Le curiosità più incredibili del calcio. Episodi, superstizioni e record che pochi conoscono

Statistiche del calcio

Simboli e tradizioni che raccontano la storia del calcio. - www.footbola.it

Luca Antonelli

Settembre 13, 2025

Dal gol più veloce alla partita interrotta per motivi bizzarri: i retroscena che hanno fatto la storia del calcio.

Il calcio è pieno di episodi che non finiscono nelle statistiche ufficiali ma che raccontano un volto diverso di questo sport. Ci sono record che sembrano usciti da un romanzo, superstizioni che i giocatori ripetono prima di ogni gara e partite rimaste impresse non per i gol, ma per i motivi in cui sono state interrotte. Sono dettagli che mostrano quanto il calcio sia anche cultura popolare, intreccio di storie, casualità e riti. Non a caso, proprio queste curiosità vengono ricordate dai tifosi spesso più dei risultati in sé.

I record più insoliti e le partite da ricordare

Uno dei record più discussi riguarda il gol più veloce della Serie A, firmato da Rafael Leão con il Milan contro il Sassuolo nel 2020: appena sei secondi e mezzo dal fischio d’inizio. Un dato che resta scolpito e difficilmente replicabile. A livello mondiale spicca il primato di Hakan Şükür, autore di una rete lampo contro la Corea del Sud ai Mondiali del 2002 dopo soli undici secondi.

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Curiosità e dettagli che pochi conoscono del mondo calcistico. – www.footbola.it

Ci sono poi le partite che hanno superato ogni logica. Nel 2001, in una sfida di qualificazione ai Mondiali, l’Australia batté la Samoa Americane per 31-0, fissando un record di gol difficilmente immaginabile in un incontro internazionale. All’opposto, in Inghilterra negli anni ’40 si giocò una gara di FA Cup che durò oltre tre ore, con supplementari ripetuti per mancanza di una regola chiara sui pareggi: un episodio che oggi farebbe sorridere, ma che allora mostrava lo spirito pionieristico del calcio.

Non mancano episodi curiosi legati alle sospensioni. In Sud America, un match fu fermato perché in campo era entrato un cane randagio che rubò letteralmente la scena ai giocatori. In Italia, negli anni ’80, una partita fu interrotta a causa della nebbia così fitta che il portiere non vedeva neanche i compagni più vicini. Sono aneddoti che raccontano un calcio meno tecnologico, ma più imprevedibile.

Superstizioni, abitudini e strane manie dei calciatori

Oltre ai record, i protagonisti del calcio sono legati a riti e gesti scaramantici. Lautaro Martinez entra sempre in campo con il piede destro e ripete lo stesso segno della croce da quando era bambino. Cristiano Ronaldo ha l’abitudine di saltare in un modo particolare quando si allaccia gli scarpini, un gesto che fa parte della sua routine. In Italia, Andrea Belotti portava sempre gli stessi parastinchi dagli anni di Palermo, convinto che portassero fortuna.

Anche la musica gioca un ruolo importante. Rafael Leão ha raccontato di ascoltare sempre una playlist rap prima delle partite, convinto che lo aiuti a mantenere la concentrazione. Paulo Dybala, invece, ha una passione per i ritmi latini e spesso li usa per rilassarsi nelle ore che precedono la gara.

Tra le abitudini più particolari c’è quella di Gianluigi Buffon, che in carriera ha spesso toccato la traversa della porta prima del fischio iniziale, quasi come fosse un rito. E c’è chi, come Francesco Totti, indossava i parastinchi con i nomi dei figli, trasformando un dettaglio tecnico in un simbolo personale.

Questi gesti, al di là della loro efficacia, testimoniano quanto il calcio sia anche fatto di psicologia, di piccoli riti che aiutano i giocatori a sentirsi più sicuri. Per i tifosi diventano storie da tramandare, un modo per avvicinarsi ancora di più ai propri idoli.

Le stranezze e i record degli allenatori

Non sono solo i giocatori ad avere abitudini particolari: anche gli allenatori hanno collezionato episodi curiosi e record insoliti. José Mourinho, ad esempio, è noto per scrivere appunti su foglietti che conserva gelosamente in tasca, a volte usati persino per distrarre l’avversario con gesti improvvisi a bordo campo. Carlo Ancelotti, oltre ai suoi successi, è famoso per la calma quasi imperturbabile che mostra in panchina, tanto che una volta fu ripreso mentre masticava chewing gum nel pieno di una semifinale di Champions League.

In Italia non manca chi ha trasformato le proprie manie in veri rituali. Antonio Conte ha l’abitudine di gridare continuamente indicazioni anche quando i giocatori lo sentono già, convinto che la voce alta aumenti l’attenzione. Claudio Ranieri invece ha spesso raccontato di controllare più volte il cronometro anche senza motivo, come se fosse un modo per scaricare la tensione.

Sul piano dei record, resta scolpito quello di Arrigo Sacchi, il primo a guidare una squadra italiana a vincere due Coppe dei Campioni consecutive senza aver mai giocato da professionista. Un’anomalia che cambiò per sempre la percezione del ruolo dell’allenatore. All’estero, Alex Ferguson ha diretto il Manchester United per quasi 27 anni, un primato che difficilmente verrà eguagliato nel calcio moderno, dove la panchina è spesso un posto instabile.

Questi dettagli rivelano che anche gli allenatori, nonostante l’immagine di serietà e disciplina, vivono di piccoli gesti scaramantici, abitudini e ossessioni che li avvicinano ai tifosi e rendono il calcio uno spettacolo fatto di uomini, oltre che di risultati.

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