Inter, primo campanello d’allarme per Chivu

Cristian Chivu Inter

Cristian Chivu Inter Immagine | Ansa

Pasquale Luigi Pellicone

Settembre 1, 2025

La sconfitta dell’Inter in casa contro l’Udinese, alla seconda giornata di campionato, lascia il segno. La squadra di Chivu che aveva incantato ed esaltato contro il Torino inciampa contro un avversario solido ma non irresistibile. Una caduta che ricorda i fantasmi del passato

Chivu, l’Udinese riapre vecchie ferite

Il ko con l’Udinese, al netto della delusione davanti ai propri tifosi riapre ferite ancora non cicatrizzate: emerge una preoccupante continuità con le difficoltà già viste nel finale della scorsa stagione  quando i nerazzurri hanno gettato alle ortiche prima la Coppa Italia e poi il Campionato dimostrandosi di reagire contro avversari compatti e evidenziando una mancanza di idee preoccupanti nei momenti decisivi. Il dato più allarmante riguarda Luka Sucic e la sua compatibilità con Calhanoglu. I due cercano le stesse zone di campo e insieme creano più problemi che soluzioni nella costruzione della manovra. Corsa e polmoni di Nicolò Barella non bastano per colmare il vuoto di leadership, mentre gli attaccanti hanno faticato a creare reali pericoli.

Il mercato dell’Inter fra sostenibilità e delusioni

L’1-2 subito dai friulani lascia in eredità anche il riaccendersi del dibattito sulla campagna acquisti estiva. La nuova proprietà ha imposto linee guida chiare: riduzione del debito, rispetto dei parametri UEFA e ringiovanimento della rosa. L’Inter ha speso complessivamente 91 milioni incassandone 45, con la cessione di Taremi. Numeri importanti, ma che lasciano l’impressione di un mercato incompleto. Era lecito aspettarsi almeno un innesto dopo aver visto sfumare prima Leoni, poi Lookman e infine Koné. Invece la società ha preferito puntare sulla permanenza dei big, che però non ha lenito il malumore dei tifosi. La sensazione diffusa  è che l’Inter abbia perso l’occasione di rinforzarsi in maniera mirata.

Tifosi e società: un rapporto da ricostruire

C’è infine da ricostruire il legame tra l’Inter e la propria tifoseria. Dal 2021 ì nerazzurri hanno vinto due scudetti, due Coppe Italia, tre Supercoppe, disputato due finali di Champions League e una finale di Europa League. Numeri che non cancellano la sensazione di occasioni mancate. In diverse sacche di tifo prevale la rabbia per quanto sfuggito rispetto alla gioia per i trofei conquistati. In questo contesto, il ko con l’Udinese diventa un campanello d’allarme. Se la scelta di puntare sulla continuità e sulla sostenibilità dovesse tradursi in un Chivu costretto a trovare soluzioni senza grandi rinforzi, altre  prestazioni poco brillanti,  rischiano di acuire rimpianti e malcontento già serpeggianti e che il 5-0 al Torino, considerata la reazione del Meazza al fischio finale della partita contro l’Udinese, aveva solo celato.

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