Israele e Italia, valida per le qualificazioni ai Mondiali 2026, va ben oltre il semplice evento sportivo. In campo neutro a Debrecen (Ungheria), l’Italia si gioca il prossimo passo verso la qualificazione affrontando Israele con la partita d’andata fissata per l’8 settembre 2025 alle ore 20:45. La squadra azzurra, galvanizzata dal 5-0 rifilato all’Estonia, punta a conquistare un altro successo senza sbavature.
Gattuso fra diplomazia, equilibrio e determinazione
Il ct Rino Gattuso ha affidato alla stampa parole di equilibrio e determinazione: “Sono un uomo di pace… però Israele è nel nostro girone e ci dobbiamo giocare… è il nostro lavoro”. Sul piano statistico, il bilancio contro Israele sorride all’Italia: 6 vittorie, un pareggio e 20 gol segnati a fronte di soli 5 subiti in 7 precedenti, l’ultimo dei quali risale al successo per 4-1 a Udine nel 2024. Spostando la prospettiva in chiave politica e morale, questa partita ha assunto una piega mai vista prima. Il sindaco di Udine ha già chiesto il rinvio della gara di ritorno del 14 ottobre, definendola “inopportuna” in un contesto segnato da una situazione internazionale particolarmente tesa. Un sostenuto anche da 44 parlamentari del Partito Democratico e dall’Associazione Italiana Allenatori (AIAC).
Le posizioni della politica: Israele e la crisi mediorentale
Mauro Berruto (Pd) evoca l’esigenza di un “gesto simbolico”, mentre il ministro dello Sport Andrea Abodi, cui è stato chiesto un parere sull’eventualità di una squalifica di Israele in relazione alla crisi mediorentale, ha ribadito il concetto che “Israele è stato aggredito”, rifiutando analogie con la Russia Si è aperto dunque un dibattito acceso tra chi sostiene il rispetto della neutralità sportiva e chi denuncia una “doppia morale”. Con queste premesse, inevitabilmente. il clima che circonda Israele-Italia è agitato e ricco di tensioni. Anche la città di Udine, scelta inizialmente dopo il rifiuto di Bari, è tornata al centro del dibattito: il sindaco teme possibili disordini, mentre i manifestanti, già scesi in piazza nel 2024, sembrano pronti ad altre mobilitazioni.
Una partita che si deve giocare
Le istituzioni nazionali, compreso il Viminale, sembrano orientate a garantire lo svolgimento dell’incontro, nonostante le pressioni dalla base e l’attenzione dell’opinione pubblico. Gattuso stesso ha ammesso: “Giocare è nostro dovere”, in un clima in cui la partita si trasforma da semplice evento sportivo a simbolo di una tensione sociale profonda. In un contesto così complicato, l’unica certezza è che la doppia sfida tra Israele e Italia non è solo una tappa importante nella corsa verso i Mondiali 2026, ma un crocevia di valori sportivi, tensioni politiche ed esigenze morali. Tra le esigenze di sportività, le proteste civili e le riflessioni etiche, questa partita riflette le contraddizioni del nostro tempo, evidenziando come lo sport possa diventare terreno di confronto più ampio.
