[Esclusiva Footbola] Intervista a Marcus Schössow

Tra i principali dj svedesi, e dunque Swedish House Mafia, Steve Angello, Axwell, Sebastian Ingrosso, Alesso, Avicii, Eric Prydz o altri, c’è lui: Marcus Schössow, nato e cresciuto ad Helsinborgs, che produce musica elettronica (progressive house in primis) dal 2004. Negli anni Marcus ha scalato la vetta della classifica Top100 downloads stilata da Beatport, grazie a pezzi come Liceu, Reverie, Ulysses, CNTRL. Ha inoltre firmato prestigiosi contratti con alcune delle case discografiche più famose (Size, Axtone, Ultra, Spinnin Records, Revealed), e più recentemente ha dato vita alla sua label Code Red. Adesso è qui, in esclusiva per voi, a rispondere alle domande che gli ho posto per Footbola.

Prima di tutto, grazie per aver accettato l’intervista. Personalmente apprezzo molto la tua musica, che ho scoperto per via dell’uscita di alcune tracce sulla Size Records di Steve Angello. Qui parliamo di calcio, ma siccome sono un tuo fan, ti faccio una domanda su questo: che cosa possiamo aspettarci dai tuoi prossimi lavori? Puoi dirci qualcosa relativamente a qualcosa di nuovo, magari in procinto di uscire dalla Code Red? Sì, io e il mio team abbiamo preso una pausa dalla Code Red quest’anno, stiamo rinnovando l’intera label e al momento è pronta a lanciare (nuove tracce, ndr) ad ogni ora. Per me la rampa di lancio per artisti è la cosa più importante, non voglio che Code Red sia solo un’altra label: voglio che noi siamo il meglio del meglio, e i miei colleghi sono davvero molto consapevoli della mia filosofia. Non facciamo la Code Red affinchè duri 2 o 3 anni, la costruiamo cosicché duri una vita e fabbricare una macchina simile richiede tempo. Ma per noi ogni artista sarà sempre il punto numero uno.

Seconda domanda. E’ impossibile, scorrendo il tuo account Instagram (@marcusschossowofficial), non accorgersi che sei un grande fan dell’Helsiborgs Idrottsförening. Prima di tutto, mi piacerebbe sapere com’è nata questa passione. E’ nel mio sangue. Sono nato a 100 metri dallo stadio e ho giocato nel club quando ero bambino. Mio padre era solito portarmi alle partite ed ero più concentrato sul pubblico che sul match. Sono una persona energica, traggo beneficio dall’energia e l’Helsinborgs IF fa battere il mio cuore a 300 km/h. Non posso spiegarti perchè, ma per me è uno dei più grandi amori della mia vita.

Terzo punto. Sembra che raramente tu perda un match dell’HIF, dunque avrai certamente notato che l’Helsinborgs non ha ancora perso una partita in questa Superettan. Può essere a causa delle tue frequenti apparizioni a sostenere i ragazzi? E oltre a ciò, vorrei sapere le tue idee e commenti su questa stagione: quanto lontano può andare l’HIF? La North Border, società della quale sono comproprietario, ha recentemente rilevato la gestione dei media sull’HIF. Dunque gestiamo tutte le mansioni correlate alle comunicazioni per il club e non perderei per niente al mondo una partita. Non abbiamo ancora perso una partita fino ad oggi in questa stagione, e penso sia dovuto all’estremo impegno lavorativo nel club. Chiunque ci mette il cuore e fa del suo meglio, dai giocatori allo staff all’interno dell’organizzazione. E’ un’enorme macchina con molti strati dove tutti abbiamo deciso di adoperarci per il medesimo obiettivo, insieme. Non tutte le vittorie sono belle, ma vinciamo, e siamo determinati a vincere tutto quello che possiamo. Quindi qual’è il segreto? Penso sia la mentalità unita all’atteggiamento di fare ogni cosa col 110% di cuore. Voglio guardarmi allo specchio e dire “Ho fatto tutto quel che ho potuto” e così fa chiunque altro nel club.

Sei andato a Varberg e hai postato una foto in cui la prima cosa che giunge all’occhio dello spettatore è la tua barba rossa. Sfortunatamente, sul campo il tuo Helsinborgs non è stato così fortunato. Stavate controllando il match fino all’intervallo, conducendo per 0-3 ma poi i vostri avversari sono riusciti a tornare in partita e segnare il pari al minuto 94 (dopo che il centrocampista dell’HIF Relani era stato espulso). Qualcosa di simile era accaduto sabato scorso (il 13 maggio, ndr), quando l’IK Frej ha segnato all’88’. Dunque la mia domanda è quanto è importante secondo te la fortuna nel calcio, e se pensi che una mancanza di fortuna possa esser connessa con la retrocessione dell’Helsinborgs lo scorso anno. Sarò un po’ hippie e spiegherò cos’è per me la fortuna. Per me, la fortuna è l’energia che metti in una determinata situazione. Possiamo dire che la fortuna sia eventi casuali che accadono insieme, ma tutti questi eventi sono creati dall’energia che mettiamo in essi. Entra in una stanza con 10 persone e guarda loro negli occhi e sorridi, loro sorrideranno di nuovo. Lo stesso vale su un campo da calcio, hai 3-5 sequenze in cui tu agisci con energia nervosa e improvvisamente chiunque è nervoso. E’ tutto nelle nostre teste. Se vuoi vincere, devi entrare in quel campo credendo di essere un vincente. Nient’altro ha importanza per me, vincere è l’unica opzione per me.

