Primo ko per la Roma di Gian Piero Gasperini. 0-1 all’Olimpico contro il Torino: una partita che avrebbe dovuto lanciare i giallorossi in classifica e invece lascia in eredità una sconfitta destinata a far discutere sia sulle scelte del tecnico, sia sull’effettiva qualità della rosa messagli a disposizione.
Roma un attacco sterile
La sensazione è che durante la sosta Gasperini abbia cercato un nuovo assetto, ma che non abbia trovato né la quadra né la squadra: sicuramente Dovbyk non è il suo centravanti ideale ma è altrettanto innegabile chi è entrato non ha spostato gli equilibri: Ferguson si è dato da fare, ha anche garantito una certa profondità, ma non ha mai trovato tempo, spazio e modo di rendersi pericoloso. Baldanzi, subentrato Dybala, ha due marce in più nel motore rispetto all’argentino ma altrettante (forse anche più) categorie di differenza. Appare evidente che invertire i fattori, ovvero inserire la Joya quando i ritmi si abbassano e le sue giocate possono essere decisive, sia una soluzione quasi obbligata.
Gasperini, che bocciatura per Dovbyk
Roma – Torino sancisce anche una sonora e quasi inequivocabile bocciatura per Artem Dovbyk. Il tecnico, in conferenza stampa dopo la sconfitta con il Torino, non ha lasciato spazio alle interpretazioni. Non ha mai pensato di fare scendere in campo l’attaccante ucraino neanche per un minuto. Lo vuole vedere attivo e dinamico in allenamento e solo allora Dovbyk potrà ambire a rivedere il campo. Nell’attesa, si mette in fila: dietro Ferguson. Le gerarchie sono talmente chiare e definite che, senza l’attaccante irlandese dal primo minuto, la Roma è scesa in campo con Dybala e Soulé ed El Aynaoui falso nueve. Una scelta che tuttavia non ha pagato: neanche un tiro in porta nei primi 45’.
Nuove soluzioni di gioco
Roma – Torino ha infine raccontato la necessità, non più rimandabile, di trovare una piena e totale identità di gioco ma anche di un piano B. Baroni ha scelto di evitare il corpo a corpo a tutto campo e si è giocato la sfida con il più classico dell’arrocco, in modo da togliere spazio alla ricerca di verticalità e profondità. È possibile che anche altri allenatori prendano spunto dal concetto di blocco basso per inaridire Gasperini. Un tecnico che fra l’altro ha sempre sofferto contro squadre chiuse. Non a caso il rendimento fuori casa è quasi sempre superiore rispetto a quello fra le mura amiche. L’allenatore ha ancora tempo, ma non moltissimo, per modellare una Roma competitiva e possibilmente definitiva: dietro l’angolo c’è il derby, la peggiore partita possibile.
