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La rivoluzione rumorosa dell’Omonia Nicosia

L’8 settembre 2018, una parte dell’isola di Cipro è esplosa. Forzatamente inserita in un contesto troppo pesante dal quale uscirne, l’Omonia Nicosia ha optato per la stoica affermazione della propria esistenza sotto forma di proteste, sommosse, manifestazioni e commossi ricordi di un passato storicamente non ineccepibile ma mai così indeciso. Fu così che il cuore dell’Omonia, nella capitale, scelse di dar sfogo alle ugole con uno striscione – in inglese – più che mai anticonvenzionale: “History is made by those who resist”. Un drappo illuminato dalle torce, dalle fiamme, con un solenne sottofondo fatto di petardi e il sapore di tabacco nell’aria, è stato l’ultima manifestazione dell’esistenza dell’Omonia Nicosia precedentemente inteso. Questo perché – essenzialmente – il loro Omonia Nicosia 1948 era appena scomparso, dunque loro avevano scelto in modo ostinato di ricominciare dal basso. E se “Ομόνοια” in greco vuol dire “concordia”, per una volta l’intera tifoseria s’era schierata dalla medesima parte: dopo il sesto posto ottenuto nel maggio 2018, posizionamento terribilmente incongruente con quelli che erano gli obiettivi stagionali, serviva una scossa. Così il tifo del club definito Βασίλισσα (“la regina“) aveva contestato il fatto di esser il seguito più presente dell’intera isola – oltre 95mila biglietti venduti nell’intera stagione – facendo sapere alla dirigenza di meritare di meglio.

Stavros Papastavrou, cipriota di origini americane, è intervenuto proprio nel maggio 2018, in un consiglio convocato d’urgenza per valutare la situazione debitoria del club: l’imprenditore Rois Pogiatzis aveva allacciato peraltro i contatti puntando a rilevare le redini della società ma era stato prontamente allontanato per via delle sue simpatie politiche per un partito di destra, così come lo stesso Papastavrou. Il caos è però cominciato dopo che il suddetto consiglio decise di trasformare il club in una società che creasse profitti, provocando la reazione del Gate 9 – il principale gruppo di tifosi organizzati – che ha risposto dicendo di non aver più intenzione di tifare il club. Non solo: il Gate 9 ha fondato la sua squadra, chiamata Omonia 1948 a testimonianza delle origini del club (e della fede politica di sinistra), iscrivendola al campionato dilettantistico locale e dichiarando apertamente di puntare a raggiungere l’Omonia Nicosia sperando di prendersi le rivincite nei confronti del club che aveva anteposto le plusvalenze al calore dei loro tifosi.

In ogni caso Papastavrou, che ufficialmente ha in mano il club, ha programmato un piano d’investimenti ben preciso: 5 milioni nei prossimi anni, ulteriori flussi se il progetto dovesse funzionare. Le prime spese verranno dedicate all’academy e alla ristrutturazione del campo d’allenamento, poi entro 20 anni – il tempo in cui Papastavrou ha affermato di voler restare in carica – verrà discussa pure l’eventualità di abbandonare il GSP Τα Παγκύπρια per creare un nuovo stadio. A poco è servito al nuovo presidente chiedere clemenza, ricordando il 2010 quando l’Omonia Nicosia riuscì in a vincer campionato e coppa nazionale nello stesso anno: troppo pesante il debito di 31 milioni, oggi ridotto a 18 per via di interventi mirati che però non hanno mai ridotto le 15 presenze nel consiglio direttivo della società. Così, sebbene l’AKEL abbia sempre parlato di democratizzare la struttura dirigenziale e tagliare il debito, i tifosi già nel 2011 erano insorti: “Non ci avrete complici di questo omicidio”, affermando di esser pronti a tutto pur di andare contro la forma più estrema del calcio moderno (“την πιο ακραία μορφή του σύγχρονου ποδοσφαίρου”).

Storicamente, Cipro è politicamente considerata la roccaforte della sinistra, figlia di un sanguinoso gennaio in cui la la classe lavoratrice fu stordita dal capitalismo. Da lì, oggi, l’Omonia Nicosia è stato il baluardo cipriota di sinistra, un club che ha sempre resistito alle pressioni delle società di destra nei confronti della Federcalcio: negli anni ’80 organizzarono una trasferta in massa in Bulgaria per espletare il loro bisogno di comunismo, mentre in epoca recente hanno perfino destituito un presidente perché non conforme alle direttive del Ανορθωτικό Κόμμα Εργαζόμενου Λαού, l’AKEL, il Partito Progressista dei Lavoratori. Era il 2008 e Doros Serafim pagò a caro prezzo la contemporanea presenza di Miltiadis Peophytou, proprio perché prima di ogni cosa viene la politica e il calcio la segue a ruota. “Mio nonno tifava Omonia, mio padre idem e così anche io – raccontava un ragazzo – quando ami la tua squadra, cerchi di dire la tua opinione, poi però vanno e danno il 100% a una società (l’Omonia Ltd, ndr) il cui unico azionista è di destra“. Da lì, la loro reazione.

Matteo Albanese

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