Risalire Aek: travolto il Veria, magic moment per Jiménez. E un bel gesto di solidarietà…

L’aquila bicipite che domina fiera lo sfondo giallonero non è sono un’allusione metaforica alle origini bizantine del club, che si ritiene fondato nel 1924 da alcuni rifugiati greci provenienti da Istanbul in seguito allo scoppio della Guerra greco-turca del 1919-22. Non è solo una questione araldica, un mero esercizio di patriottismo o un qualsivoglia richiamo alla propria terra natia. Κιτρινόμαυροι, si fanno chiamare. Giallo-neri, come lo sfondo della loro bandiera. Il Δικέφαλος, chiaro riferimento alla natura bicipite di quell’aquila, non è solamente un riferimento al fatto che l’Impero romano guardasse sia all’Europa che all’Asia. Rappresenta altresì la fierezza, la passione, il calore di un popolo mai domo. La guerra, l’antico spirito oplitico, il fervore che da secoli il popolo greco sente scorrere nelle vene. Da Omero allo «Σπύρος Λούης», lo stadio olimpico di Atene, il passo è brevissimo. Lo stesso spirito dell’agone (guardacaso, termine greco) ma rivisitato in una chiave certamente meno bellica, ma non per questo più pacifica.

Chiedere a José Morais la conferma, uno che con l’Aek ha probabilmente chiuso per sempre. Troppo pacato, quasi difensivista, tatticamente conservatore. Portoghese, seguace di Mourinho, a lui è stato preferito il “barbaro” Ketsbaia, georgiano, al quale il popolo giallonero ha tributato ogni onore possibile per lo sforzo profuso nel far volare l’Aquila sempre più in alto. Dopo di lui, ecco Manolo Jiménez. Spagnolo, iberico, sì ma sevillista. Uno che la passione la vive, la possiede, non può starne senza: pensate ancor oggi, l’atmosfera caliente che si respira al Ramón Sánchez-Pizjuán, piuttosto che nel distretto di Nervión, ex base di Emery e ora rifugio militare delle truppe speciali di Jorge Sampaoli. Perdonate la lungaggine, ma questo era solo per farvi calare appieno nel fondale della scena teatrale. La notizia la riassumo qui, in poche parole, quasi telegrafiche: “Aek batte Veria 6-0”. Quello che c’è dietro un match del genere, però, è assai più.

E’ stato il match dell’equipo, della squadra: Jiménez sicuramente avrà letto il mio long-form su Araujo, in cui auspicavo un cambio di modulo (non il solito 4-2-3-1, in quanto una tra l’argentino e Pekhart avrebbe dovuto esse sacrificato) per garantire la presenza contemporanea in campo del ceco e dell’ex Las Palmas: in questa stagione Pekhart è stato visto (durante la gestione Morais, e ho detto tutto) addirittura giostrarsi come ala di sinistra, non oso pensare perciò come José avrebbe impiegato El Chino. Bene, in un 4-4-2, la potenza e la fisicità di Tomas si sposano appieno con l’estro e la qualità di Sergio, a parer di chi vi scrive. E grazie mille, Manolo, per avermi dato ragione.

Detto ciò, è stato il match della continuità. Preso com’ero dalla trance descrittiva per il pezzo su Araujo, ho tralasciato di parlare della Κύπελλο Ελλάδος, Coppa di Grecia, e dell’Aek che il 1 febbraio dilaniava il Levadiakos per 6-0: oltre a due reti di Araujo, di testa (entrambe su gentili assist di Ronald Vargas), voglio brevemente sottolineare un paio di cosette qui e là. Le trovate qui, in ordine sparso: il 4-2-3-1 con Pekhart in panca e il trittico Vargas-Bakasetas-Rodríguez alle sue spalle, Johansson dal 1′, Ajdarevic e Mantalos fuori, il monopolio territoriale dell’Aek (59% di possesso palla), i vari tiri contati col pallottoliere (18, di cui 12 nello specchio difeso da Moschonas), e infine gli altri marcatori (Bakasetas, Vargas, Kolovetsios e Galanopoulos). Grazie, ho finito.

