
Claudio Ranieri, allenatore Roma Immagine | Ansa
Roma, che caos. Da quando Claudio Ranieri ha confermato il suo addio alla panchina giallorossa e al calcio, si sono alternati nomi, ipotesi e invenzioni. Ci ha pensato Francesco Totti, mai banale quando parla, a scremare un po’, ma anche ad alimentare il mistero. Sia sul successore dell’allenatore testaccino, sia, soprattutto, sul progetto tecnico.
Roma fra indovina chi e tiro al piccione
Roma sa essere, come poche, piazza da meritare uno studio sociologico. Il dopo Ranieri è stato individuato e smentito fra video, scali in aeroporto, telefonate, incontri, aperitivi e suggestioni. Sono stati allenatori della Roma per un giorno, settimane, un quarto d’ora o per una trasmissione radiofonica, in ordine alfabetico: Allegri, Ancelotti, De Rossi bis, Espirito Santo, Fabregas, Farioli, Gasperini, Hutter, Italiano, Klopp, Mancini, Montella, Mourinho bis, Palladino, Pioli, Sarri. L’unica certezza è che il giochino del toto allenatore della Roma si è trasformato in uno stillicidio che ha messo a dura prova la pazienza dei tifosi. Un misto fra l’indovina chi, per chi ha cercato di ragionare in base alle caratteristiche della rosa e le risorse del club, e il tiro al piccione da parte di chi ha cercato il gol della domenica.
Quale allenatore? E quale progetto?
In molti si sono concentrati sul nome, in pochi si sono interrogati su quale sia, effettivamente, il progetto tecnico della società che nel frattempo si gioca (sebbene con pochissime speranze) la partecipazione alla prossima Champions League che sposterebbe montagne di soldi e diverse prospettive trascurate, anche perché, essendo tutti impegnati nella ricerca del successore, alcune parole di Ranieri sono evidentemente sfuggite. Il tecnico è stato chiaro: i soldi da spendere sono pochi e il mercato sarà vincolato. Sarà dunque necessario sbagliare il meno possibile. E comunque se la Roma non vuole stravolgere, non può farlo, la propria rosa, deve evidentemente affidarsi a un allenatore in grado di valorizzare al massimo il materiale tecnico a disposizione e di instillare, quasi all’impronta il proprio credo tattico.
Una panchina non più ambita?
Premesse che portano a un uomo di campo. I casi, dunque, sono due. O la Roma ha da tempo il nuovo allenatore e lo ha tenuto nascosto o ha inanellato una sfilza di no che, come dicono a queste latitudini, la metà basta. In qualsiasi caso, stupisce chi si stupisce. Nella gestione Friedkin la Roma ha vinto solo una Conference League. In generale, nell’attesa di vedere sollevare un trofeo in Italia (ultima, Coppa Italia 2008) qualche tifoso la prossima stagione sarà diventato maggiorenne. Nel frattempo Inter, Milan, Juventus, Napoli, Lazio, Bologna e Atalanta sono riuscite a giocare la Champions, vincere Scudetto, Champions, Coppa Italia o l’Europa League. Quanto basta per rendere la realtà cruda e amara: lecito interrogarsi su quale sia la dimensione della Roma. Se rappresenti davvero, agli occhi di un top, una prima scelta o un ripiego.