Il giovane attaccante segna tre reti nel suo primo match in maglia giallorossa e accende l’entusiasmo.
Allo stadio Tre Fontane, in un pomeriggio di fine estate senza troppi clamori iniziali, il campo ha raccontato una storia diversa. Un nome poco noto fuori dal circuito degli addetti ai lavori, Paratici, ha segnato tre gol nella sua prima apparizione con la maglia della Roma dei “grandi”. L’amichevole contro il Roma City, formazione di Serie D, doveva essere un semplice allenamento congiunto. Ma si è trasformata in una piccola vetrina personale per un ragazzo che, al momento giusto, ha mostrato di avere colpi e personalità. Nessun segnale nervoso, niente timidezza da esordio: solo movimenti chiari, scelte rapide, e palloni messi dentro.
Tripletta, movimenti giusti e freddezza: così Paratici si è preso la scena
Il primo gol è arrivato al quarto d’ora del primo tempo: Paratici ha raccolto un pallone vagante sul limite e ha incrociato con il destro, rasoterra, angolato. Un’esecuzione pulita, quasi chirurgica. Al 28′, il raddoppio: calcio d’angolo dalla sinistra, il giovane ha staccato prima di tutti e ha indirizzato il pallone nell’angolo opposto. Due tiri, due gol. Ma il meglio doveva ancora venire. Nella ripresa, su un’azione rapida sviluppata dalla trequarti, ha tagliato dietro il centrale avversario, controllato con il sinistro e battuto il portiere in diagonale con il destro: 3-0, tripletta, partita chiusa.

La prestazione non è stata solo numerica. A impressionare è stato il modo in cui il ragazzo ha interpretato il ruolo: pressing costante, movimenti senza palla intelligenti, freddo in area, ma anche tanta corsa e voglia di aiutare i compagni. Non ha cercato la giocata da vetrina, ma è rimasto sempre dentro il contesto della squadra. Gli occhi di De Rossi erano su di lui, e il tecnico ha preso appunti mentalmente. Il pubblico presente ha cominciato a scandire il suo nome, un piccolo segnale che forse nemmeno lui si aspettava così presto.
La Roma ora riflette: lanciarlo subito o farlo crescere con calma?
Finita la partita, negli spogliatoi il clima era disteso, ma intorno al nome di Paratici si muovevano già discussioni. Chi lo ha visto crescere nella Primavera racconta di un ragazzo silenzioso, che parla poco ma lavora molto. Fisicamente ha struttura, è alto, ma non lento. Tecnicamente è pulito, ha un buon primo controllo e un tiro che sa adattarsi alle situazioni. Ma soprattutto, ha la capacità — non scontata — di capire dove si svilupperà l’azione, e farsi trovare dove serve.
La Roma sta valutando come gestirlo. Farlo allenare stabilmente in prima squadra? Inserirlo nelle rotazioni per la Coppa Italia? Prestito in Serie B? Nessuna decisione è ancora stata presa, ma la tripletta cambia le prospettive. Paratici era considerato un prospetto da seguire, adesso è un candidato reale per guadagnarsi minuti ufficiali.
C’è chi lo paragona a Scamacca, per struttura e modo di stare in campo. Altri vedono somiglianze con Belotti nei movimenti profondi e nella cattiveria sotto porta. Lui non dice nulla, si limita a sorridere davanti alle domande dei cronisti. La partita contro il Roma City non era una finale, certo, ma per Paratici può valere quanto una piccola consacrazione interna. Un segnale lanciato in un periodo in cui la squadra cerca alternative credibili davanti. E a volte, le soluzioni sono già in casa, solo che devono farsi notare al momento giusto.
