Juve, attacco da rifare. Sei nomi per tre maglie e un equilibrio ancora da trovare

igor tudor

Nell'immagine, Igor Tudor attuale allenatore della Juventus. - @ANSA

Luca Antonelli

Settembre 5, 2025

Tra rientri, nuovi acquisti e prove tattiche, il reparto offensivo bianconero è ancora in costruzione. Serve tempo per trovare l’incastro giusto, mentre Tudor osserva e decide chi resta fuori.

L’attacco della Juventus è ancora un puzzle aperto. Sei giocatori si contendono tre maglie da titolari, in un valzer che coinvolge titolari consolidati, volti nuovi e profili in cerca di rilancio. La squadra è in fase di definizione, i meccanismi offensivi non sono ancora rodati, e Igor Tudor osserva ogni dettaglio per capire quali combinazioni garantiscono equilibrio e profondità. I nomi sono noti, ma le gerarchie non sono scritte. Il lavoro quotidiano a Continassa punta ad alzare la qualità nella trequarti e a risolvere il problema più evidente dell’ultimo campionato: la produzione offensiva scarsa, nonostante il potenziale sulla carta.

Tanti nomi e poche certezze: il dilemma delle rotazioni e la gestione dei ruoli

Le prime sedute della settimana hanno confermato che la Juve sta cercando una nuova identità offensiva. Vlahovic, reduce da una stagione complicata, rimane al centro del progetto, ma non più intoccabile. Tudor lo alterna con Milik, che offre soluzioni diverse, più legato al gioco di sponda e alla manovra spalle alla porta. Entrambi sono stati provati con la squadra a due punte, ma anche in un sistema più fluido, con un solo riferimento e due giocatori larghi.

Kenan Yıldız
Kenan Yıldız e Vlahovic durante i festeggiamenti di un goal. – @ANSA

Chiesa è in fase di valutazione. Dopo l’ennesimo rientro da un infortunio, il tecnico lo sta gestendo con prudenza, ma nelle gerarchie parte alto. Quando è in condizione, garantisce strappi e dribbling. Il suo problema, oggi, è la continuità. Sulla fascia opposta si muove Yildiz, osservato con attenzione. Il talento turco sta guadagnando spazio: è uno dei pochi in rosa che gioca bene tra le linee e ha visione per rifinire. Tudor lo considera utile anche come seconda punta, più vicino alla porta.

A questi si aggiunge Kean, che continua ad alternare spunti e passaggi a vuoto. La società crede ancora nel suo recupero, ma sa che le occasioni sono sempre meno. Infine c’è Sulemana, l’ultimo arrivato. Velocità, potenza e gioco verticale: un profilo che manca agli altri, ma che deve ancora imparare a muoversi nel sistema bianconero. Il suo impiego sarà graduale, almeno all’inizio, ma le sue caratteristiche fanno gola.

La vera difficoltà è trovare un equilibrio. Se si sceglie Vlahovic con due esterni, manca peso in area quando lui si allarga. Se si opta per Milik-Chiesa, si perde in verticalità. E quando c’è Yildiz, l’assetto cambia in base a dove parte l’azione. Tudor studia combinazioni, controlla i dati, analizza le sequenze. Ma servono partite, ritmo e rodaggio per capire chi può davvero reggere il ruolo da titolare in modo continuativo.

Il punto di Tudor, l’incognita infortuni e l’equilibrio che ancora non c’è

Nella conferenza pre-campionato Tudor era stato chiaro: “Serve pazienza, non abbiamo ancora la versione definitiva della squadra.” Lo si nota in campo, dove il pressing parte a intermittenza, e gli attaccanti faticano a legare il gioco con il centrocampo. L’allenatore sta provando diverse soluzioni in allenamento, ma resta ancorato a due principi: ordine e responsabilità. Chi entra deve sapere esattamente cosa fare, altrimenti rischia di rompere gli equilibri.

La preoccupazione principale resta la tenuta fisica. Chiesa ha già avuto un affaticamento muscolare, Kean è reduce da un fastidio al ginocchio, Milik convive con problemi di carico. Questo costringe lo staff medico e quello tecnico a una gestione attenta, che incide anche sulle scelte tattiche. Non si può contare su tutti ogni settimana, e la sensazione è che la vera formazione titolare si vedrà solo dopo la sosta.

Nel frattempo il gruppo lavora su due fronti: rifinire la costruzione dal basso e aumentare la presenza offensiva. Gli esterni sono chiamati a stringere di più, i centrocampisti a inserirsi con maggiore frequenza. Tudor vuole che la squadra accompagni l’azione in blocco, senza lasciare isolato chi riceve tra le linee. Non è un dettaglio: è lì che spesso la Juve ha perso ritmo, lasciando l’attaccante senza appoggi.

La stagione è lunga e l’attacco è ancora un laboratorio aperto. Tudor osserva, fa prove, cambia accoppiamenti. Il punto fermo, per ora, è che nessuno ha il posto assicurato. E questo, in uno spogliatoio così competitivo, può diventare la chiave per alzare il livello di tutti.

Change privacy settings
×