L’ex attaccante brasiliano dovrà continuare a scontare la pena a San Paolo. La giustizia italiana aveva già confermato la condanna a 9 anni per violenza sessuale, ora valida anche in patria.
Il caso giudiziario che coinvolge Robson de Souza, noto come Robinho, ha registrato un nuovo capitolo decisivo a Brasília, nella giornata di lunedì 2 settembre 2025. La Corte Suprema del Brasile ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dell’ex calciatore, condannato in via definitiva in Italia a nove anni per stupro di gruppo. Il verdetto conferma che Robinho dovrà restare detenuto nel carcere di Tremembé, nello stato di San Paolo, dove si trova dallo scorso marzo.
Il ricorso, presentato con urgenza dagli avvocati della difesa, chiedeva che l’ex attaccante venisse liberato in attesa della valutazione di merito della sua posizione da parte del Supremo Tribunal Federal. La richiesta è stata bocciata con decisione dal giudice Luiz Fux, uno dei membri più autorevoli del collegio, che ha ritenuto il rischio di fuga e la gravità del reato elementi sufficienti a motivare la custodia cautelare.
Robinho era stato condannato in Italia per un episodio avvenuto nel 2013 a Milano, quando militava tra le fila del Milan. L’inchiesta aveva ricostruito la violenza sessuale di gruppo ai danni di una giovane donna albanese, in un locale notturno, durante una serata in compagnia di altri connazionali. La Cassazione aveva confermato la sentenza nel 2022. Il Brasile, che non prevede l’estradizione dei suoi cittadini, ha ricevuto richiesta formale dall’Italia per far scontare al condannato la pena sul proprio territorio nazionale, secondo gli accordi bilaterali in vigore.
La posizione della difesa e la linea della giustizia brasiliana
I legali dell’ex attaccante del Milan e del Real Madrid avevano sostenuto che il loro assistito non costituisse un pericolo sociale, né vi fosse un rischio concreto di fuga, considerando che Robinho si era consegnato spontaneamente alla giustizia dopo la decisione di trasferire la sentenza italiana nel sistema penale brasiliano. Secondo la difesa, non sarebbe stato corretto mantenere l’ex calciatore in custodia prima della decisione definitiva sulla validità della condanna in Brasile.

Ma il giudice Luiz Fux ha ritenuto la richiesta infondata, ribadendo come il reato contestato sia di estrema gravità. Nella motivazione si legge che “la permanenza in carcere è necessaria per garantire l’effettività della cooperazione giudiziaria internazionale e per la salvaguardia dell’immagine della giustizia brasiliana nei confronti degli impegni presi con altri Paesi”. Un passaggio che lascia intendere l’intenzione di non trasformare il Brasile in un rifugio per cittadini condannati all’estero.
La decisione ha ricevuto ampia copertura mediatica in patria e ha generato un acceso dibattito pubblico. Diversi opinionisti e giuristi si sono espressi sull’opportunità di riconoscere le sentenze straniere, anche se fondate su sistemi giudiziari differenti. Nel caso specifico, però, il Tribunale federale brasiliano aveva già accettato la validità della sentenza italiana, riconoscendo la piena compatibilità con l’ordinamento nazionale.
L’ex stella del calcio e il declino tra scandali e processi
Robinho, una delle figure più promettenti del calcio brasiliano dei primi anni Duemila, vede così affondare definitivamente la propria immagine. Dopo gli esordi al Santos, il trasferimento al Real Madrid nel 2005 e una carriera passata anche per il Manchester City, il Milan e club in Cina e Turchia, la parabola dell’ex attaccante si è chiusa nel modo più duro. Già nel 2020, il tentativo di tornare a giocare in patria era stato fermato dalle pressioni dell’opinione pubblica e dagli sponsor, che avevano chiesto l’annullamento del contratto con il Santos.
Nel marzo 2023, la Corte superiore di giustizia brasiliana aveva autorizzato l’esecuzione della pena italiana sul territorio nazionale, aprendo la strada all’arresto dell’ex calciatore. Da allora Robinho si trova in una cella singola nel carcere di massima sicurezza di Tremembé, struttura nota per ospitare criminali condannati per crimini sessuali e omicidi di alto profilo.
Il caso rimane sotto osservazione anche da parte delle autorità italiane, che seguiranno gli sviluppi per assicurarsi che l’accordo di reciprocità penale venga rispettato. Intanto, la difesa potrà presentare un nuovo ricorso, ma le possibilità di ottenere la scarcerazione si fanno sempre più remote.
