Profondo Rojo: Cosa succede all’Independiente?

Tiene banco in Argentina, in questi giorni, l’ennesimo capitolo di una lunga storia: la crisi dell’Independiente. Il glorioso club di Avellaneda (7 Copa Libertadores e 18 titoli internazionali, 3° al mondo assieme a Milan e Boca Juniors), si ritrova ancora a far parlare di sé per vicende extra-campo, relative ad un dissesto finanziario iniziato ormai da qualche anno e che, come un buco nero, sembra trascinare a fondo quanto (seppure poco) di buono fatto ad ogni stagione.

“Independiente está fundido” (“L’Independiente è fuso”), queste le dure parole con cui, in uno dei programmi di calcio più seguiti del Paese, il giornalista Diego Chavo Fucks ha descritto la situazione in maniera spietata ma accurata.

Ma andiamo a ripercorrere le tappe di quella che, mutuando un romanzo di Gabriel García Márquez, potremmo definire la Cronaca di una morte annunciata:

Paradossalmente, tutto inizia con una vittoria: quella della Copa Sudamericana 2017, ottenuta con Ariel Holan come allenatore, nella doppia finale contro i brasiliani del Flamengo. Poche settimane dopo, a gennaio 2018, iniziava il secondo mandato del presidente Hugo Moyano.

Per dare la caccia all’ottava Copa Libertadores, il club operò sul mercato in maniera scriteriata, acquistando e strapagando in dollari giocatori che erano fuori target, per riuscire a strapparli ad altri club con budget più importanti. Il monte ingaggi levitò di conseguenza, il tutto in concomitanza dell’inizio di un periodo di recessione, con il cambio peso/dollaro in picchiata. Un vero suicidio.

Purtroppo per il Rojo, le prestazioni in campo dal 2018 sono state inversamente proporzionali agli investimenti fatti: non sono arrivati titoli o stagioni di rilievo né nel prosieguo della gestione Holan, né nella successiva (e dispendiosa) gestione Beccacece.

Il Covid ha fatto il resto: già nel periodo di stop del calcio argentino concomitante allo scoppio della pandemia, molti giocatori avevano preso posizione contro il club, denunciando il mancato pagamento degli stipendi pregressi da mesi.

In tal modo, molti hanno ottenuto lo svincolo (Cecilio Domínguez, Martín Campaña, Gastón Silva) o, in alcuni casi, una rescissione con buonuscita (Pablo Pérez, Pablo Hernández, Francisco Silva, Juan Sánchez Miño).

Altri contenziosi sono invece finiti in tribunale con esiti nefasti per il Rojo, citato in giudizio da svariati giocatori e club del continente, sempre per stipendi/trasferimenti non pagati: procedimenti che si sono già tradotti in una sessione di blocco del mercato e sanzioni pecuniarie per un totale di 3.7 milioni di $.

Se le ultime due gestioni low-cost (con Lucas Pusineri prima e Julio César Falcioni poi sulla panchina del Libertadores de América) avevano dato l’illusione che l’allarme stesse rientrando, il bilancio di fine 2021 ha invece mostrato quanto la situazione sia ancora tragica, con un passivo di quasi 4 miliardi di pesos.

A completare un quadro devastante, vanno aggiunti: il pignoramento della sede, i diritti tv versati all’Aldosivi a pagamento di debiti pregressi, l’impossibilità di rinnovare i contratti e l’assenza di uno sponsor da ormai 4 anni.

Le elezioni interne per la presidenza del club, previste per lo scorso dicembre, potevano essere un’occasione di cambiare qualcosa ai vertici, ma sono state sospese e rinviate a data da destinarsi dopo l’esclusione arbitraria di una lista candidata, lasciando il club in un limbo anche a livello dirigenziale.

La logica conseguenza di tutto ciò è un effetto domino che porta alla corsa alla cessione dei pezzi pregiati della rosa, per cercare di fare cassa: l’ultimo, dolorosissimo addio è stato quello del capitano e goleador Silvio Romero, ceduto in prestito con diritto di riscatto ai brasiliani del Fortaleza per la ridicola cifra di 150.000 $.

Potrebbe essere seguito, a breve, da Alan Velasco: la giovane stella del campionato argentino ha ammiratori un po’ in tutto il mondo, ma nelle ultime ore sembra che l’offerta degli statunitensi del FC Dallas abbia superato quella degli olandesi dell’AZ Alkmaar.

Non un’annata facile, quella che aspetta il neo-allenatore Eduardo Domínguez, chiamato ad un’impresa che trascende l’ambito sportivo. Se non altro, visto il precedente al Colón, se c’è qualcuno da cui aspettarsi l’impossibile, è proprio lui…

 

Giacomo Cobianchi

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