Il campione del mondo argentino rompe il silenzio: due anni fuori per un farmaco e critiche al sistema di controllo che, dice, tratta casi simili in modo molto diverso.
Alejandro Papu Gómez è tornato a parlare dopo mesi di silenzio, raccontando il peso di una squalifica che lo terrà lontano dai campi fino al 18 ottobre 2025. Il campione del mondo argentino, fermato per un caso di doping che secondo lui sarebbe nato da un banale sciroppo per la tosse, ha denunciato una disparità evidente nelle sanzioni rispetto ad altri atleti. Nel frattempo ha firmato con il Padova, club pronto a scommettere su di lui per il suo ritorno. La sua vicenda, tra rabbia, isolamento e voglia di riscatto, è diventata uno dei casi più discussi del calcio recente.
La squalifica e il confronto con altri casi
Il caso esplode nell’autunno del 2023, quando il Papu, allora al Siviglia, risulta positivo a un B2-adrenergico, sostanza che rientra tra quelle vietate dalla WADA. La sanzione è pesante: due anni di stop dalle competizioni ufficiali. Una condanna che, per un calciatore vicino ai quarant’anni, equivale quasi a un addio. Gómez, però, non ha mai negato l’accaduto, spiegando che si è trattato di un errore. “Ho preso uno sciroppo senza pensare, non volevo ottenere alcun vantaggio”, ha dichiarato.

Il punto più discusso delle sue parole riguarda il confronto con altri casi. Il giocatore argentino ha sottolineato come atleti fermati per l’uso di sostanze ben diverse abbiano ricevuto pene più leggere, talvolta di appena sei mesi. Da qui la sua denuncia di una disparità evidente, che lo avrebbe colpito in modo sproporzionato rispetto ad altri. Le sue frasi hanno acceso un dibattito, già noto nel mondo dello sport, sulle regole antidoping e sull’applicazione uniforme delle sanzioni.
Non si tratta solo di giustizia sportiva, ma anche di percezione pubblica. Mentre alcuni vedono Gómez come vittima di un eccesso burocratico, altri ritengono che la severità sia necessaria per proteggere l’integrità del calcio. Il tema resta aperto, e le sue dichiarazioni lo hanno riportato al centro della scena, a pochi mesi dal termine della squalifica.
La rinascita con il Padova e il percorso interiore
Durante questi due anni lontano dai campi, Papu Gómez ha affrontato un percorso personale complicato. Ha ammesso di essersi sentito isolato, incapace persino di seguire le partite, quasi tagliato fuori da un mondo che fino a poco prima era la sua vita quotidiana. “Ero arrabbiato, confuso, non capivo perché fosse toccato a me”, ha raccontato. A dargli forza è stato anche un lavoro psicologico mirato, che lo ha aiutato a recuperare equilibrio e a guardare avanti.
Il ritorno avverrà con la maglia del Padova, club che lo ha messo sotto contratto con un accordo biennale più opzione per il rinnovo. Una scelta coraggiosa da parte della società, che ha voluto puntare su un giocatore esperto, pur sapendo di dover attendere la fine della squalifica. Per il Papu, si tratta di una nuova opportunità: dimostrare che, nonostante l’età e i problemi, può ancora lasciare un segno.
Le sue parole sul futuro sono cariche di motivazione. Ha detto di non portare rancore, anche se in quei mesi difficili alcune persone si sono allontanate. “Voglio solo ritrovare la passione, ripagare chi ha creduto in me”, ha spiegato. Non a caso, il suo obiettivo non è soltanto tornare in campo, ma ritrovare quella connessione emotiva con il gioco che sembrava spezzata. Il calcio, lo sappiamo, è fatto di secondi atti, e per Gómez questa potrebbe essere l’occasione di chiudere la carriera non con una macchia, ma con un nuovo capitolo da protagonista.