Ora, dritti su Aek-Veria. Il punteggio è sempre quello, 6-0, grandissima performance sfoderata da un gruppo assai compatto (il talento c’è sempre stato eh, Araujo a parte tutta la rosa è rimasta pressochè invariata, il problema stava fuori dal campo, mio caro José…), capace di rendere al meglio anche quando, nell’andata contro il Levadiakos, era stato messo in campo con un 3-5-2 mai visto. Insomma, il segnale che voleva Manolo c’è stato, eccome. E poco importa se si cambiano moduli e schemi, il valore del team alla fine viene sempre fuori. In fondo, hard work always pays off. 12 gol in tre giorni, una scorpacciata. Sì, d’accordo, Veria e Levadiakos non sono Pana o Olympiakos, il campionato greco non è di tutta questa qualità mostruosa e altri magari additano pure alla fortuna questo ruolo di marcia: signori, fatevene una ragione.

Vedere 5 reti in 40′ è di per sé uno spettacolo per gli occhi. Una performance sontuosa, impressionante. Già al 2′ un colpo di testa di Christodoulopoulos per poco non entra in porta: è solo il preludio ad una goleada. Goleada che comincia al 12′, quando lo stesso Lazaros ha trovato dal cilindro una gran conclusione al volo da fuori are, e non accenna a fermarsi: al 15′ Lampropoulos è stato il più lesto a ribadire in rete un tentativo di Araujo, al 25′ Mantalos ha gonfiato la rete di testa dopo cross di Pekhart, al 35′ è stato Tomas Gonzalez a mandare nella porta (la sua, però) un calcio d’angolo battuto da Mantalos. Come contro il Levadiakos, una volta che la squadra comincia a carburare non c’è storia. Jiménez ha continuato ad incitare i suoi, che prima della fine del primo tempo hanno arrotondato ulteriormente il punteggio grazie a Vranjes (40′) . 5-0, Spyros Louīs in delirio e pubblico mai felice come ora. Del resto, dopo un inizio di stagione altamente al di sotto delle aspettative, doveva esserci la riscossa, e puntualmente è arrivata. E Manolo, ormai, ha già accumulato un credito di fiducia enorme nei confronti del popolo dell’Aek.

Asigba entra per Kali nel Veria, ma cambia solo nel tabellino e nel campo la randellata continua. Al 54′ Jiménez concede la passerella a Lampropoulos e Didac Vilà: il primo viene sostituito da Kolovetsios, il secondo lascia il campo al neo acquisto Vinicius (ex Padova e Perugia, l’anno scorso allo Zurigo, ha firmato per 2 anni e mezzo). Nel Veria, subito dopo, dentro Stojcev e fuori Arce. La partita si addormenta ulteriormente, l’Aek ha ormai in pugno i tre punti e cavallerescamente preferisce non infierire al fine di recuperare energie e sviluppare un possesso palla che come alleato può contare sulla fragilità psicologica avversaria. Solo i cambi (o le ammonizioni, come quella comminata a Asigba al 68′) sono motivo di cronaca: Patricio Rodríguez subentra ad Araujo, Sissoko ad Andonian. E all’ultimo istante, precisamente quando i minuti sul cronometro sono 89, ecco il sigillo finale di Lazaros su assist del neoentrato Pato da Quilmes (il sesto stagionale eh!): doppietta per l’ex Verona, Bologna e Samp, prime due gioie stagionali per lui. E poi fischio finale, con annessi festeggiamenti.

Ma è stata anche la partita dell’attacco che non segna: un lato negativo solo per le statistiche, in quanto questo Aek ora è un collettivo terribilmente efficace sottoporta: contro il Levadiakos 18, ieri 17 conclusioni verso la port avversaria (di cui 8 nello specchio). Ma questa squadra è anche temibile in quanto a dominio territoriale (65% di possesso palla ieri). Il bilancio complessivo della gestione Jiménez è da lacrime agli occhi: cinque partite complessive, 4 vittorie e un pareggio (quello con l’Aek di cui ho parlato). 15 reti segnate, 0 subite. Fino ad oggi, dall’inizio della stagione, sono andati a rete ben 17 diversi membri della rosa. E soprattutto, al di là di questi magnifici numeri, ecco che di nuovo i gialloneri fanno paura. E ora, dal sesto posto, ecco che può veramente partire la riscossa…

