno contribuito ad aumentare il rancore. Lo stesso Owen ha provato a spegnerlo, ma senza risultati brillanti. Affermando di sognare un ritorno che non ha mai preso forma.

“Non è mai stata mia intenzione lasciare il Liverpool, ho sempre pensato di poter essere un ‘one-club man’ (una bandiera, ndr). Ero negli Stati Uniti durante la preparazione quando è squillato il telefono, con delle novità. Il mio agente mi ha detto che il Real Madrid era in contatto con lui e voleva acquistarmi. Non sapevo se ridere o piangere. […] L’unico inconveniente della mia decisione è stato che, dopo quell’anno in Spagna, non ho potuto ritornare alla squadra della mia gioventù.”

Michael Owen in un’intervista a Sportlobster

Dell’esperienza spagnola, quella che ha rotto l’incantesimo tra lui e tutto l’ambiente Liverpool, Owen conserva ancora ricordi importanti, nonostante la permanenza a Madrid sia durata soltanto un anno, prima di tornare in Premier League con il Newcastle e iniziare il lento declino. Il bottino di 17 gol in 45 partite non poteva essere soddisfacente per un giocatore che era stato capocannoniere in ogni stagione giocata con la maglia del Liverpool.

“Prima che partissi, Carragher mi disse: ‘Ma non giocherai una partita, Ronaldo giocherà, Raul giocherà’. La mia risposta fu semplice: ‘Ma è il Real Madrid’.”

Owen in un editoriale sul Telegraph del 24 agosto 2013

Il Real Madrid, quel Real Madrid, era forse troppo anche per quel Golden Boy che sembrava destinato a dominare l’Europa. Con un pallone d’oro in bacheca, ma una sola volta campione d’Inghilterra nel 2011 con la maglia del Manchester United. Un attaccante che poteva segnare con la maglia del Liverpool un decennio, sfumato per un rinnovo di contratto che non arrivava. Per un capriccio degli agenti, che avevano minacciato di non far firmare il giocatore se il Liverpool non si fosse qualificato in Champions League. Prontamente licenziati, con gli affari passati in mano al padre, ma troppo tardi per sistemare le cose.

Il neo-tecnico Rafa Benítez, arrivato proprio in quell’estate, non ha fatto in tempo a gestire la situazione che il Real Madrid aveva già contattato il giocatore. E trasferimento è stato, con tutto quello che ne è conseguito. Il Golden Boy si è ritrovato uno tra i tanti, tra Zidane, Raúl, Morientes, Figo, Beckham e Ronaldo. Ha perso la rotta, ha mollato dopo un solo anno, mentre il Liverpool vinceva la Champions League più incredibile della sua storia a Istanbul contro il Milan. Un rapporto strappato da una decisione, forse non voluta da nessuno, ma che ha allontanato Owen e il Liverpool e messo la parola fine su una storia la cui lieta conclusione sembrava annunciata già dall’inizio.

Giorgio Dusi

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