Sono entrato in questo argomento, dunque ti pongo un’altra domanda e cambio topic. Lo scorso anno l’Helsinborgs è retrocesso in Superettan dopo 24 anni consecutivi in Allsvenskan. Il vostro club ha storia (5 titoli nazionali, 3 Svenska Cupen, 3 Supercupen), diverse apparizioni in tornei UEFA. E scusa se insisto ma siete retrocessi con una buona squadra: ad allenare era la leggenda dell’HIF Henke Larsson, mentre sul campo c’erano giocatori come Linus Hallenius e Jordan Larsson. In primo luogo sembrava che steste andando bene, poi siete entrati in crisi e avete perso la permanenza in massima divisione uscendo sconfitti dal match point contro l’Halmstads. Qual’è la tua opinione su questo? La scorsa stagione ad Helsinborgs è stata un esempio di molti piccoli eventi aggregatisi tra loro. Non c’è un solo fattore da indicare, nessun singolo evento da incolpare. Sono stati molti piccoli fattori che non sono contemporaneamente avvenuti. Sarebbe potuto anche andare completamente nella direzione opposta. Ma cresciamo guardando al futuro e in quanto squadra, tifo e fans tutti insieme, torneremo più forti che mai.

In tutta la storia, l’HIF ha ritirato due numeri: il 12 come ringraziamento al “publik” e il 17. Questo era il numero di maglia indossato da Henrik Larsson, ossia uno dei calciatori maggiormente emblematici che abbiano mai giocato per l’Helsinborgs. Come detto, lo scorso anno Henke è stato l’allenatore: pensi che la retrocessione abbia rovinato la sua immagine o no? Perché? Personalmente, Henrik sarà sempre una leggenda per me. Quello che ha ottenuto da giocatore è incredibile. Io non ho alcun interesse a giudicare alcuna persona, non ho camminato 1000 miglia nelle loro scarpe, né alcun riesame fa la differenza. Dobbiamo sempre guardare avanti come città e ci saranno momenti in cui questo club sarà sottoposto a prove, indipendentemente da chi comanda.

Puoi raccontarmi la prima volta in cui ti sei recato all’Olympia (lo stadio dell’HIF, ndr)? C’è una partita in particolare che ricordi con maggior felicità? La prima partita che sono andato a vedere è stata nel 1993, credo. Non ricordo quale squadra incontrammo ma ricordo che tornai a casa con un’euforica commozione. Come ti ho detto in precedenza, io vivo di questo club. Il mio più memorabile ricordo? Credo sia avanti a me… Sarà quando diventeremo campioni di Svezia nei prossimi 3 o 4 anni. Accadrà, e lavoreremo giorno e notte fino a quando non faremo in modo che avvenga. Credimi, non ci arrenderemo mai e poi mai.

“Non dimenticare mai da dove vieni. Per me è Helsinborgs, in Svezia. Questa è la mia città, il mio regno e il mio cuore”. Questa didascalia l’hai scritta sotto ad un video dedicato alla tribuna occupata dai fans dell’HIF durante una partita. Molte volte hai poi sottolineato la bellezza della Svezia e del luogo in cui sei nato: ti considero pressoché un ambasciatore della svedesità nel mondo. Sotto ad un’altra foto hai spiegato: “Crescere qui mi ha davvero plasmato come persona”. Ora ti chiedo di commentare, sottolineando qualche dettaglio relativo alla tua vita. Come descriveresti la Svezia ed Helsinborg? La Svezia è un luogo in cui il libero pensiero è l’essenza della vita. Noi siamo uno dei paesi più sviluppati quando si tratta di credere in nuove idee, anche se i media non riescono completamente a sottolinearlo. Siamo una nazione piccola, di 10 milioni di persone, ma tuttavia possiamo esser visti e sentiti dappertutto. Che cosa ci ha formati? E’ la nostra società, e per questo dobbiamo esserne tanto tanto orgogliosi. La Svezia è quel piccolo clan vichingo che compatte fino all’ultimo uomo a rimaner in piedi.

Siccome si è capita la sua passione per il calcio, ora ti chiedo qualcosa sulla Nazionale. Un tuo commento sui recenti risultati della Svezia, il ritiro di Zlatan, Andersson come nuovo tecnico dopo Holmén? E poi, secondo te, quant’è importante per Stoccolma ospitare una finale di UEFA Europa League? Eri alla Friends Arena mercoledì 24 maggio? Andersson è un allenatore eccellente e sta introducendo la mentalità che abbiamo preso dalla nostra squadra di hockey. Mai perdere, non importa quale grande nazionale incontriamo. Abbiamo una straordinaria gamma di giovani calciatori svedesi che sta si sta preparando ad arrivare, e credo che in pochi anni avremo di nuovo uno dei collettivi più forti in Europa. Non perché giochiamo il miglior calcio, ma perchè giochiamo l’uno per l’altro proprio come un team.

“Le cose buone capitano a coloro che si fanno il culo e non mollano mai”: un’altra foto che vedo dal tuo account è stata scattata al muro di una palestra su cui sono scritte queste parole. Hai cominciato a suonare per passione, più tardi è diventato un lavoro. Ora sei uno dei dj svedesi maggiormente talentuosi e vai in tour per il mondo, producendo ottima musica e firmando contratti con le case discografiche più prestigiose. Ho visto poi che ti sei congratulato con Steve Angello quando ha rilasciato il suo album “Wild Youth”. Ora, ti ringrazio davvero per il tempo che mi hai concesso. Sarebbe assolutamente un grande onore conoscerti di persona. E’ stato un piacere, e sentiti libero di venire a visitare Helsinborgs, il posto migliore sulla terra.

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