Dimenticato da Spalletti, oggi è un punto fermo dell’Italia: con Gattuso è cambiato tutto. Politano si è ripreso la Nazionale e il suo ruolo da protagonista.
Solo pochi mesi fa, Matteo Politano guardava la Nazionale da casa. Nelle convocazioni di Luciano Spalletti il suo nome non compariva mai, se non per qualche chiamata marginale e senza reale utilizzo. Oggi invece, con Gennaro Gattuso in panchina, l’esterno del Napoli è diventato un titolare vero. Presenza fissa nella nuova Italia, giocatore su cui il ct ha costruito gran parte della sua idea offensiva. Un cambio di status netto, frutto di un lavoro continuo, e di una fiducia tecnica ritrovata.
Politano ha trovato spazio dal primo giorno della nuova gestione. Gattuso lo conosce bene, lo ha già allenato a Napoli, sa cosa può dare. La scelta non è stata casuale: l’esterno è uno dei pochi nel giro azzurro a garantire strappi sulla fascia, equilibrio in copertura e gol. Le prestazioni in maglia partenopea, già di ottimo livello, hanno convinto il nuovo commissario tecnico a scommettere su di lui fin da subito. Politano ha risposto presente, sia nei match ufficiali che nelle amichevoli.
La svolta con Gattuso: continuità, fiducia e un ruolo costruito su misura
Gennaro Gattuso ha inserito Politano nel suo schema con chiarezza. L’esterno gioca alto, ma non da ala pura. Spesso parte largo per poi accentrarsi, liberando il corridoio per il terzino o per il mezzala in appoggio. In fase di non possesso è tra i primi a rincorrere, un dettaglio non secondario per un ct che pretende attenzione tattica anche dai più offensivi. Politano ha risposto con prestazioni solide, senza fronzoli. Mai una parola fuori posto, mai un atteggiamento fuori contesto. Il campo ha fatto il resto.

Le sue prime apparizioni da titolare sono state convincenti. Gattuso lo ha schierato sia nel 4-3-3 che nel 4-2-3-1, alternando il ruolo di esterno puro a quello di seconda punta laterale. In entrambi i casi, Politano si è dimostrato utile. Ha segnato, ha servito assist e ha creato occasioni. Ma soprattutto ha dato equilibrio a un’Italia che ancora cerca la sua identità definitiva. A 32 anni, non è più un giovane da testare, ma un calciatore nel pieno della maturità. Gattuso, che lo conosce da anni, ha scommesso su questa versione completa del giocatore. E la scommessa, finora, è stata vincente.
Con Spalletti, invece, il discorso era diverso. L’ex ct preferiva esterni di gamba più lunga, più strutturati fisicamente, più verticali. Politano, pur avendo qualità, non era tra i profili preferiti. E la sua esclusione è stata sistematica, anche nei momenti in cui le sue prestazioni a Napoli erano sotto gli occhi di tutti. Ora le cose sono cambiate. E lo spogliatoio azzurro lo ha accolto come un veterano silenzioso ma utile.
Un’arma offensiva che dà equilibrio: così Politano si è ripreso l’Italia
L’Italia di Gattuso è ancora un cantiere, ma alcune certezze stanno emergendo. E Politano è una di queste. Non solo per i numeri — gol, assist, dribbling riusciti — ma per il modo in cui interpreta il ruolo. In un calcio dove gli esterni devono fare tutto, dal pressing alla costruzione, passando per il sacrificio difensivo, lui si è adattato senza problemi. Ha corso, ha coperto, ha spinto quando serviva. E ora la maglia da titolare non è più un’eccezione, ma una realtà.
I dati lo confermano. Politano è tra i primi in squadra per palloni giocati negli ultimi trenta metri e per occasioni create. Gattuso lo ha blindato pubblicamente, definendolo “fondamentale per come intendiamo giocare”. Nessuno lo dava titolare solo sei mesi fa. Ora è diventato un nome da cui si parte. E anche nello spogliatoio il suo peso è cresciuto: è uno dei più esperti, ha giocato in Champions, ha affrontato partite decisive. Sa cosa significa reggere la pressione.
La stagione con il Napoli ha fatto da trampolino. Ma è la Nazionale a certificare la sua piena affermazione. Politano, che da giovane è sempre stato considerato “vicino ma non abbastanza”, oggi è dentro. Merito della testa, delle gambe, e di un ct che ha voluto dargli fiducia. Una fiducia che l’esterno sta ripagando partita dopo partita, azione dopo azione.
