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Storie di calciatori britannici che hanno cercato fortuna in Italia

La quasi dicotomia tra Gran BretagnaItalia, nello sport, mai come quest’anno è stata così forte.

Si è partiti dalla finale dell’Europeo fino ad arrivare alle olimpiadi e alla staffetta 4 x 100 conclusasi all’ultimo respiro in una sfida tutta Inglese – Britannica. Terminata questa estate infuocata, come ciliegina sulla torta, la Roma per l’attacco ha deciso di puntare su un talento inglese. E allora ecco che da Londra sponda Chelsea, arriva il nuovo attaccante, Tammy Abraham. Decisivo con il Crystal Palace in Championship e protagonista del Chelsea di Lampard  un altro britannico arriva in Italia a cercare fortuna nel nostro calcio. Ma quali sono stati i giocatori britannici che, in un modo o nell’altro, hanno lasciato il segno in terra italica?

Dalla Gran Bretagna all’Italia: anni 2000

Come non iniziare dagli ultimi anni, specialmente da Aaron Ramsey. Un’avventura partita con i migliori propositi ma proseguita piuttosto male: l’esperienza di Rambo nella Serie A fin qui non è di certo da incorniciare. Gallese di nascita, centrocampista dalle grandi doti tecniche, in Serie A è stato bloccato da una tenuta fisica troppo precaria che non gli ha permesso di replicare le sue grandi giocate dei tempi dell’Arsenal. Ed ecco allora che Ramsey è passato da top player a “esubero”. E a Ramsey si unisce Chris Smalling, centrale della Roma stoppato da troppi problemi fisici. Alti e bassi con i giallorossi, ma quando è riuscito ad acquisire un po’ di continuità ha messo in mostra tutta la sua capacità di leadership in mezzo al campo.

E per la scuola Red Devils come non menzionare David Beckham. Al ritorno dai LA Galaxy, la sua esperienza al Milan, fu vista dai tabloid come una “money move”. In effetti, lo Spice Boy collezionò una trentina di presenze in due stagioni. Sul suo arrivo Galliani più in avanti dirà: “Il calcio ormai è fatto di sponsor, grandi nomi, i tifosi vogliono questo. Con Beckham, Kakà e Ronaldinho, agli occhi dei tifosi il Milan sarà come un vero Dream Team”. E un altro giocatore protagonista dello switch Man United – Milano, stavolta sponda nerazzurra è Ashley Young. Campione d’Italia con Antonio Conte prima di tornare in terra inglese, all’Aston Villa, all’età di 36 anni.

Platt e i due Paul: anni ’90

Facciamo un lungo salto indietro nel tempo e andiamo negli anni ‘90. Come non menzionare allora David Platt che ha toccato gli estremi dello stivale giocando prima a Bari, poi alla Juventus e infine a Genova sponda Samp. Proprio in maglia blucerchiata giocò una delle sue migliori stagioni, 17 gol in 55 presenze, Coppa Italia in bacheca e tanto amore per l’Italia. Dirà infatti: “Io voglio diventare un italiano. Voglio mangiare come un italiano, parlare e vivere come un italiano”.

Da Platt ai due Paul, gli anni ‘90 hanno visto due grandi giocatori britannici in Italia. Parliamo di Paul Ince, all’Inter, e Paul Gascoigne alla Lazio. Ince fu autore un’ottima stagione con l’Inter, giocando da protagonista nella finale 96/97 di Coppa UEFA persa ai rigori contro lo Schalke. Per motivi familiari – l’influenza della moglie fu probabilmente decisiva – Ince tornò l’anno dopo in Inghilterra, a Liverpool, non prendendo purtroppo parte alla finale di Coppa UEFA vinta dall’Inter nel 97/98, contro la Lazio.

L’altro Paul, Gascoigne, è stato sicuramente un emblema del calcio britannico in Italia. Giocatore dalla personalità molto forte, non ha mai impattato in maniera decisiva con la maglia bianco celeste. Nonostante le sue grandi doti tecniche le sue annate italiche sono state travagliate per via anche dei continui infortuni. Ad ogni modo Gazza è ben ricordato dai tifosi della Lazio per la sua celebre esultanza dopo il gol al derby contro la Roma.

La Gran Bretagna tra amore e odio: anni ’80

Gli anni ‘80 britannico-italici sono stati caratterizzati da due importanti giocatori. Stiamo parlando di Graeme Souness, stella del centrocampo della Sampdoria e Ian Rush. Souness ricorda ancora piacevolmente la sua ottima annata a Genova: “Nel presidente Paolo Mantovani ho trovato un grande uomo, in Genova una nuova casa. Mi faceva sentire a mio agio. Ricorderò l’esperienza in Italia come uno dei migliori momenti della carriera” e in effetti Souness, scozzese, giocò due delle sue migliori stagioni proprio alla Samp.

Discorso differente per Ian Rush, annunciato da John Charles come un cannoniere con i fiocchi, segnerà appena 7 gol in 29 presenze. L’esperienza in Italia sarà travagliata, tra dichiarazioni mai dette, simbiosi mai raggiunta con l’ambiente (tanti ritardi agli allenamenti, lingua troppo complicata da imparare), Rush ricorderà la sua esperienza in bianconero in maniera negativa. Dirà infatti: “Sono stato nel club giusto al momento sbagliato”.

Talenti sprecati? Anni ’60

Tornando indietro negli anni troviamo addirittura un pallone d’oro britannico, Dennis Law, voluto da Gigi Peronace nella stagione ‘61-’62 ma che non ha mai lasciato il segno nella Torino granata . Così come non lo ha lasciato uno dei giocatori più prolifici e forti del calcio britannico degli anni ‘60, Jimmy Greaves che giocò in Italia al Milan. In maglia rossonera però è stato travolgente, 9 gol in 10 presenze, ma i litigi con Nereo Rocco, allenatore dal pugno di ferro, sono stati decisivi. Nonostante il suo grande talento infatti, Greaves e il suo carattere estroverso troppo burrascoso lo portarono ai margini della squadra. Il suo ritorno in Inghilterrà sarà imminente. Giocherà al Tottenham dove segnerà caterve di reti: sarà miglior marcatore inglese di tutti tempi, 3 volte vincitore del titolo di capocannoniere e si prenderà il terzo posto nella classifica del pallone d’oro alle spalle di Gianni Rivera e Lev Yashin.

Una rapporto piuttosto travagliato quello che scorre tra la connessione Gran Bretagna – Italia. Ci sono stati giocatori che hanno giurato amore alla nostra terra altri che sono stati allontanati in maniera brusca. Non è semplice adattarsi a un calcio nuovo, una lingua completamente diversa, c’è chi ci è riuscito e chi invece ha dovuto cercare fortuna da altre parti. Ora è il tanto atteso momento di Tammy Abraham, e chissà se sarà lui a scrivere un’altra pagina positiva del rapporto calcistico tra Gran Bretagna e Italia.

Berengario Elia Pelizzari

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