Il Trono di Spagna ep. 4: la SergioRamoscrazia

Se la Liga scorsa è stata dominata in lungo e in largo da Lionel Messi, quella di quest’anno è sicuramente l’edizione di Sergio Ramos. Alla quarta puntata di questa rubrica possiamo essere praticamente certi che alla fine sul Trono si siederà lui, la vera marcia in più di un Real Madrid che sta vincendo il campionato da grandissima squadra.

Vero, Var e scelte arbitrali fanno discutere in Liga quanto in Serie A, e se qualcuno pensava che la polemica da bar fosse una nostra esclusiva è solo perché non ha mai messo un orecchio al di fuori dei nostri confini. E a volte anche a buon diritto, vedi quanto accaduto con la Real Sociedad e probabilmente anche nell’ultimo incontro di San Mamés, ma cosa scelgono i fischietti non è certo nostra competenza. C’è da dire che molti giochi di parole come “VARdebebas” per chiamare il centro del Real Madrid sono molto divertenti, ma ci limitiamo a questa simpatica citazione per non andare oltre.

E quando invece parliamo di gol finiamo sempre per fare lo stesso nome: Sergio Ramos. Un gigante nelle due aree, ancora in rete su rigore sì, ma è il ventunesimo consecutivo segnato in carriera e sono più di due anni che non ne sbaglia uno; l’ultimo fu nel 2018 contro il Siviglia, forse in una botta di amore e nostalgia per la squadra che l’ha lanciato. Non riconoscere la grandezza di questo calciatore è un peccato calcistico perché stiamo parlando di uno dei migliori difensori di sempre, e non si accettano obiezioni, visto che la simpatia non è contemplata in questo giudizio.

Il padrone del Trono è colui che detta i ritmi di una Liga in cui il Barcellona tenta in qualche modo di rimanere aggrappato. Il Madrigal è un po’ il giardino di casa blaugrana, lo stadio dei gol magici, confermato anche in questa occasione con l’opera d’arte disegnata dal tacco di Messi e rifinita dal pallonetto di Griezmann. Rete stupenda che dà anche un bello schiaffo a chi per non saper né leggere né scrivere a ogni passo falso del Barça tira fuori litigi e antipatie tra i due come giustificazione del tutto. Diciamo un plus rispetto alla solita manfrina extra-campo sul mancato rinnovo di Messi che ogni anno poi è costretto a far ripetere le solite figure ai grandi geni delle indiscrezioni bomba di casa Barcellona.

La lotta comunque è la stessa di un turno fa, ma con una partita in meno: il Real ha in pugno questa Liga ed è quasi impossibile che se la lasci sfuggire. Così come l’Atlético che ormai ha 8 punti più della quinta in classifica e ormai può pensare a progettare i suoi quarti di Champions, con molte più consapevolezze rispetto a inizio stagione, ma anche con l’incubo di tornare a giocare a Lisbona.

Per il quarto posto già sarà più divertente la lotta per il quarto posto, dove il Siviglia ha l’occasione d’oro per allungare su un gruppo di inseguitrici dominate dalla discontinuità, facilitato anche dalla sconfitta dell’unica vera squadra in forma di quella parte di classifica, il Villarreal tramortito dal colpo di coda del Barcellona, nonostante l’ennesima rete di Gerard Moreno, che probabilmente riuscirà a entrare nei prossimi giri di chiamate di Luis Enrique vista la stagione nettamente superiore rispetto al Rodrigo di turno.

Giù in classifica invece ci sono storie tese: per l’Espanyol aspettiamo i 2 punti che mancano per sancire il vergognoso ritorno in Segunda, perdonateci il termine ma di meglio non si può davvero fare. Il Leganés e il Mallorca ci stanno mettendo quantomeno l’anima, ma non ce la faranno neanche loro, a meno di un clamoroso crollo dell’Eibar che però avrà uno scontro diretto col Leganés il prossimo turno per chiudere i giochi una volta per tutte. Cenni positivi sono arrivati dal Celta che continua a vincere, per quanto facilitato da una regola di mercato abominevole che gli ha permesso di acquistare Nolito a mercato chiuso, colpo che la concorrenza non ha potuto fare per la sola colpa di non aver avuto un infortunio grave. Quando in lega si accorgeranno della totale assenza di senso di questa regola sarà sempre troppo tardi.

Intanto però questa Liga volge al termine, con tanti verdetti prossimi a essere ufficializzati, e un Trono di Spagna che ormai è destinato a imporre il suo nuovo regime, quello della SergioRamoscrazia. 

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