Racing-Independiente: il Clásico di Avellaneda in pillole

Nella notte del derby di Milano andrà in scena un altro derby tra ex Campioni del Mondo, quello tra Independiente e Racing, le due squadre del caldissimo Clásico de Avellaneda, un Clásico de barrio, il secondo più importante e prestigioso in Argentina dopo il Superclásico tra Boca e River.

La città di Avellaneda, una città portuale che è situata nell’area urbana della Grande Buenos Aires, vanta il citato derby che condivide con Milano: è una delle città al mondo, assieme anche a Buenos Aires, Madrid, Montevideo, Porto Alegre e São Paulo ad avere due club ad aver vinto un titolo mondiale.

In particolare l’Independiente, chiamato Rey de Copas per le 7 Libertadores vinte (tuttora record assoluto), ha vinto la Coppa Intercontinentale due volte (1973 e 1984), mentre il Racing una volta, nel 1967, quando, dopo aver superato gli scozzesi del Celtic, l’Academia è diventata la prima squadra argentina nella storia a consacrarsi campione del Mondo.

I due club sono diversi in tutto, a partire dai colori delle divise: il rosso dà il soprannome di Diablos Rojos a quelli dell’Independiente mentre la combinazione albiceleste, in onore alla bandiera argentina, è stata scelta dal Racing. E la rivalità è talmente sentita che i tifosi dell’Independiente quando devono festeggiare qualche successo della nazionale argentina usano la seconda maglia della nazionale.

La curiosità dei due stadi

Ma anche i rispettivi stadi sono totalmente differenti. Mentre l’Estadio Libertadores de América, casa dell’Independiente, per il suo stile è il più inglese degli stadi argentini, quello del Racing, l’Estadio Juan Domingo Perón, soprannominato El Cilindro per la sua forma, evoca la tipicità degli stadi sudamericani.

Ma ciò che ha reso questa rivalità ancora più accesa è il fatto che gli stadi delle due squadre si trovano a una distanza in linea d’aria di poco più di 300 metri e, visti dall’alto, sembrano guardarsi, pronti a sfidarsi come due eserciti schierati su un campo di battaglia.

Un derby storico

Tra le varie curiosità che affascinano la storia del Clásico de Avellaneda un episodio in particolare rappresenta quello che può essere definito il sogno di ogni vero tifoso di calcio: vincere il derby all’ultima giornata conquistando il campionato e allo stesso tempo facendo retrocedere gli odiati rivali.

Per i sostenitori dell’Independiente questo sogno è diventato realtà in occasione del derby che chiudeva il campionato del 1983. La vittoria per 2-0 ha permesso alla loro squadra di ottenere la vittoria del titolo e di sancire la retrocessione in seconda divisione degli odiati nemici.

“Los hermanos de Avellaneda”

Ma il Clásico è stata anche la sfida di due fratelli “in guerra”: è la storia de “los hermanos de Avellaneda“, i fratelli Milito, uno contro l’altro per l’amore della maglia proprio come da bambini magari giocavano nel giardino sotto casa. Una rivalità in famiglia non proprio banale, visto che una delle vie che collega i due stadi è intitolata proprio a Diego Alberto Milito.

In un derby del 2003 Gabriel, difensore e tifoso dell’Independiente come tutta la famiglia, per fermare il fratello è intervenuto con un fallo in malo modo, suscitando la rabbia di Diego, sostenitore e poi bandiera del Racing, che ha invocato per l’intervento il cartellino rosso.

In questo caso l’attaccamento per la maglia ha prevalso in modo istintivo sullo spirito di fratellanza e non potrebbe essere altrimenti se si è in campo in uno dei derby tra i più sentiti, circondati da due delle tifoserie più calde al mondo.

Alberto Contardo

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