Eder, Parigi nel destino

Un gol può cambiarti la vita. Figuriamoci se segni la rete che decide un europeo, contro la Francia, sul suolo transalpino. La storia che accompagna Eder nella finale di Parigi è ricca, al suo interno, di aneddoti curiosi che sicuramente hanno segnato il ragazzo, forse molto più di questo gol.

Parigi, 148 giorni dopo – Il calciatore portoghese, nella seconda parte della stagione appena terminata, ha giocato nel Lille (squadra in cui milita tutt’ora dopo che il club ha deciso di riscattarlo grazie ai sei gol messi a segno in tredici presenze). Casualità volle che nella partita contro il PSG, a Parigi, del 13/02, il lusitano fosse indisponibile: la sfida terminò 0-0 e il Lille sprecò diverse occasioni; in quell’occasione agli ospiti mancò soltanto la realizzazione, proprio a a causa di un centravanti di peso. 148 giorni dopo, Eder si è preso la sua rivincita, segnando in quello Stade de France che aveva avuto modo di vivere solo in tribuna.

Guanto bianco – Subito dopo il gol, dal calzettone, Eder ha estratto un guanto di colore bianco: dopo averlo infilato, ha puntato il pubblico con il suo dito indice. Non è la prima volta che il lusitano esulta in questa maniera, da quando è al Lille lo fa sempre. In Portogallo questo gesto viene chiamato “bofetada de luva branca“, ovvero schiaffo morale, in risposta alle critiche che gli sono piovute addosso negli ultimi tempi.

Africa – La squadra con più giocatori con origini africane della competizione europea, la Francia, è stata annienta da un guineense. Eder, infatti, è nato a Bissau, capitale della Guinea. Le stranezze che il calcio può offrirci sono veramente tante ma se continuate a credere che questo sia solo uno sport, per cortesia, non rivolgetemi più il saluto. Sarò un visionario ma c’è qualcosa di mistico che lega il pallone ai piedi di un giocatore e ci regala storie tanto curiose, quanto affascinanti.

Vecchie conoscenze italiane – In Italia il nome di Eder, oltre ad essere legato all’oriundo attaccante della nostra nazionale, era già noto, in particolar modo a Conte: il 16/06/15, infatti, un gol del lusitano costrinse la Nazionale alla prima sconfitta da quando l’ex tecnico della Juventus sedeva sulla panchina azzurra. Non sarà importante quanto quello messo a referto oggi, ma quello fu il primo gol in nazionale del portoghese.

Il cerchio si è concluso – Dodici anni dopo la più grande sconfitta della storia della selezione lusitana, arriva la più grande gioia: per la prima volta il nome “Portogallo” viene inciso sulla coppa. Allora a condannare la nazione che ospitava Euro 2004 fu Charisteas, un centravanti discreto, oggi è stato il turno di Eder, buon mestierante ma non di più. Finalmente, il cerchio è concluso.

 

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