Il figlio di Weah diventa professionista con il Paris Saint-Germain

Si chiama Timothy, ha 17 anni, fa Weah di cognome ed è tutto suo padre. Pur nascendo e vivendo dall’altra parte dell’Atlantico, dove il calcio è ancora un embrione, se cresci ascoltando le gesta del più grande calciatore africano di tutti i tempi non puoi non rimanerne affascinato. Emulare la figura più importante della tua vita non è opzione ma una naturale conseguenza dell’evoluzione di una persona. Timothy, da subito, rigetta i guantoni da baseball e le palle da football; vuole diventare un calciatore. I cromosomi non mentono e le qualità in prospettiva non mancano di certo. Si mette in mostra nelle giovanili dei New York Red Bulls, prima di colmare la distanza con il calcio che conta nel 2014. Atterrato nel Vecchio Continente finisce, guarda caso, nello youth team del Paris Saint-Germain, il club che negli anni 90 ha lanciato in orbita il padre George. Il talento matura con il lavoro e il sacrificio e dopo tre anni il club parigino offre a Timothy il primo contratto da professionista. Un triennale che lo legherà al PSG fino al 2020: “Sono molto orgoglioso di continuare la mia avventura al Paris Saint-Germain come professionista. Faccio parte di un grande club e non vedo l’ora di crescere e poter giocare stabilmente in prima squadra“.

Weah, che come detto è nato negli Stati Uniti, ha deciso di giocare per la nazionale americana pur avendo anche la cittadinanza liberiana. Una scelta logica, visto l’esponenziale sviluppo del calcio negli States e la possibilità di mettersi in mostra in tornei internazionali di livello. Timothy infatti ha preso parte quest’anno al campionato CONCACAF Under-17 (perso in finale ai rigori contro il Messico) e farà sicuramente parte della selezione statunitense impegnata in ottobre nel mondiale di categoria in India. Un trampolino di lancio che Weah non mancherà di centrare. Calcare le orme di papà George però non sarà affatto facile. Il fisico è diverso, l’attitudine al gol e le movenze i campo anche. Ma Timothy ha la fortuna di poter crescere in un ambiente umanamente e sportivamente ottimale. Se avrà preso un quarto della caparbietà del padre, potrà togliersi parecchie soddisfazioni e vincere molto più di quanto abbia fatto il suo “vecchio”.

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