Ecco il tabellino della gara:

Aek (4-4-2): Barkas; Galo, Vranjes, Lampropoulos (dal 54′ Kolovetsios), Didac (dal 54′ Vinicius); Christodoulopoulos, Ajdarevic, Johansson, Mantalos; Araujo (dal 68′ Rodríguez), Pekhart. All. Jiménez

Veria (4-2-3-1): Lopez; Vasilantonopoulos, Melissis, Kali (dal 46′ Asigba), Andonian (dal 71′ Sissoko); Tomás, Balafas; Calvo, Arce (dal 58′ Stojcev), Sarpong; Kapetanos. All. Terzis

Reti: 12′ e 89′ Christodoulopoulos, 15′ Lampropoulos, 25′ Mantalos, 36′ aut. Tomás, 40′ Vranjes. Ammoniti: 67′ Asigba (V).

Ps 1: “Πριν από το ματς η ΑΕΚ τίμησε τη μνήμη των Μίλτου Παπαποστόλου και Γιώργου Πετρίδη. Αιωνία τους η μνήμη! Θα βρίσκονται για πάντα ανάμεσά μας!”. Prima della partita, sono stati compianti George Petrides (del quale non sono riuscito a reperire alcuna informazione) e Miltos Papapostolou (la sua pagina Wiki ricorda a chi come me non lo conoscesse che è stato giocatore e poi tecnico dell’Aek, anche Transfermarkt ne parla), scomparso il 2 febbraio. Il primo è stato ricordato dal presidente dell’Associazione del veterani dell’Aek (Stelios Serafeidis) più o meno con queste parole, tradotte: “Oltre le leggi e la morale dello stato vi è la presenza di alcune persone che con la morale e le loro azioni hanno influenzato decisamente la nostra vita. George, eri uno di quell’ élite. Il tuo corpo non è riuscito a entrare nel nostro nuovo stadio, l’Hagia Sophia. Ma ci sta per entrare la tua anima, quando si completerà il nostro sogno per il quale abbiamo costantemente discusso”.

Ps 2: voglio aggiungere un’ulteriore postilla. Sul sito ufficiale dell’Aek (che qui trovate in lingua inglese) è apparso, il 3 febbraio, un comunicato intitolato “appreciation letters to Aek”. Il testo, che subito sotto ho deciso di pubblicare per esteso, altro non è che l’orgoglioso riconoscimento di una lettera di ringraziamento ricevuta dall’UNHCR (come saprete certamente, l’impegno dell’ONU a favore dei rifugiati) a sottolineare l’impegno del club. Uno scan del documento originale, in inglese, lo potete sennò visualizzare qui. Vi invito infine a considerare questo fatto come la naturale prosecuzione di quanto più volte sottolineato dal sottoscritto, ossia il fatto che le origini dell’Aek siano da ricercarsi nell’impegno di alcuni rifugiati greci provenienti da Istanbul in seguito dello scoppio del conflitto greco-turco del 1919-1922. Sarò probabilmente ripetitivo, ridondante, ma in fondo qui su Footbola parliamo di calcio. E questa volta, il calcio ci regala una storia di solidarietà, di incredibile coerenza e di straordinaria generosità (senza dimenticare che l’impegno concreto dell’Aek non è stato pubblicizzato eh!). Riflettete, cari amici, riflettete…

The Office of the United Nations High Commissioner for Refugees (UNHCR) sent an appreciation letter to AEK FC, in order to thank the club for the donation of sport equipment and the general support! AEK FC donated a significant amount of sport equipment to the refugees’ football team of the Welcome Centre of Schisto. The football team of the Centre is being trained by dedicated trainers, partners of the SOS Children’s Village. For this reason, the General Director of the SOS Children’s Village, Giorgos Protopapas and the Head of the Office of the United Nations High Commissioner for Refugees of Attica, Igor Ciobanu, sent their appreciation. The appreciation letter of, mr. Ciobanu and mr. Protopapas is attached.

Matteo Albanese

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