Quando si parla di Gianluigi Donnarumma, la prima immagine che affiora è quella di un gigante tra i pali, capace di ipnotizzare i rigoristi nella notte di Wembley e di spingere l’Italia sul tetto d’Europa. Ma se ti fermi lì, stai perdendo gran parte del film. Perché “Gigio”, come lo chiamano tutti, non è solo il portiere più precoce e discusso della sua generazione, è anche un ragazzo cresciuto troppo in fretta, un talento che ha dovuto fare i conti con fama, pressioni e decisioni scomode fin da quando portava ancora l’apparecchio ai denti.
Nato a Castellammare di Stabia nel 1999, già a 10 anni era alto quanto un adulto. I suoi coetanei sembravano bambini accanto a lui, tanto che per giocare le partite doveva mostrare i documenti per dimostrare di non essere “fuori età”. A 14 anni il Milan lo strappa alle giovanili del Napoli, ma il destino ha fretta: a soli 16 anni e 8 mesi debutta in Serie A, strappando il posto a Diego López e diventando subito un caso nazionale. Un adolescente tra i pali di San Siro, con la faccia da ragazzino e le mani già da campione. L’Italia si divide: è il nuovo Buffon o è stato bruciato troppo in fretta?
Dalla gloria in azzurro alla consacrazione europea
Nel giro di pochi mesi, Donnarumma entra nel giro della Nazionale: prima l’Under‑21, poi la chiamata di Ventura a 17 anni. Non solo diventa il più giovane portiere della storia a esordire con l’Italia, ma a 18 anni è già titolare in pianta stabile. A chi lo accusa di inesperienza risponde con i fatti: para rigori, salva risultati, mostra freddezza glaciale. È anche il più giovane di sempre a raggiungere 100 e poi 200 presenze in Serie A, con una costanza che pochi al mondo possono vantare. Nel 2016 vince la sua prima Supercoppa Italiana parando il rigore decisivo a Dybala. Il Milan lo celebra, ma dietro le quinte inizia un’altra storia: quella degli attriti con i tifosi, delle contestazioni per il rinnovo, degli striscioni con scritto “Dollarumma”. Quando decide di non rinnovare con i rossoneri nel 2021 e firmare a parametro zero con il Paris Saint-Germain, molti lo etichettano come traditore. Ma lui tira dritto.
A Parigi deve guadagnarsi il posto: all’inizio condivide la titolarità con Keylor Navas, poi piano piano si prende la porta. Il punto di svolta è l’Europeo del 2020 (giocato nel 2021): Donnarumma è decisivo ai rigori sia in semifinale che in finale, para il penalty di Saka e diventa eroe nazionale. Nessun portiere prima di lui aveva mai vinto il premio di miglior giocatore del torneo. Dopo quell’estate, conquista anche i premi individuali: miglior portiere dell’anno IFFHS, Trofeo Yashin, FIFA Best e l’inserimento nel World XI. La sua carriera prende quota.
Al PSG, intanto, arriva la consacrazione: vince tutto in Francia e, nel 2025, la prima storica Champions League del club parigino. Ma proprio quando sembra inamovibile, arriva la frattura. Luis Enrique lo esclude dalla rosa della Supercoppa UEFA del 12 agosto 2025. Dietro le quinte si parla di tensioni, incomprensioni e un addio imminente. Donnarumma lo conferma con un post sui social: «Il PSG resterà sempre parte di me, ma è arrivato il momento di salutarci». La Premier League lo chiama, con Manchester United, City e Chelsea che sondano il terreno. A 26 anni, il suo futuro è ancora tutto da scrivere.
La vita privata, i record nascosti e le sfide del futuro
Dietro i riflettori, Donnarumma è rimasto il ragazzo semplice di Castellammare. È fidanzato con Alessia da quasi dieci anni e nel 2024 è diventato papà del piccolo Leo. Il fratello maggiore Antonio è stato anche suo compagno di squadra al Milan: due portieri nella stessa famiglia, una rarità assoluta. Nonostante le pressioni mediatiche, Donnarumma ha sempre protetto la sua vita privata. Non è uno da copertine o da interviste urlate. Preferisce parlare in campo.
Ci sono tanti dettagli della sua carriera che in pochi conoscono. Come quando a 17 anni parò un rigore in Serie A: era il più giovane a riuscirci dal dopoguerra. O quando, durante l’Europeo, mantenne la porta inviolata per tutta la fase a gironi, impresa mai riuscita all’Italia. O ancora, quando raggiunse 200 presenze in Serie A prima dei 22 anni: una macchina da presenze, più che da parate. E oggi, con un valore di mercato stimato intorno ai 24 milioni di euro, è tra i portieri più ricercati sul panorama internazionale.
La sua storia è fatta di gloria, ma anche di cicatrici. Di scelte difficili, come lasciare il Milan a 22 anni o affrontare le critiche a Parigi dopo ogni errore. Di pressioni enormi, di aspettative smisurate, di comparazioni costanti con Buffon. Ma anche di una resilienza silenziosa, di chi non si è mai piegato agli insulti, agli striscioni, alle voci. Di chi ha saputo rialzarsi, ogni volta.
Oggi Gianluigi Donnarumma è molto più di un portiere. È un simbolo di continuità, talento e maturità precoce. È il volto di una generazione che ha visto nel calcio non solo uno sport, ma un percorso di crescita. Ed è anche una figura controversa, divisiva, umana. Proprio per questo, affascinante. Non basta leggere i titoli per capirlo: bisogna scavare dietro le quinte. E solo così si scoprono le sue vere 30 curiosità. Quelle che, spesso, i giornali non raccontano.
