Milan più mobile e imprevedibile con il falso nove. Allegri cambia volto al Diavolo

Allegri Milan

Allegri durante una partita di Serie A. - @ANSA

Luca Antonelli

Settembre 5, 2025

Il tecnico lavora su un attacco fluido: niente centravanti fisso, ma rotazioni continue tra trequarti e area. Le prove a Milanello svelano un’idea precisa, già testata anche in Nazionale.

Da settimane a Milanello si lavora su una nuova interpretazione offensiva: un Milan senza centravanti di ruolo, con un sistema fluido dove le posizioni cambiano di continuo. Al posto del riferimento classico davanti, Massimiliano Allegri sta testando il modulo con il falso nove, cercando soluzioni che mettano in moto i centrocampisti e gli esterni, con rotazioni e inserimenti continui. I test si concentrano sulla rapidità di scambio, sull’altezza media del baricentro e sul modo in cui i giocatori si alternano nello spazio davanti alla linea difensiva avversaria. L’assenza di un attaccante fisico, statico, diventa un vantaggio: più libertà, più letture da interpretare, meno punti di riferimento per chi difende. La squadra si allena per muovere il pallone di prima e arrivare al tiro con pochi tocchi, sfruttando la tecnica di chi parte da dietro.

Allegri punta su qualità e movimenti corti: via il centravanti, dentro un attacco a rotazione

L’esperimento è già cominciato in amichevole. Al centro dell’area si sono alternati Pulisic, Loftus-Cheek e persino Adli, ruotando intorno alla mezzaluna senza mai offrire una posizione fissa. Nessuno dei tre ha giocato da punta, ma tutti hanno dato continuità alla manovra, scambiando rapidamente e cercando lo spazio libero. Leão, da sinistra, parte largo per poi stringere sul secondo palo. A destra, il compito cambia: si chiede all’esterno di entrare nel mezzo, portare via un difensore, liberare lo spazio per il taglio centrale.

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Gimenez, attuale attaccante del Milan, durante una partita di Serie A. – @ANSA

L’idea è evitare il duello diretto con i centrali. Il pallone viene portato in zona rifinitura e da lì parte il movimento: o imbucata per l’inserimento, o scarico sull’esterno per il traversone basso. Senza un nove classico, il Milan guadagna in velocità e fantasia, ma perde peso fisico. Qui entra il lavoro sul pressing: il primo uomo sul pallone è spesso il trequartista che sale, mentre gli altri accorciano. L’alternanza dei ruoli impone una soglia di attenzione alta, ogni passaggio sbagliato può aprire una ripartenza.

Allegri ha chiesto più partecipazione agli interni. Reijnders e Musah devono salire, portare densità negli ultimi metri, offrire soluzioni al portatore. Il Milan diventa così più stretto e compatto, ma anche più fragile se perde il tempo della giocata. I margini di errore si riducono, e il controllo della seconda palla diventa essenziale per evitare transizioni scoperti. Il tecnico, in ogni caso, non rinuncia alla costruzione dal basso: l’uscita palla al piede serve a portare fuori pressione, non a forzare il lancio.

Cosa cambia per i singoli e perché il Milan guarda al modello della Nazionale

L’assenza di un centravanti fisico modifica le gerarchie offensive. Jovic, nelle ultime sedute, è stato alternato ma non considerato titolare. Allegri preferisce iniziare senza un nove vero, per poi eventualmente inserirlo in corsa se il risultato lo richiede. L’idea si rifà a schemi già visti in Nazionale, dove l’uso del falso nove ha permesso di attaccare in modo più imprevedibile. Pellegrini, Zaniolo, persino Raspadori hanno giocato in quel ruolo in diverse occasioni, con esiti alterni.

Il Milan spera in una riuscita più stabile. I giocatori scelti per interpretare il ruolo hanno caratteristiche tecniche buone, controllo nello stretto, capacità di cambiare passo. Il lavoro ora è tutto sulla sincronizzazione: chi si muove tra le linee deve essere servito nel momento giusto, con il tempo corretto. Ogni secondo in più porta a un contatto, a un raddoppio, a una palla persa. La palla deve viaggiare veloce, i movimenti devono essere automatici.

L’idea di fondo resta quella di non offrire mai punti di riferimento. Il difensore centrale deve restare nel dubbio: seguo l’uomo o tengo la linea? Quando la palla arriva sulla trequarti, l’azione si sviluppa in due tocchi, massimo tre, per andare al tiro. Se l’azione si ferma, si ricomincia da dietro, aspettando che si apra un varco. Tutto questo richiede lucidità, ritmo, e una preparazione mentale forte. Il Milan prova a costruire un’identità nuova, con l’obiettivo di sorprendere e far male anche senza un numero nove tradizionale.

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