Conte costruisce una squadra concreta: equilibrio in difesa, dominio a centrocampo e il colpo dell’attacco che può fare la differenza anche in champions.
Il Napoli non sbaglia un colpo: tre vittorie su tre giornate per la squadra di conte, che espugna firenze per 3-1 confermando l’ottimo momento. È una prestazione che mette in risalto tre pilastri fondamentali: una difesa rocciosa, un centrocampo super che detta i ritmi, e un attaccante come Hojlund, capace di far male con movimenti intelligenti e freddezza sotto porta. Con il cammino in champions che si avvicina, la squadra sembra finalmente in grado di reggere la pressione altissima.
La difesa che tiene: solidità, alternative e conferme
Se si guarda al Napoli di quest’inizio di stagione, il reparto difensivo è certamente tra i punti più solidi. Nonostante qualche assenza e qualche rischio sparso, la squadra ha mostrato compattezza, ordine e capacità di soffrire nei momenti in cui il match lo richiedeva.
Innanzitutto emerge la gestione delle assenze: Rrahmani, out con la nazionale, avrebbe potuto indebolire l’assetto difensivo, ma Beukema ha risposto presente, sostituendo con efficacia un titolare. Buongiorno, dall’altro lato, si è confermato affidabile, attento nelle chiusure, nel marcare l’uomo e nel posizionamento. È importante che i ricambi non sfigurino, perché il calendario sarà fitto e le rotazioni inevitabili.
In secondo luogo, è la gestione degli imprevisti che conferma la maturità difensiva: anche quando la squadra ha dovuto patire, farsi stringere addosso, o subire pressing, non ha perso la calma. C’è stato il gol subito — una nota stonata secondo conte — ma va detto che tenerla chiusa tanto tempo è un merito. Il Napoli non incassava una rete da 445 minuti: un dato che testimonia quanto il reparto arretrato sia diventato un muro.
Terzo punto: il contributo offensivo dei difensori. Beukema, nel suo esordio in azzurro, non solo ha garantito stabilità, ma ha anche trovato il gol. Questo dà segnali importanti: quando la squadra deve salire, spingere, chiudere una partita, avere difensori che sanno inserirsi e finalizzare è un plus che può fare la differenza. È un aspetto che rafforza la fiducia nel blocco difensivo, che non è solo copertura ma anche partecipazione al gioco.
Centrocampo dominante: ritmo, qualità, alternativa
È forse nel centrocampo che il Napoli appare più trasformato rispetto alla scorsa stagione. Se una squadra è capace di dettare il passo, cambiare ritmo, coprire tanto e creare, molto passa da lì. E tempo fa si notava qualche sbavatura, specie nei momenti di pressione: oggi la rotta sembra indirizzata nella giusta direzione.

Un punto chiave è la qualità tecnica: i giocatori centrali sono capaci non solo di recuperare palloni ma di far partire l’azione. De Bruyne, per esempio, ha segnato su rigore il primo gol nella gara contro la Fiorentina — un gesto che rimarca come il suo ruolo non sia limitato al passaggio chiave, ma coinvolge anche iniziativa e freddezza.
Poi c’è la solidità fisica: pressing alto e continuità, anche dopo le fatiche, come sottolineato da Conte, stanno pagando. Quando il Napoli perde palla, non si rintana ma reagisce, tentando di riconquistarla subito; quando l’avversario tenta di alzare i ritmi, la squadra ha la forza di restare lucida, non farsi prendere dal panico. Anche nei momenti più difficili, la mente pare altrettanto allenata del corpo.
Infine, la profondità della rosa: avere ricambi credibili, giocatori che possono subentrare senza troppo scossone è fondamentale. I Fab4 del centrocampo, come li chiama l’articolo, confermano le aspettative; ma anche chi sta dietro sa rispondere quando viene chiamato in causa. Il Napoli non dipende da un solo elemento: c’è equilibro, e questo è spesso il segreto per arrivare fino in fondo.
Hojlund: l’arma in più, maturità e potenziale esplosivo
Tra i protagonisti più attesi della rosa azzurra, hojlund sta rapidamente guadagnando terreno non solo nei titoli, ma sul campo, per rendimento e atteggiamento. L’attaccante danese non è solo una scommessa, ma sta dimostrando di essere già un valore aggiunto concreto.
Innanzitutto il gol segnato contro la Fiorentina non è un gol qualunque: è un movimento ben letto, una scelta d’anticipo nel posizionamento che pochi attaccanti fanno, specie in una stagione d’esordio o quasi d’adattamento. Conte lo voleva, ha spinto per averlo, anche in una fase in cui altri nomi come Lukaku o Lucca sembravano più scontati. La fiducia riposta in lui comincia a dare frutti.
Poi la maturità: nonostante la giovane età, Hojlund dimostra intelligenza nelle scelte: quando serve rifugio, quando servono tagli, quando saper fare muro per la squadra. Non è solo un finalizzatore, ma un terminale utile anche per far salire la squadra, per creare spazi al compagno, per partecipare al pressing. Questo tipo di attaccante ‒ che pensa anche per la squadra ‒ è quel tipo di profilo che può fare la differenza in partite di Champions, dove ogni dettaglio conta.
Infine, il potenziale esplosivo: se continuo così, con gol ma anche con continuità, Hojlund può diventare un fattore determinante. Non solo per il Napoli, ma nel discorso scudetto, nel percorso europeo. E visto che il Napoli deve affrontare avversari non banali come il Manchester City, avere un attaccante che possa far male negli spazi stretti o nei minuti finali può essere l’elemento che cambia le partite. L’auspicio per i tifosi è che continui su questa strada, e che il lavoro di conte continui a valorizzarlo al massimo.
